Retroscena
La grande anteprima dei monitor del 2024
di Samuel Buchmann
Come primo monitor con pannello WOLED di seconda generazione, l’Asus PG34WCDM promette una maggiore luminosità e un motion blur ridotto. Ma la sua superiorità rispetto alla concorrenza QD-OLED è tale da giustificare un prezzo così elevato?
Un monitor da gaming in formato 21:9 con display OLED. «CHE NOOOOOOIA!», mi sembra di sentire urlare qualcuno di voi, «esiste già da un secolo!».
Sì, ma l’Asus ROG Swift PG34WCDM è un’altra cosa. Tutti i monitor precedenti di questo tipo hanno una cosa in comune: montano un pannello QD-OLED di Samsung. Il modello PG34WCDM è il primo con un pannello WOLED di LG. Ed è anche il primo schermo in assoluto con la seconda generazione di questi pannelli. Qui trovi alcune informazioni di base:
Il pannello LG si distingue dalla concorrenza QD-OLED, tra l’altro, per una curvatura aggressiva, un rivestimento opaco e una frequenza di fotogrammi più elevata. I dati chiave ufficiali dell’Asus PG34WCDM in sintesi:
Il nuovo monitor è entusiasmante. Ma è anche valido? L’ho messo a dura prova. Ora posso avvalermi della stessa tecnologia di misurazione professionale che il mio collega Luca utilizza già per i televisori. Io la estendo anche alle recensioni dei monitor.
I produttori di monitor per videogiochi sembrano essersi messi d’accordo: i video devono apparire futuristici e avere un qualche tipo di illuminazione. L’Asus PG34WCDM sarebbe perfetto anche come oggetto di scena per un film di fantascienza. Il supporto a tre gambe proietta il logo sul tavolo come se fosse un UFO. Sul retro del monitor si vede lo stesso logo illuminato in RGB.
Personalmente, non sono un grande amante di questi gadget. Per fortuna tutti gli effetti luminosi si possono disattivare. A parte quello, l’estetica dell’Asus PG34WCDM mi piace abbastanza: l’alloggiamento è in plastica nera e la base in metallo color antracite. Il design «sospeso» ha il vantaggio di consentire l’inserimento di docking station o di dischi rigidi esterni sotto al monitor. Per contro, la gamba posteriore si estende così tanto all’indietro che tra il bordo del tavolo e lo schermo ci sono almeno 20 centimetri.
Non ho nulla da obiettare alla lavorazione e nemmeno alla stabilità del monitor. Quando urto contro il tavolo, ondeggia solo di poco. Anche l’ergonomia va bene: posso regolare il PG34WCDM in altezza, inclinazione e rotazione. La serie di connessioni per la trasmissione del segnale è ottima: ci sono due HDMI 2.1, una DisplayPort 1.4 e una USB-C, che dovrebbero coprire quasi tutti i dispositivi. L’ultima fornisce fino a 90 watt di potenza. Ci sono anche tre porte USB-A e una presa per le cuffie nella parte superiore, inferiore e posteriore; purtroppo mancano porte USB-C per le periferiche.
Stai per leggere informazioni molto tecniche. Le misurazioni effettuate con lo strumento professionale di Portrait Display consentono di classificare in modo oggettivo la qualità dell’immagine. Se dettagli e diagrammi non sono esattamente la tua passione, puoi leggere la versione breve e poi passare direttamente al capitolo «Gaming».
I principali risultati in sintesi:
L’Asus PG34WCDM include un nuovo pannello WOLED di LG, che è più luminoso delle vecchie generazioni. Misuro una luminosità massima sullo schermo intero di 265 nit. Questo valore è abbastanza in linea con quello dell’attuale concorrenza dei QD-OLED, ma è di gran lunga inferiore ai valori raggiunti dagli schermi LED.
Con una percentuale di bianco inferiore, nell’impostazione standard l’Asus consente di raggiungere i 432 nit. Di conseguenza il monitor appare più luminoso nei giochi o nei video. Quando si lavora, però, la luminosità variabile può disturbare. In questo caso può essere utile l’opzione «Uniform Brightness», che limita la luminosità massima a 260 nit e funziona molto bene.
Come per tutti i monitor OLED, il valore del contrasto tende all’infinito perché ogni singolo pixel può essere disattivato. Il PG34WCDM è inoltre illuminato in modo uniforme, con un DeltaE massimo di 1,6 tra il centro e gli angoli.
Quando la luminosità è maggiore, c’è da chiedersi se aumenta il rischio di burn-in, perché aumenta anche il consumo di energia. Si genera così più calore, che favorisce il burn-in. Per ottenere lo stesso valore di luminosità, la tecnologia WOLED ha bisogno di più energia rispetto ai QD-OLED. Asus cerca di contrastare il calore con un dissipatore passivo. Senza un test a lungo termine, però, è impossibile valutarne l’efficacia. Asus offre comunque una garanzia di due anni sul burn-in, il che è buono. Quello che però mi insospettisce è che nei dispositivi QD-OLED è di tre anni.
