Cosa c’è dietro la minaccia di Meta di «chiudere Facebook e Instagram in Europa»?
Meta minaccia l’Unione Europea: se la protezione dei dati dovesse essere ulteriormente inasprita, l’azienda potrebbe non essere più in grado di offrire i suoi servizi in Europa. E alla fine pare esserci stato tanto chiasso per nulla.
I titoli degli articoli delle scorse settimana suonavano duri: «Meta, la società madre di Facebook, potrebbe presto staccare la spina in Europa!» scrive il Blick con un punto esclamativo. 20min.ch, invece, è più cauto e afferma che «La società madre di Facebook ha nuovamente accennato l’eventualità di chiudere i suoi servizi più importanti in Europa se non dovesse riuscire a trasferire i dati dei suoi utenti ai server negli Stati Uniti».
In seguito, dopo questi titoli allarmanti, Meta ha fatto dietro front. In un comunicato stampa, la società inizialmente conosciuta come Facebook, ha espresso pubblicamente di non aver previsto alcun ritiro.
È da ingenui credere che Meta abbia scritto accidentalmente che «potrebbe non essere più in grado di fornire servizi come Facebook e Instagram» nel suo rapporto annuale del 2021. Un’azienda come Meta, con un immenso potere economico, non fa errori del tipo «Oops, scusate, non volevo dire questo». La minaccia, che può anche essere solo una prognosi, è chiara, anche se latente. Ovviamente, l’avvertimento iniziale è stato formulato in maniera tale da essere facilmente smentibile da parte di Meta, con un comunicato stampa di cui sopra, ma la notizia ha fatto comunque scalpore.
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Qual è la minaccia di Meta?
Meta, la società madre di Facebook, non parla a vanvera. La minaccia può essere intesa come tale o come una dichiarazione di un fatto. E questo è esattamente ciò che voleva ottenere Meta. Voleva fare un po’ di chiasso. Di seguito cito il rapporto annuale di Meta del 2021:
Traduzione:
Suona complesso, ma non lo è per nulla. Fondamentalmente, si afferma che il ritiro dall'Europa sarebbe l’ultimo passo. Prima che Meta arrivi a fare questo drastico passo, devono avverarsi tutte le seguenti affermazioni:
- non dovranno esserci nuove direttive, né economiche né politiche, sul trasferimento di dati transatlantico; Le questioni principali sono chi è autorizzato a trasferire quali dati, da dove a dove, in quali circostanze e a quale scopo. I cavi sotto l’oceano non sono il problema;
- le SCC dell’UE non sono e non saranno mai compatibili con il business di Meta;
- non esistono alternative legali al trasferimento di dati transatlantico.
Anche se tutte queste tre cose sono vere, non è ancora detto che il ritiro sia una cosa certa. Meta potrebbe anche elaborare i dati in Europa. Pertanto, le minacce non sono altro che tanto chiasso: Meta non vuole lasciare l'Europa.
Perché Meta vuole rimanere in Europa?
Meta vuole assolutamente rimanere aggrappata al mercato europeo. Il motivo? Soldi. Nel 2021, secondo quanto riportato a pagina 2 dell’Earnings Report Q4/2021, le entrate di Meta in Europa sono state di 28 573 000 000 $ – cioè 28 miliardi di dollari, che corrispondono a 26 372 736 135 franchi. L’Europa è dunque il secondo più grande mercato di Meta.
Se Meta si ritirasse dall'Europa, il gruppo perderebbe il 24,68% delle sue entrate totali.
E ovviamente, Meta non vuole fare a meno di questi soldi. I recenti eventi dimostrano che Meta come investimento è molto più volatile di quanto non si sia mai pensato. All'inizio di febbraio 2022, il gruppo ha perso più del 26% del suo valore azionario in un giorno. La perdita ammonta a 230 milioni di dollari. È la più grande perdita in un giorno nella storia della borsa. Com’è potuto accadere? Alla fine del 2021, ogni singola azione avrebbe dovuto avere il costo di 3,84 dollari. Alla fine dell’anno, invece, il valore ammontava a 3,67 dollari, cioè 17 centesimi al di sotto del valore atteso dagli investitori. Inoltre, per la prima volta nella storia aziendale, Meta annunciava che l’utilizzo giornaliero di Facebook stava calando. Eppure, il numero di utenti su Instagram e WhatsApp continua a crescere.
Inoltre, Apple ha tolto a Facebook un importante fonte di guadagno con la sua funzione «Do Not Track». Con iOS 14.5, c’è la possibilità di scegliere la seguente opzione quando si apre un'app per la prima volta: autorizzi l'app a raccogliere, registrare e rivendere i tuoi dati? Di conseguenza, Meta ha accusato Apple per aver perso 10 miliardi di dollari.
Chi si oppone a Facebook?
