Samuel Buchmann
Retroscena

Stampa fine art – parte 2: gestione del colore e impostazioni

Samuel Buchmann
26/2/2024
Traduzione: Martina Russo

Quando i colori sono sbagliati, a video o sulla carta, è sempre una seccatura. In questo approfondimento sulla gestione del colore, scoprirai che cosa puoi fare o non fare.

Intanto, congratulazioni. Hai davvero cliccato su un articolo che conteneva «Gestione del colore» nel titolo. Un argomento importante, che però la maggior parte delle persone evita come il diavolo evita l’acqua santa. Soprattutto se sei una persona che fa foto e ancora di più se stampi delle immagini.

La seconda parte della mia serie sulla stampa fine art non tratta solo di stampa, ma dell’intera catena della gestione del colore. Perché è importante non saltare nemmeno un passaggio. Se hai perso la prima parte della serie, la trovi qui:

  • Retroscena

    Stampa fine art – parte 1: nozioni di base e stampanti

    di Samuel Buchmann

Il principio di questo articolo: spiegare nel modo più chiaro possibile argomenti il più approfonditi possibile. Ecco perché è un po’ lungo. Se hai già delle conoscenze pregresse, puoi usare i sottotitoli per passare agli argomenti che ti interessano di più. Alla fine, trovi anche un riepilogo dei punti più importanti.

Perché serve la gestione del colore

I colori e i contrasti devono apparire come tu li vuoi. Magari come nella realtà. Magari anche in modo diverso. L’importante è che tu possa prendere questa decisione in modo consapevole. Il problema è che dallo scatto della foto alla visualizzazione della stampa, ci sono un sacco di passaggi automatici che, se non fai attenzione, avvengono in modo diverso da quello che vorresti.

  1. Scatto: quando premi il pulsante di scatto di una fotocamera, il sensore assegna dei valori di colore e luminosità ai suoi pixel. Se fai foto in formato RAW, tutte queste informazioni grezze («raw» in inglese) vengono salvate nel file immagine. Se invece scatti foto in formato JPG, la macchina fotografica registra già nel file la sua interpretazione rigida, ovvero lo «stile dell’immagine». 2 Sviluppo dell’immagine: un’immagine RAW dev’essere «sviluppata» al computer, con un convertitore come Lightroom. Un programma di questo tipo agisce come la fotocamera: interpreta i dati grezzi con un profilo colore. Qui, però, hai la possibilità di modificare questa interpretazione in modo flessibile e senza perdite di dati.
  2. Elaborazione dell’immagine: dal file RAW si ottiene un file JPG o TIFF in uno spazio colore specifico che hai la possibilità di definire al momento dell’esportazione, incorporando le informazioni nel file. Il computer sa così come interpretare i valori cromatici.
  3. Visualizzazione: il tuo computer legge i valori cromatici dei singoli pixel, li converte in un segnale e lo invia al monitor. Quest’ultimo converte nuovamente il segnale e con i suo sub-pixel genera il colore che vedi alla fine.
  4. Stampa: una stampante funziona in modo diverso da un monitor. Non miscela i colori in modo additivo da rosso, verde e blu, ma in modo sottrattivo da ciano, magenta, giallo e nero (nel caso delle stampanti fine art, da un numero ancora maggiore di inchiostri). Per questo motivo la stampante deve convertire le informazioni sul colore di un file in modo diverso.

Le fotocamere, i monitor e le stampanti sono in grado di riprodurre spazi colore diversi. E hanno bisogno, in parte, di segnali in formati differenti. Per intenderci: è come se parlassero lingue diverse e utilizzassero vocabolari diversi.

Gli spazi colore di fotocamere, monitor e stampanti coprono solo una parte dello spazio colore che percepiscono i nostri occhi.
Gli spazi colore di fotocamere, monitor e stampanti coprono solo una parte dello spazio colore che percepiscono i nostri occhi.
Fonte: Silkypix

Ecco perché è necessario convertire le informazioni: dalla realtà al sensore della fotocamera, dal sensore al computer, dal computer allo schermo e dal computer a una stampante. E per farlo servono dei dizionari.

Questi dizionari nella gestione del colore sono chiamati profili ICC. Si tratta di file che contengono numeri e formule matematiche. Infatti, i colori vengono memorizzati sotto forma di numeri. Ad esempio, nel formato «rosso, verde, blu» per essere visualizzati sui monitor. Un profilo ICC può tradurre questi valori in un’altra lingua. Ad esempio, in quella delle stampanti, ovvero in «ciano, magenta, giallo e nero». E può anche convertire valori da uno spazio colore a un altro.