L’Asus PG34WCDM ha un rivestimento opaco, mentre i monitor precedenti con QD-OLED avevano uno schermo riflettente. Per di più, i pannelli WOLED riflettono meno la luce ambientale. Nel complesso, ciò significa che in una stanza luminosa l’Asus PG34WCDM produce immagini più nitide. Il nero non si trasforma in grigio scuro. In locali bui, i riflessi non sono un problema. In questo caso i modelli QD-OLED riflettenti si presentano meglio. Entrambe le varianti presentano quindi vantaggi e svantaggi.
Le misurazioni relative ai colori e ai toni di grigio hanno lo scopo di rispondere a tre domande:
I valori gamma dei toni di grigio scuri e medi sono vicini al valore nominale di 2,2. Solo i toni più luminosi vengono visualizzati troppo chiari. Alcuni dettagli, però, vanno persi. Il bilanciamento del bianco del modello che ho testato è estremamente accurato e non presenta alcuna variazione di colore visibile. Il DeltaE medio di 0,6 è eccezionale.
L’Asus PG34WCDM copre molto bene i normali spazi colore SDR:
La precisione dei colori in modalità grafica standard non è altrettanto buona con i contenuti sRGB. Il problema principale è una saturazione eccessiva. Le immagini e i video in rete hanno quindi colori più intensi di quelli che dovrebbero avere, un problema comune con i monitor WideGamut.
Per fortuna, l’Asus PG34WCDM dispone di una modalità immagine sRGB che risolve il problema, in quanto limita lo spazio colore e quindi elimina la saturazione eccessiva. In questo modo si riducono al minimo gli scostamenti nella precisione dei colori. Questa impostazione è altamente raccomandata per i contenuti in SDR.
Sempre più giochi supportano l’HDR. Ecco perché i produttori di monitor ne tengono sempre più conto quando progettano i loro dispositivi di fascia alta. Tuttavia, molti display non sono in grado di rappresentare con precisione valori di colore e luminosità. Di norma, gli scostamenti sono maggiori rispetto ai contenuti in SDR. Lo stesso accade nell’Asus PG34WCDM, sebbene si posizioni bene rispetto ad altri dispositivi.
Le curve EOTF e fotometriche seguono approssimativamente i valori di riferimento. Le tonalità scure sono raffigurate un po’ troppo luminose. Il che mi sembra meglio rispetto al contrario, perché in questo modo non si perdono dettagli. Nella modalità HDR, il bilanciamento del bianco con i toni grigi chiari tende al blu. Il DeltaE massimo di 2,7, comunque, è perfettamente accettabile.
Nella copertura degli spazi colore HDR rilevo quanto segue:
Questa copertura non ottimale del BT.2020 è tipica dei pannelli WOLED. Solo i QD-OLED sono in grado di visualizzare le tonalità rosse, gialle e verdi, luminose e allo stesso tempo intense, richieste per questo spazio colore. Lo si vede dalla scarsa precisione dei colori HDR dell’Asus PG34WCDM, quando prendo in considerazione l’errore di luminanza. In questo caso il DeltaE massimo è 17,4.
Nella pratica non è un gran problema, dato che oggi quasi tutti i contenuti sono ancora calibrati per il DCI-P3. Questo spazio colore viene coperto quasi completamente e anche la precisione dei colori, senza errori di luminanza, è adeguata, con un DeltaE massimo di 3,2.
Nel gaming l’Asus PG34WCDM performa benissimo. Ha un formato che dovrebbe far contente diverse persone: il rapporto 21:9 è largo, ma non troppo. I 34 pollici sono grandi, ma non enormi. L’unica cosa che trovo troppo aggressiva è la curva da 800R, ma è questione di gusti. Per molti la risoluzione di 1440p è un perfetto punto di incontro tra una quantità sufficiente di dettagli e un’elevata frequenza di aggiornamento. Del resto, questo monitor consente di ottenere fino a 240 frame al secondo (FPS).
Grazie ai 240 hertz e alla tecnologia OLED, il monitor è ideale per giochi veloci come gli sparatutto. I tempi di risposta sono eccellenti. Alla massima frequenza di aggiornamento, gli oggetti in movimento restano molto nitidi.
Se il tuo PC non riesce a raggiungere i 240 FPS in un gioco, Asus ha anche un asso nella manica: se imposti la frequenza dei fotogrammi a 120 hertz, il monitor può inserire un’immagine nera tra ogni fotogramma. In questo modo la sfocatura dei movimenti resta bassa come a 240 hertz. Ma così dimezzi la luminosità massima. Asus chiama questa opzione «Extreme Low Motion Blur» (ELMB).
Tutti questi buoni valori significano, in sostanza, che giocare con l’Asus PG34WCDM è molto divertente. Tanto nei giochi di ruolo che negli sparatutto. Sia in SDR che in HDR. Il monitor è uno dei migliori che puoi acquistare in questo formato. Tuttavia, solo il rivestimento opaco, la frequenza di aggiornamento leggermente superiore e la migliore accuratezza dell’HDR lo distinguono dai modelli con pannello QD-OLED.