Il modello aziendale di Facebook, tra le altre cose, si basa su:
- vendere pubblicità
- registrare e rivendere dati di utenti
- microtransazioni sulla piattaforma
Ora, la parte basata sui dati di utenti è crollata considerevolmente, costando all'azienda 10 miliardi di dollari. Oltre ad Apple, anche l’UE potrebbe mettere i bastoni tra le ruote a Meta.
Come esempio di legge o regolamentazione, Meta cita il Privacy Shield, che ha regolamentato lo scambio di dati transatlantico tra il 2016 e il 2020. Il Privacy Shield è stato dichiarato nullo dalla Corte di giustizia europea il 16 giugno 2020. La ragione data dalla Corte è che il Privacy Shield non protegge sufficientemente i dati provenienti dall'Europa.
Il Privacy Shield sarà sostituito da un nuovo accordo, che non è ancora stato pattuito. Facebook teme ora che il nuovo accordo regoli o limiti maggiormente la condivisione dei dati di Meta.
In questo contesto, sono stati studiati anche altri accordi. Attualmente si stanno esaminando le Standard Contract Clauses (SCCs). A tal proposito, Meta ha ricevuto un primo progetto di decisione dall’Irish Data Protection Commission (IDPC) nell'agosto 2020, nel quale si afferma che le SCC non forniscono una protezione sufficiente dei dati europei. In un caso estremo, ciò significherebbe che nessun dato europeo possa fluire a Meta negli Stati Uniti.
Cosa può fare Meta?
Meta stessa può fare ben poco, perché la multinazionale non è coinvolta direttamente nel processo legislativo. Ma Meta non può semplicemente aspettare e sperare che le regolamentazioni e gli accordi migliorino. Inoltre, Meta ha 25 lobbisti nell'UE. Tra questi ci sono persone come Hans Hoefnagels e Lara Levet, che sono accreditati al Parlamento europeo. Il loro compito è quello di influenzare i politici e le loro decisioni in modo tale che Meta ne tragga beneficio.
Alla fine, a Meta non resta che chiedersi se valga ancora la pena di operare in Europa. O se è possibile mantenere l'attività nel suo formato attuale. E se ciò non fosse il caso, anche se è estremamente improbabile, Meta potrebbe ritirarsi completamente dal mercato europeo, o offrire una soluzione simile a TikTok.
La piattaforma di brevi video TikTok esiste in due versioni con un identico software. Da una parte c'è Douyin per il mercato cinese e dall'altra parte della grande muraglia cinese c'è TikTok. Gli utenti di Douyin non hanno accesso ai contenuti di TikTok nell’applicazione smartphone. E gli utenti di TikTok non hanno accesso ai video Douyin tramite l’app. Nella versione browser è possibile accedere a entrambe le pagine tramite URL.
Oltre al lobbismo e a una scissione molto teorica e alquanto improbabile, ovviamente, esistono le relazioni pubbliche. Se Meta minaccia latentemente di ritirarsi dall'Europa, fa notizia. L’affermazione «se i fattori X non si applicano, allora questo è qualcosa a cui potremmo pensare» diventa una notizia di scandalo a lettere cubitali.
Meta lo sa bene.
E se qualche giorno dopo esce un rassicurante comunicato stampa, è improbabile che quest’ultimo venga considerato. Anche se i media lo negano, la notizia di scandalo di qualche giorno fa rimane nella mente dei lettori.
La fine di una trovata PR e la nuova campagna
Meta ha smesso di fare tanto chiasso. Almeno per ora. Naturalmente, il lavoro della multinazionale non è ancora finito. È appena iniziato. Vista la caduta del Privacy Shield, si dovrà decidere un nuovo accordo. E finché l'inchiostro del nuovo accordo non sarà del tutto asciutto, Meta si batterà per renderlo il più Meta-friendly possibile.
Basta uno sguardo al comunicato stampa per capire qual è la strategia:
- Meta non voleva dare notizie da scandalo. È un dovere di ogni azienda quotata in borsa informare gli investitori sui possibili rischi;
- Meta non è l'unica azienda che ha bisogno di trasferimenti di dati transatlantici per il suo core business;
- Meta non ha «assolutamente alcun interesse» a ritirarsi dall’Europa;
- Meta non è sola nella lotta per una regolamentazione a favore del trasferimento di dati transatlantico. Più di 70 altre aziende sono a favore di un tale accordo, comprese alcune europee;
- i trasferimenti internazionali di dati sono il cuore del commercio globale.
Fin qui tutto bene. Ma alla fine Meta non può lasciar perdere. La multinazionale ha lanciato una nuova minaccia latente. Ed è da ingenui credere che Meta non sappia cosa sta scrivendo.
Well played, Meta, well played…
Giornalista. Autore. Hacker. Sono un contastorie e mi piace scovare segreti, tabù, limiti e documentare il mondo, scrivendo nero su bianco. Non perché sappia farlo, ma perché non so fare altro.