Fujifilm GFX 100S: 100 megapixel per l’uso quotidiano
Test del prodotto

Fujifilm GFX 100S: 100 megapixel per l’uso quotidiano

David Lee
2/8/2021
Traduzione: Martina Russo

Una rombante motocicletta, un computer ad alte prestazioni o una fotocamera da 100 megapixel: le macchine grandi danno sempre l’impressione di potenza. Ma offrono davvero risultati migliori? Sì... ma solo in certe condizioni.

101 756 928 pixel: è questa la risoluzione delle foto realizzate con la Fujifilm GFX 100S. 11 648 pixel in lunghezza e 8 736 in larghezza. Valori fuori dal comune. Già due anni fa Fujifilm aveva lanciato una fotocamera con la stessa risoluzione, la Fujifilm GFX 100. Il problema: era carissima. Con la 100S, Fujifilm offre praticamente la stessa macchina, ma a un prezzo sostanzialmente inferiore e per di più con una scocca molto più compatta. Gli unici vantaggi che offre la GFX 100 rispetto alla nuova GFX 100S sono una batteria più grande, e quindi una maggiore durata, nonché un mirino con una risoluzione migliore.

Fujifilm GFX 100S – ohne BC-W235 Ladegerät (102 Mpx, Formato medio)
EUR5989,–

Fujifilm GFX 100S – ohne BC-W235 Ladegerät

102 Mpx, Formato medio

Fujifilm GFX 100S – ohne BC-W235 Ladegerät (102 Mpx, Formato medio)
Fotocamera
EUR5989,–

Fujifilm GFX 100S – ohne BC-W235 Ladegerät

102 Mpx, Formato medio

Teoricamente disponibile già dall’inizio dell’anno, in realtà la GFX 100S sembrava introvabile. Con qualche mese di ritardo sono finalmente riuscito a recuperarne una. È una fotocamera di medio formato: il sensore da 44×33 mm è un po’ più grande dei full frame da 36×24 mm, quindi i singoli pixel mantengono una dimensione ragionevole anche a questa risoluzione. I pixel troppo piccoli, infatti, non servono a molto perché non assorbono abbastanza luce.

L’effetto zoom

A cosa servono 100 megapixel? Tanto per cominciare, puoi zoomare parecchio. E potresti anche ritagliare l’immagine di conseguenza. Ad esempio, guarda quanto è potente l’effetto zoom con 100 megapixel.

Questa sarebbe l’inquadratura con la stessa risoluzione partendo da un’immagine da 50 megapixel. La differenza non è così evidente come ci si aspetterebbe.

Per quanto mi riguarda, quindi, l’effetto zoom è decisamente un vantaggio. Oggi le immagini vengono guardate al 99% sullo schermo, non sulla carta. Ingrandirle con lo zoom è (o dovrebbe essere) la norma. L’idea che bisogni scegliere la giusta inquadratura sin dal momento in cui si scatta la foto è riduttiva e antiquata. Anche soltanto per il fatto che non sempre è chiaro sin da subito quale sia l’inquadratura «giusta».

Post-produzione impegnativa

La quantità di dati da gestire quando si hanno 100 megapixel può, in effetti, dare qualche problema. Un file RAW non compresso a 16 bit pesa più di 200 MB. Con una compressione senza perdita restano comunque 130 MB; soltanto con una compressione con perdita di informazioni arriviamo a meno di 100 MB. Se poi scatti foto anche in JPEG, un gigabyte ti basta appena per cinque foto. Anche con RAW compressi.

La macchina fotografica elabora i dati senza problemi. Nonostante la risoluzione pazzesca, la Fujifilm GFX 100S scatta cinque fotogrammi al secondo e dà comunque l'impressione di essere estremamente agile. Ma la post-produzione al computer può risultare faticosa. In Lightroom devo attendere diversi secondi per poter iniziare la post-produzione di una foto. Inoltre l’elaborazione si blocca di continuo, a volte non appena tocco lo zoom. In combinazione con questa fotocamera sono quindi assolutamente indispensabili un computer potente con molta RAM e una GPU come si deve.