Ma a parte quando lo usi per giocare, l’Asus PG34WCDM non fa una figura particolarmente buona. In questo caso il pannello WOLED comporta degli svantaggi decisivi.
Il primo è il rischio di burn-in. Per preparare la mia recensione ho lavorato sul dispositivo di prova per diverse settimane, con una luminosità elevata e con elementi statici come le barre dei menu. Lascio tutte le misure di protezione attivate. Dopo tre settimane, nell’immagine di controllo grigia riconosco nitidamente delle immagini fantasma del logo Apple e dei bordi della finestra. Fortunatamente queste immagini scompaiono con una bella «pulizia pixel» del monitor. Ma sarà ancora possibile ripulirle dopo un paio di anni?
Il secondo svantaggio è che la nitidezza dei testi è minore rispetto a quella dei monitor LCD. Questo è dovuto principalmente alla modesta densità dei pixel, pari a 110 pixel per pollice. Inoltre, lo schema dei subpixel si discosta dal layout consolidato dei sistemi operativi. Il pannello WOLED utilizza un layout RWBG, mentre gli LCD classici utilizzano l’RGB. Ne derivano frange di colore sui bordi ad alto contrasto, perché Windows e MacOS non ottimizzano i contenuti per questo schema. Le frange di colore non sono chiaramente visibili da una distanza normale, ma fanno apparire meno nitidi elementi come i testi.
Asus sta cercando di ridurre al minimo il problema a livello di firmware con un’opzione chiamata «Clear Pixel Edge». Che però non funziona benissimo: nel caso di caratteri di grandi dimensioni le frange di colore si riducono, ma i testi piccoli appaiono ancora più sfocati. A livello soggettivo, persino i pannelli QD-OLED di prima generazione, che hanno uno schema di subpixel triangolare non ottimale, mi sembrano più nitidi.
Il monitor è dotato di un Auto Static Brightness Limiter (ASBL): se il contenuto dell’immagine cambia solo di poco, dopo alcuni minuti viene ridotta la luminosità. Solo quando sposto una finestra, aumenta nuovamente. Questa cosa può dare fastidio, ad esempio quando scrivo un testo. Fortunatamente, a differenza di quanto succede in altri schermi, qui è possibile disattivare l’ASBL (Asus lo chiama «Screen Saver»).
Il concetto di funzionamento e la gamma di opzioni di questo monitor sono esemplari. Posso comandare il monitor con un joystick o un software. I menu hanno una struttura logica e tutte le opzioni sono disponibili indipendentemente l’una dall’altra. Ad esempio, posso selezionare lo spazio colore sRGB, ma modificare la temperatura del colore o la luminosità. Cosa che molti monitor non consentono.
L’Asus PG34WCDM passa prontamente alla modalità standby quando spengo il computer e si riattiva in modo affidabile non appena arriva un segnale. Funziona perfettamente anche con i Mac. Durante il test non ho rilevato bug.
Nelle attività quotidiane, con una luminosità all’80 percento, misuro un consumo energetico medio di circa 50 watt. Alla massima luminosità in modalità HDR il consumo sale a 70 watt, mentre per le scene luminose possono servire anche più di 100 watt. Valori equivalenti a quelli di altri monitor OLED di questa taglia. Gli LCD con retroilluminazione a LED sono molto meno energivori.
L’Asus PG34WCDM è un monitor premium che si fa apprezzare soprattutto nel gaming. La combinazione di OLED e 240 hertz garantisce un motion blur molto contenuto. È vero che la risoluzione di 1440p non è eccelsa, ma consente una buona frequenza di aggiornamento anche senza una scheda grafica di fascia alta.
Il nuovo pannello WOLED si avvicina ai QD-OLED. Anche di giorno trovo che il monitor sia abbastanza luminoso, anche grazie al rivestimento opaco. Il bilanciamento del bianco, la copertura dello spazio colore e la precisione dei colori sono eccellenti per un monitor da gioco. L’immagine risulta intensa, ma non innaturale, anche in modalità HDR. Il tutto è ben bilanciato. I dettagli non vengono inghiottiti dal buio ed è in grado di visualizzare luci intense fino a 1000 nit.
Però non mi sento di consigliare questo schermo per l’uso in ufficio. A causa della scarsa densità di pixel e dello speciale schema dei sub-pixel, i testi non sono molto nitidi. Inoltre, il rischio di burn-in con i contenuti statici mi pare troppo elevato.
Il problema principale del PG34WCDM, però, è il prezzo. Al momento costa 500 franchi in più rispetto all’Alienware AW3423DWF e ad altri modelli con pannello QD-OLED, ma non è significativamente migliore. Se puoi disporre di un budget così elevato, probabilmente hai anche un PC di fascia alta e a questo punto ti conviene scegliere uno dei nuovi OLED 4K. A breve arriverà anche la prima recensione sul prodotto.
Pro
Contro
Le mie impronte digitali cambiano talmente spesso che il mio MacBook non le riconosce più. Il motivo? Se non sono seduto davanti a uno schermo o in piedi dietro a una telecamera, probabilmente mi trovo appeso a una parete di roccia mantenendomi con i polpastrelli.