I profili ICC traducono le informazioni cromatiche di uno spazio colore nel linguaggio dell’hardware e viceversa.
I profili ICC traducono le informazioni cromatiche di uno spazio colore nel linguaggio dell’hardware e viceversa.
Fonte: Eizo

Se al mondo esistessero un solo sensore, un solo monitor, una sola stampante e un unico tipo di carta, la cosa sarebbe semplice: basterebbe calcolare queste tabelle correttamente un’unica volta e fine della storia. Ma poiché esistono innumerevoli varianti di ogni dispositivo, la cosa si complica: non solo è necessario disporre di profili colore traducibili in diverse lingue. Ne servono anche alcuni per correggere le deviazioni di alcuni dispositivi dalla norma.

Benvenuti all’inferno della gestione del colore.

Che cosa devi calibrare e come

Dallo scatto fino alla stampa, possono verificarsi tre tipi di errori:

  • I colori della tua foto non corrispondono alla realtà: questo primo errore è un problema solo se vuoi effettivamente rappresentare la realtà. Ad esempio, se stai fotografando un prodotto per un negozio online. O se realizzi riproduzioni di opere d’arte. Ma nella maggior parte degli altri casi puoi regolare i colori e i valori tonali di elaborazione dell’immagine nel modo che più ti aggrada.
  • Il tuo file immagine viene visualizzato in modo non corretto: questo secondo errore è più grave. Se un programma o un monitor visualizza il file immagine in modo errato, questo non soltanto modifica i valori cromatici del file. Ma ti tocca anche lavorare alla cieca. Potresti aumentare la temperatura del colore perché pensi che l’immagine sia troppo blu, per poi scoprire in fase di stampa che invece è troppo gialla.
  • Il tuo file immagine viene stampato in modo errato: anche il terzo errore è irritante. Se l’immagine stampata appare diversa da quello che volevi, ogni volta sprechi del materiale costoso. Se il problema non è il monitor, di solito la colpa è delle impostazioni di stampa errate.

Alcuni problemi non si possono evitare del tutto, altri sì. Di seguito ti spiego come calibrare le tre fasi di un’immagine: ripresa, visualizzazione e stampa.

Calibrazione della ripresa

Nessun sensore di immagine è in grado di riprodurre lo spazio colore della nostra retina. Ecco perché è impossibile ottenere una ripresa che riproduca i colori con una precisione assoluta. I profili standard delle fotocamere e dei convertitori RAW non hanno la pretesa di corrispondere alla realtà. Devono solo sembrare belli, dove «bello» è una questione di gusti. Ci sono quindi profili che si avvicinano alla riproduzione naturale dei colori. Uno degli esempi di maggior successo è il sistema «Natural Colour Solution» di Hasselblad. Ma anche questi profili sono tarati su situazioni di luce intermedie e quindi non sono universalmente validi.

Puoi invece creare dei profili colore personalizzati, per la tua fotocamera specifica in una situazione specifica. Per farlo ti serve una tabella colori fisica, come la ColorChecker di Xrite. Crei quindi un’immagine di riferimento dalla cartella e la invii al software apposito, che confronta i valori effettivi della fotografia ai valori target dei campi colore normalizzati. Il risultato è un profilo ICC che compensa le deviazioni. Puoi importare questo profilo colore nel tuo convertitore RAW.

Le tabelle colore come la ColorChecker sono disponibili in diversi formati. Sono costose perché devono essere estremamente precise. Maggiore è il numero di campi colore che include la tabella, maggiore sarà l’accuratezza del profilo colore. Nella mia esperienza, tuttavia, anche con questo sistema possono esserci scostamenti rispetto alla realtà. Visto l’impegno richiesto, fra l’altro, questo metodo mi sembra utile solo per allestimenti statici, come una postazione per fotografare prodotti.

Calibrazione del monitor

Con gli schermi, invece, è tutta un’altra cosa, perché calibrarli è molto semplice ed è sempre una buona idea. Questo vale anche se non elabori fotografie da stampare. Anche se l’immagine sul monitor successivo ti apparirà comunque differente, un dispositivo calibrato ti offre comunque il miglior risultato medio possibile.

  • Test del prodotto

    Eizo ColorEdge CG2700X alla prova: l'esattezza dei colori è ciò che conta

    di Samuel Buchmann

Con un colorimetro come lo Spyder X puoi calibrare qualsiasi schermo. Un software visualizza diversi campi di colore e il sensore misura ciò che il monitor sta effettivamente visualizzando. Il software corregge le eventuali differenze tra i valori effettivi e quelli desiderati con un profilo ICC che salva nelle impostazioni di sistema del tuo computer. I monitor grafici più costosi hanno dei sensori di calibrazione integrati e memorizzano il profilo nell’hardware del monitor. In questo modo i colori risultano corretti anche se cambi il computer. Con il tempo, gli schermi si usurano e diventano imprecisi. Per questo motivo dovresti ricalibrarli ogni due mesi.