Peraltro non noto alcuna differenza in termini di qualità tra i tre tipi di RAW (non compresso, senza perdita, con perdita), nemmeno a livello di velocità di elaborazione. E non sono l’unico. Dovresti scegliere Non compresso solo se il tuo editor non riesce a leggere gli altri formati.

Per 100 megapixel serve nitidezza al 100%

Per sfruttare al massimo il potenziale offerto dai 100 megapixel in termini di nitidezza e dettagli, tutto deve essere perfetto. La messa a fuoco deve essere minuziosissima e gli obiettivi incredibilmente nitidi, perché ogni minima sfocatura è immediatamente visibile. I 100 megapixel devi guadagnarteli.

Partiamo dagli obiettivi: se vuoi trarre vantaggio dalla risoluzione, devono essere di una nitidezza estrema. Ho avuto modo di provare quattro obiettivi GF di Fuji.

Fujifilm Fujinon GF 30mm f/3,5 R WR (Fujifilm Fujinon GF, Formato medio)
Obiettivo
EUR1879,–

Fujifilm Fujinon GF 30mm f/3,5 R WR

Fujifilm Fujinon GF, Formato medio

Fujifilm Fujinon GF 45mm f/2,8 R WR (Fujifilm Fujinon GF, Formato medio)
Obiettivo
EUR2109,–

Fujifilm Fujinon GF 45mm f/2,8 R WR

Fujifilm Fujinon GF, Formato medio

Fujifilm Fujinon GF 50mm F3.5 R LM WR (Fujifilm Fujinon GF, Formato medio)
Obiettivo
EUR1129,–

Fujifilm Fujinon GF 50mm F3.5 R LM WR

Fujifilm Fujinon GF, Formato medio

Fujifilm GF 80mm f/1.7 R WR (Fujifilm Fujinon GF, Formato medio)
Obiettivo
EUR2699,–

Fujifilm GF 80mm f/1.7 R WR

Fujifilm Fujinon GF, Formato medio

Al centro dell’immagine sono tutti ottimi: i contorni sono estremamente definiti anche al 100%. Questo vale anche per l’obiettivo piatto e relativamente economico da 50 mm.

50 mm, f/5,6’
50 mm, f/5,6’

Questo non succede, però, alla massima apertura. Nell’angolo dell’immagine i contorni risultano poco nitidi sia con l’obiettivo da 50 mm sia con quello più costoso da 45 mm, anche se l’obiettivo più caro da 45 mm dà risultati visibilmente migliori.

50 mm, f/3,5
50 mm, f/3,5
45 mm, f/2,8
45 mm, f/2,8

Nell’angolo dell’immagine l’obiettivo da 50 mm resta ancora sfocato anche a f/8. L’obiettivo da 45 mm dà risultati molto migliori. In combinazione con una GFX da 100 megapixel, il prezzo maggiore e il peso più elevato dell’obiettivo da 45 mm sono assolutamente giustificati.

50 mm, f/8
50 mm, f/8
45 mm, f/8
45 mm, f/8

L’obiettivo da 80 mm è il più nitido nell’angolo e mantiene una nitidezza incredibile anche con aperture molto elevate (f/1,7).

Al centro, questo scatto è completamente sfocato. Il problema non è tanto l’obiettivo, quanto la profondità di campo estremamente ridotta. Poiché il libro fotografato non è completamente piatto e non è nemmeno perpendicolare alla macchina al 100%, la distanza di ripresa è sempre leggermente diversa. Questo basta per sbagliare completamente il punto di messa a fuoco.

