Retroscena

Da nerd a sviluppatore di app: Kevin Reutter è uno che ce l’ha fatta

Kim Muntinga
17/7/2023
Traduzione: Martina Russo

Kevin Reutter è uno sviluppatore indipendente di app per prodotti Apple. In questa intervista racconta dei suoi inizi e dei suoi successi e regala consigli a chi interessa una carriera come la sua.

Do un’occhiata alle app del giorno nell’App Store. Scorro un po’ sullo schermo: c’è qualche novità? Ogni tanto lo faccio. Ma chi c’è dietro a tutte queste app che mi vengono suggerite ogni volta che visito lo Store? Voglio andare in fondo alla faccenda. Per questo motivo ho fissato un incontro virtuale con Kevin Reutter, uno sviluppatore di app per prodotti Apple.

Kevin Reutter ha 28 anni, è di Amburgo e attualmente ha cinque app nel suo portfolio: Planny (agenda giornaliera), Flippy (schede didattiche), Freshy (diario alimentare), SleepingTemp (misuratore della temperatura del polso) e SleepingRecovery (monitor della salute del sonno).

Dal 2017 lavora come sviluppatore indipendente, inizialmente mentre ancora frequentava il corso triennale BSC Human-Computer Interaction presso l’Università di Amburgo.

Come sei arrivato a sviluppare app?
È una passione che ho dai tempi della scuola. Ho seguito ottime lezioni di informatica e, da nerd quale sono, ho iniziato molto presto a interessarmi al web design e allo sviluppo del web a livello di server. Mi piaceva in particolare la piattaforma di Apple e, visto che usavo già un sacco di prodotti della mela, ho iniziato a studiarla con maggiore attenzione. Come attività extra mentre facevo altro.

Ed è così che è nata la tua prima app?
Sì, esattamente. A quell’epoca è nata «Planny», il mio primo progetto. Bisogna pur cominciare da qualche parte. Mi piace imparare cose nuove mentre sviluppo qualcosa. Dopo circa sei mesi ho iniziato a raccogliere i primi frutti dalla mia app nello Store. L’ho migliorata sempre di più e a un certo punto sono riuscito a guadagnarmi da vivere. Ed è per questo che lo faccio ancora oggi. Ho trasformato il mio hobby in un lavoro.

Grazie al tuo hobby sei diventato anche un giovane imprenditore. Che sfide pensi ti attendano al varco?
Credo che io e i miei prodotti abbiamo la possibilità di crescere soprattutto nel settore del marketing. Ho intenzione di formarmi soprattutto in questo settore. Sviluppare app sarà sempre una cosa che amo e per questo continuerò a farlo. Si arriva però al punto in cui non hai bisogno di lavorare ogni giorno sul software, perché ormai funziona senza problemi. Vorrei utilizzare questo tempo libero per specializzarmi professionalmente in altri settori. Una cosa che sarà utile non soltanto a me personalmente, ma anche ai miei prodotti. Ovviamente ci saranno altri aggiornamenti, ma in futuro voglio concentrarmi di più sull’aspetto imprenditoriale.

Come sono strutturate la tua giornata o la tua settimana di lavoro tipo?
In modo molto flessibile. Se non ho già degli appuntamenti fissi, come ad esempio questa intervista, posso organizzarmi il tempo in modo molto libero e ne approfitto. Ad esempio, mi piace molto lavorare di notte. Non ho un processo sistematizzato per decidere esattamente cosa fare. Quando studiavo ancora era più difficile organizzarmi, ma oramai ho finito.

Dopo Planny, nel 2018 e nel 2021 hai lanciato altre due app. Come ti sono venute le idee per ognuna di loro?
Mentre mi stavo preparando per un esame, mi sono reso conto di quante volte venivo distratto, ad esempio dalla televisione. Mi ritrovavo spesso a navigare sulle piattaforme social o sui siti di altro genere, invece di concentrarmi sul lavoro o sullo studio. Ed è così che mi è venuta l’idea dell’app «Flippy». Mi sono reso conto di non essere l’unico a combattere contro queste distrazioni. Perché, allora, non sviluppare un’app che mi aiutasse a ridurre al minimo le distrazioni e a mantenere la concentrazione?

