La nostra impronta climatica: la tendenza è giusta, le cifre assolute non ancora

Dopo il 2019, abbiamo misurato e analizzato per la seconda volta la nostra impronta climatica operativa per l'esercizio finanziario 2021. Una cosa in anticipo: durante l'analisi, abbiamo raccolto ulteriori dati per riflettere correttamente le condizioni quadro mutate. Ad esempio, abbiamo tenuto conto di ulteriori voci di emissione dovute alla crescita e aggiornato alcune basi di calcolo dell'indagine iniziale.

Efficienza energetica ed effetti positivi della pandemia

Se confrontiamo i produttori operativi di CO₂ su larga scala riportati nell'impronta del 2019 con i dati del 2021, il bilancio appare incoraggiante: l'impronta climatica della nostra pubblicità si è ridotta dell'80%, riducendosi a 601 tonnellate di CO₂. Ma anche le emissioni derivanti dal riscaldamento e dall'elettricità sono diminuite del 23% perché siamo passati alle energie rinnovabili e siamo diventati più efficienti. Nella nostra logistica, ad esempio, utilizziamo quasi esclusivamente lampade a LED.

La situazione è ancora migliore quando si parla di pendolarismo: con 69 tonnellate, le emissioni nel 2021 erano ancora poco meno di un decimo rispetto alla prima indagine. Questa miracolosa contrazione è dovuta al boom del telelavoro indotto dalla pandemia. Visto che da noi il telelavoro è arrivato per restare, anche il pendolarismo dovrebbe tendere a zero nell'impronta climatica nel medio-lungo termine.

Dovremmo anche considerare in modo differenziato l'uso dei materiali di imballaggio: le emissioni legate ai materiali sono aumentate dell'84%. Ciò è dovuto principalmente al fatto che il numero di pacchi inviati è quasi triplicato (+170%) in due anni. Le due confezionatrici aggiuntive e le scatole di cartone ottimizzate hanno avuto un effetto. Abbiamo quindi superato il nostro obiettivo di ridurre le emissioni di CO₂ derivanti dal materiale di imballaggio per ogni prodotto spedito dal nostro magazzino di almeno il 3% all'anno.

Capacità triplicata – emissioni aumentate del 40 percento

Se guardiamo le cifre assolute, le nostre emissioni interne sono cresciute del 40% dal 2019. Ciò è dovuto principalmente a due sviluppi: i centri logistici commissionati tra il 2019 e il 2021 hanno aumentato le emissioni di gas serra nelle aree della tecnologia di stoccaggio a scaffale alto/convogliamento (+81%) e della manutenzione e dei materiali di consumo (+227%).

Il funzionamento dei nuovi magazzini automatizzati richiede l'utilizzo di ulteriori materiali di consumo, come gli europallet o le scatole di cartone scanalate, che sono ora designati all’«uso proprio». Con 4871 tonnellate di CO₂, rappresentano circa un terzo dell'impronta operativa totale. È stata inoltre aggiunta la voce «altri beni e servizi acquistati». Questa comprende tutti i materiali di consumo per ufficio, come stampanti, mobili per ufficio, monitor e notebook, acquistati per uso personale durante la pandemia.

Nel complesso, i progressi sono notevoli. Siamo stati in grado di ottenere sostanziali risparmi di gas climalteranti nei principali produttori operativi di CO₂: marketing, energia e traffico pendolare. Anche per quanto riguarda l'imballaggio, gli investimenti in efficienza dei materiali e in macchine per il confezionamento stanno dando i loro frutti. Per il 2021 possiamo affermare che: nel complesso, le emissioni operative di gas serra per consegna si sono ridotte del 44% rispetto all'anno di riferimento 2019. Continuare questa tendenza sarà una sfida.