Scarsa profondità di campo

Veniamo quindi alla caratteristica che mi ha dato più problemi: la scarsa profondità di campo del medio formato. Nel medio formato per la stessa inquadratura serve una distanza focale maggiore rispetto ai sensori più piccoli, perché questa riduce le dimensioni dell’area da riprodurre nitidamente. In realtà la differenza con il fullframe non è enorme, ma con una risoluzione a 100 megapixel nell’ingrandimento vedrai anche tu delle piccole sfocature.

Naturalmente, uno sfondo sfocato è anche un fantastico mezzo creativo che puoi sfruttare nel medio formato. Il problema: alcune parti dell’immagine a un primo sguardo appaiono nitide, ma poi si rivelano leggermente sfocate.

50 mm, f/4
50 mm, f/4

Nella composizione delle immagini è quindi importante tener conto della profondità di campo. Il supporto della macchina a questo proposito non è male, ma potrebbe essere migliore. Infatti mostra l’immagine del mirino con il diaframma effettivamente selezionato, il che rappresenta un vantaggio rispetto alle reflex o ad alcune mirrorless. Ma, appena ingrandisco l’immagine del mirino per vedere se una parte dell’immagine è davvero nitida, l’immagine viene mostrata con la massima apertura del diaframma. Posso ovviare al problema pre-focalizzando e tenendo premuto il pulsante di scatto, ma diventa scomodo.

L’autofocus in sé è ottimo: funziona in modo affidabile, preciso e rapido. Per controllare meglio la profondità di campo potrebbe però essere più indicato il focalizzatore manuale, che offre anche la funzionalità focus peaking, ovvero l’evidenziazione tramite colore dei contorni che sono a fuoco. La visualizzazione, però, è sempre uguale che io scelga un’apertura del diaframma grande o piccola. Anche in questo caso non posso sapere in anticipo se le aree critiche sono davvero nitide.

Un’altra funzione della macchina è il focus stacking. Permette di scattare diverse fotografie della stessa identica scena variando la distanza focale. La fotocamera è in grado di determinare automaticamente il numero di fotografie necessario, che in genere sono circa 30. Devono poi essere combinate sul computer per creare un’unica immagine. Per farlo serve un software apposito ed è difficile ottenere risultati perfetti. Oltre al fatto che elaborare 30 immagini di queste dimensioni può mettere il computer davvero in crisi.

  • Guida

    Suggerimento per le foto: se la parte posteriore e quella anteriore non vanno bene, prova a mettere a fuoco

    di David Lee

Addio sfocature

In passato, con le macchine fotografiche ad alta risoluzione ho avuto spesso problemi con il micromosso, ovvero con quelle leggerissime sfocature invisibili a una risoluzione di 10 megapixel, ma ben visibili a 40 megapixel. Un problema che con la Fujifilm GFX 100S non riscontro.

Questo è dovuto, da un lato, al fatto che la macchina non causa vibrazioni. Dopotutto, in quanto mirrorless, non ha alcun ribaltamento dello specchio e, al posto dell’otturatore meccanico, posso utilizzare quello elettronico.

Dall’altro la macchina ha uno stabilizzatore d’immagine integrato che, a quanto pare, funziona piuttosto bene. Il problema della scarsa profondità di campo diventa a questo punto relativo, perché con la luce diurna riesco a fotografare in manuale senza problemi con f/16 e 100 ISO. Almeno finché non uso un teleobiettivo.

Dimensione dei pixel, gamma dinamica e rumore d'immagine

È difficile rilevare con precisione la gamma dinamica senza un laboratorio. Mi sono già espresso brevemente sulla questione. Il laboratorio di test di DxOMark non è evidentemente in grado di testare i sensori Fujifilm, forse perché questi hanno uno schema RGB diverso dal comune schema Bayer. Su PhotonsToPhotos.Net la Fujifilm GFX 100 si posiziona molto bene per quanto riguarda la gamma dinamica: meglio di tutte le fullframe e anche meglio delle Fujifilm a medio formato da 50 megapixel. Per la 100S dovrebbe essere lo stesso, dal momento che è dotata dello stesso sensore.