Anche l’idea di «Freshy» è arrivata perché volevo trovare la soluzione a un problema: la prima volta che ho dovuto stare per un certo tempo lontano da casa, avevo l’esigenza di tenere d’occhio le date di scadenza degli alimenti che avevo in casa. Più di una volta mi era successo di dimenticare quali alimenti erano in frigo o in dispensa da più tempo e dovevano essere consumati con urgenza.

Qual è il tuo processo di lavoro quando aggiorni le tue app?
Lavoro in modo un po’ ibrido. Da un lato continuano a venirmi in mente nuove funzioni da aggiungere. Ma ricevo anche tante richieste da parte dei clienti. Quindi devo valutare se una determinata funzione può interessare a molti utenti o magari solo a una persona. Naturalmente, allo stesso tempo conta anche quanto tempo mi serve per realizzare quel determinato aggiornamento. Se si tratta di una cosa da dieci o venti minuti, posso occuparmene subito. Ci sono poi tutti gli aggiornamenti del sistema operativo, di cui devo valutare attentamente le nuove funzionalità per capire se sono utili per la mia app.

All’inizio di giugno si è svolta la WWDC, la conferenza annuale degli sviluppatori organizzata da Apple a livello mondiale. È rivolta principalmente a sviluppatori di software per macOS, iPadOS, iOS e a sviluppatori di visionOS, watchOS e tvOS, i cui principali aggiornamenti saranno presentati durante la conferenza. Quando c’è una conferenza del genere, com’è il tuo processo di lavoro?
In questo caso il processo si allunga. Prima di una conferenza come quella, si iniziano a sentire voci su quello che potrebbe arrivare di nuovo, tra cui anche i widget interattivi di quest’anno. È una funzione che avrei sempre voluto implementare. Nel periodo precedente, quindi, si pensa a che aspetto potrebbe avere una cosa del genere e a come potrebbe implementarla Apple. La WWDC comincia con il keynote speech e il primo grande evento. Per me come sviluppatore, però, le cose si fanno interessanti solo nel corso della settimana, con le varie sessioni a cui puoi assistere. E dove ricevi informazioni più approfondite. Sono riuscito ad ascoltare direttamente molte sessioni, mentre altre le ho recuperate nelle settimane successive.

Ormai sono anni che lo fai. Che cosa hai imparato a livello di metodologia di lavoro?
Ho cambiato un po’ il mio comportamento rispetto a qualche anno fa. Prima iniziavo a sviluppare la app già dal primo giorno ma poi, ad esempio, uscivano le versioni beta che erano molto diverse oppure si scoprivano dei bug. Ora, invece, entro in un processo creativo e prendo appunti. Mi piace molto usare l’app Freeform di Apple. A proposito: a partire da questo autunno anche le mie app avranno i widget interattivi.

Quest’anno hai appena rilasciato due nuove applicazioni. Come ci sei arrivato?
Le app sono nate per puro hobby, durante il mio tempo libero. Mi sono comprato un Apple Watch Ultra e mi sono sorpreso che non fosse possibile visualizzare la propria temperatura sull’orologio. Quindi ho semplicemente implementato questa funzione e poi ho pensato che avrei potuto caricare «SleepingTemp», la risultante app, anche sull’App Store. L’app «SleepingRecovery», invece, è nata tre mesi dopo ed è una specie di ulteriore sviluppo della precedente. Soprattutto, credo che qui ci sia ancora del potenziale da sfruttare.

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**Quali sono i mercati in cui le tue app vanno particolarmente bene? **
I miei clienti principali sono soprattutto statunitensi ed europei, in particolare tedeschi. Ma non c’è da stupirsi. Visto che anche io sono tedesco, la mia presenza sui media e quella delle mie applicazioni è molto più alta. Altri mercati rilevanti sono anche l’Inghilterra e la Cina. Il resto degli utilizzatori si trova un po’ sparso in tutto il mondo.