In generale, comunque, non ci sono grandi differenze con le macchine attuali con il sensore grande. Nell’uso quotidiano ho rilevato che la GFX 100(S) ha senz’altro una buona gamma dinamica, ma sempre nei range che già conosco. In condizioni di luce subottimali non faccio improvvisamente delle foto fantastiche soltanto perché ho tra le mani una macchina fotografica di medio formato.

Immagine RAW senza ottimizzazioni
Immagine RAW senza ottimizzazioni
Profondità e luci corrette, colori ottimizzati
Profondità e luci corrette, colori ottimizzati

Nessuna sorpresa nemmeno quando confrontiamo la distanza tra i pixel e quindi le dimensioni dei singoli pixel. I pixel grandi sono più sensibili alla luce, cosa che influenza positivamente la gamma dinamica. La distanza tra i pixel della GFX 100S, pari a 3,8 micrometri, non è maggiore di quella della Sony Alpha 7R IV ed è la stessa della tipica macchina APS-C da 24 megapixel. Viene da chiedersi a questo punto perché la Fujfilm GFX 50S con 5,3 micrometri non ottenga risultati migliori. Forse perché il sensore ha già qualche anno.

Anche il rumore d’immagine corrisponde a quello delle macchine full frame di fascia alta. Già scattando a 1600 ISO è impossibile non rilevare del rumore quando si usa lo zoom. Ma se riesci a sfruttare l’altissima risoluzione per scalare ulteriormente le immagini, scompare anche gran parte del rumore digitale. Dipende quindi dalla tua risoluzione finale e dal fatto che tu voglia utilizzare o meno soltanto la sezione di un’immagine.

Questa macchina fotografica è ideale per scatti in studio o eventualmente per panoramiche realizzate con il treppiede. Basta impostare ISO 100 e puoi iniziare a scattare. Non darei quindi tutta questa importanza al rumore d’immagine. Naturalmente avrai del rumore anche con ISO 100 se esageri con la post-produzione. Ma non conosco altre macchine che non facciano lo stesso.

Nell’esempio vedi una fotografia con ISO 100. Non c’è rumore digitale nemmeno ingrandendo il cielo.

Immagine RAW senza ottimizzazioni, 100 ISO
Immagine RAW senza ottimizzazioni, 100 ISO
Dettaglio del cielo
Dettaglio del cielo

La stessa immagine molto post-prodotta: correzione di profondità e luminosità rispettivamente dell’84 e 75%, ed «Elimina polvere» al 50%. C’è un po’ di rumore nell’inquadratura del cielo, ma molto poco, considerato l’intervento massiccio.

Modificata
Modificata
Dettaglio
Dettaglio

Conclusione

Una fotografia da 100 megapixel ben riuscita è una gran soddisfazione. Ma tutto deve essere perfetto. Gli obiettivi devono essere di ottima qualità e il computer deve essere potente, altrimenti nella post-produzione dei RAW rischi di impazzire. E in ogni caso non riesci mai a raggiungere il vero potenziale di questa risoluzione. Soprattutto perché non puoi controllare la profondità di campo alla perfezione. Per questi motivi la GFX 100S non è adatta al fotografo amatoriale medio, anche se ha i soldi per acquistarla. È un’ottima macchina, ma soltanto per scopi ben specifici: scatti in studio per la stampa di manifesti o fotografie di paesaggi dove la massima risoluzione è importante. Per tutto il resto, considerato lo stato attuale della tecnologia, opterei piuttosto per un modello con una risoluzione più bassa, sia di piccolo che di medio formato.

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Il mio interesse per il mondo IT e lo scrivere mi hanno portato molto presto a lavorare nel giornalismo tecnologico (2000). Mi interessa come possiamo usare la tecnologia senza essere usati a nostra volta. Fuori dall'ufficio sono un musicista che combina un talento mediocre con un entusiamso eccessivo. 


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