Ci sono delle differenze degne di nota tra i vari mercati?
La struttura dei prezzi è un aspetto interessante. Negli Stati Uniti, ad esempio, vendo quasi solo abbonamenti e nessuna licenza a vita. Queste ultime, invece, sono richieste quasi esclusivamente dal mercato tedesco e in parte da quello europeo. Qui da noi c’è ancora molta resistenza nei confronti del modello degli abbonamenti. Ci sono poi anche paesi in cui il reddito è più basso. E in quei casi, naturalmente, devo fare in modo di ridurre un po’ i costi.

Come decidi quali funzioni delle tue app inserire nella versione freeware e quali nella versione premium?
Credo sia importante che le persone imparino a conoscere bene l’app partendo dalle sue funzioni di base. Gli utenti devono comprendere facilmente l’idea di partenza. Ecco perché devono avere a disposizione almeno tutte le funzionalità di base. Per come la vedo io, ad esempio, non sarebbe corretto se avessi lasciato fuori da «Planny» molte delle funzioni centrali. Altrimenti gli utenti l’avrebbero considerata una semplice app con liste to-do e l’avrebbero disinstallata subito. Per il resto, anche nel caso di nuove funzioni, faccio delle valutazione attente.

Al momento sviluppi solo applicazioni per iOS. Che cosa dovrebbero fare quelli di Android per convincerti a sviluppare app anche per il loro OS? Che cosa ti aspetti da loro?
È una questione complessa. In passato ho usato molto Android, ma ora mi sento più a mio agio con i prodotti Apple. A questo si aggiunge anche il problema che, come imprenditore, con le app per Android guadagno poco o nulla. Anche se ci sono delle eccezioni, i clienti Apple sono più propensi all’acquisto.

Che cosa consiglieresti a chi si vuole avvicinarsi allo sviluppo delle app? Secondo te da quale linguaggio di programmazione è meglio partire?
Consiglio senza ombra di dubbio di partire con il linguaggio di programmazione Swift. Ho iniziato leggendo due libri: uno per imparare Swift e l’altro per sviluppare applicazioni con Swift. Nel frattempo c’è anche l’app «Swift Playgrounds», dove si può approfondire la programmazione. Come passo successivo, suggerisco anche di avvicinarsi a Swift UI Kit. Ci sono poi altri argomenti più nuovi, come i database e l’iCloud. Ora ci sono Swift Data o anche Cordata.

Per finire, la cosa che consiglio sempre è semplicemente di iniziare: «learning by doing». Siamo tutti diversi, ma io farei così. Cercati un progetto che ti diverte e con cui puoi partire: impara e cresci. So che anche altri sviluppatori hanno cominciato in questo modo. È come un figlio che si vuole creare e fare crescere.

Quali sono le 5 applicazioni che usi più spesso?
Dovrei controllare bene quali sono le top 5, ma tra di loro c’è senz’altro «Xcode», il tool di Apple per gli sviluppatori di app. Sono anche un grande utilizzatore di «Twitter», perché lì c’è una grande community con cui posso confrontarmi continuamente. Come terza direi sicuramente «Planny», la mia app dell’agenda giornaliera. Qui pianifico le mie app, tutta la mia giornata e le mie liste di cose da fare. Mi piace molto l’app «Freeform», che mi sembra un’app per appunti ottimamente sviluppata. È realizzata in modo più visivo e come utente ho molta più libertà. Infine, non sono un grande fan di WhatsApp. Per questo motivo uso regolarmente l’app di messaggistica di Apple.

Come sviluppatore di app e lavoratore autonomo, lavori in modo indipendent da casa tua. Quindi potresti vivere e lavorare in qualsiasi altro posto, giusto?
Proprio così. È un po’ che ho questa idea di trasferirmi altrove, all’interno della Germania. Ho il grande vantaggio di poter lavorare da qualsiasi posto. Deve solo piacermi la zona e, naturalmente, voglio avere persone simpatiche intorno a me. Stranamente, è proprio la Svizzera lo stato estero in cui potrei immaginare di vivere. Anche se è abbastanza costosa, la Svizzera mi piace molto: il modo di vivere e lo stile di vita, la gente. Ma non ho ancora fatto programmi concreti.

Grazie mille per la bella intervista. Ti auguro un sacco di successo.

Immagine di copertina: Kevin Reutter

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