Con la calibrazione puoi correggere le variazioni di colore, ma non puoi aumentare lo spazio colore del tuo monitor. Un vecchio schermo da gaming, anche dopo la calibrazione non sarà adatto ad elaborare immagini in AdobeRGB. C’è una parte dei colori che semplicemente non potrai vedere. Quindi vale la pena acquistare un monitor con una buona copertura dello spazio colore. Se elabori delle foto per utilizzarle in formato digitale, è importante soprattutto l’sRGB. Per la stampa, invece, AdobeRGB si è affermato come spazio colore di riferimento e come migliore comune denominatore dello spazio colore di una stampante. Anche se la stampa resta sempre e comunque soltanto un’approssimazione di quello che vedi a video.

Calibrazione della stampante

Supponiamo che tu abbia elaborato la tua immagine su un monitor calibrato e il risultato ti soddisfi. Ora devi assicurarsi che la tua immagine venga tradotta correttamente nella lingua della stampante. E per farlo ti serve di nuovo un profilo ICC. Ogni modello di stampante è diverso e gli inchiostri appaiono diversi a seconda del tipo di carta usato. Quindi ti serve un profilo specifico per ogni combinazione di stampante e carta.

La calibrazione della stampante si fa in due fasi:

  • Di solito sono sufficienti i profili ICC predefiniti. I principali produttori di carta calibrano le loro carte con tutte le stampanti fotografiche più comuni. Marchi indipendenti come Hahnemühle rendono disponibili gratuitamente questi profili ICC sui loro siti web. Nel caso di Epson e Canon, invece, i profili sono inclusi nei driver di stampa. Pratico. Per contro, però, si tratta di sistemi chiusi: non troverai mai un profilo colore per una carta Epson e una stampante Canon, o viceversa.
Senza il giusto profilo ICC (a sinistra) non è possibile ottenere i colori giusti su questa carta Hahnemühle. Cosa invece possibile se hai il profilo giusto del produttore (a destra).
Senza il giusto profilo ICC (a sinistra) non è possibile ottenere i colori giusti su questa carta Hahnemühle. Cosa invece possibile se hai il profilo giusto del produttore (a destra).
Fonte: Samuel Buchmann
  • I profili ICC personalizzati funzionano con lo stesso principio dei monitor: tu stampi dei campi colori normalizzati e li controlli con un dispositivo di misurazione. In questo modo ottieni un profilo ICC per quella combinazione specifica di carta e stampante, che è un po’ più preciso di un profilo standard. Inoltre, puoi calibrare qualsiasi combinazione di stampante/carta. Se usi delle carte comuni, questa cosa non ti serve. I vantaggi rispetto al primo metodo sono minimi.

Le impostazioni giuste

La gestione del colore non deve presentare interruzioni. Basta una sola impostazione errata per stravolgere il risultato. Per fortuna, molte impostazioni sono già giuste in automatico. In alcuni punti, però, ci sono dei trabocchetti.

Impostazioni della fotocamera

Se fotografi nel formato RAW, non c’è praticamente nulla che potresti sbagliare nella fotocamera. Ad esempio, non importa quale spazio colore hai impostato. Anche lo stile dell’immagine e il bilanciamento del bianco influiscono solo sulla visualizzazione sullo schermo della fotocamera. Tutte cose che puoi modificare successivamente sul computer senza perdite di sorta. A seconda della fotocamera che usi, per le immagini in formato RAW puoi scegliere risoluzioni più basse o profondità di bit diverse. Per le stampe fine art in particolare, consiglierei le impostazioni più alte, anche se generano file di grandi dimensioni.

Nelle nuove fotocamere, oltre al formato RAW e JPG, puoi scattare anche foto in HEIF. È un formato con una profondità di colore di almeno 10 bit (RAW: fino a 16 bit, JPG: 8 bit). Ma non è sempre supportato.
Nelle nuove fotocamere, oltre al formato RAW e JPG, puoi scattare anche foto in HEIF. È un formato con una profondità di colore di almeno 10 bit (RAW: fino a 16 bit, JPG: 8 bit). Ma non è sempre supportato.
Fonte: Sony

Oltre al RAW, esistono formati compressi: JPG e nelle nuove fotocamere anche HEIF. Qui devi scegliere le impostazioni con cura. Al momento dello scatto, nel file vengono incorporati il bilanciamento del bianco e lo stile dell’immagine. Se cerchi di modificarli sul computer, ridurrai la qualità dell’immagine. Anche lo spazio colore può essere solo ridotto. Se ad esempio, fotografi immagini JPG in sRGB, la fotocamera scarta tutte le informazioni al di fuori di questo spazio colore. Anche se successivamente convertirai il file nel più grande AdobeRGB, non ti servirà a nulla perché i colori in più che il sensore aveva visto sono irrimediabilmente persi.

Impostazioni per l’elaborazione delle immagini

Nell’elaborazione delle immagini puoi commettere due errori:

  • Riduci involontariamente la qualità del tuo file salvando l’immagine in uno spazio colore ridotto come sRGB o in un formato compresso come JPG. Dovresti fare entrambe le conversioni soltanto al termine dell’elaborazione dell’immagine e solo se in seguito userai l’immagine in digitale, ad esempio su un sito. Se invece ti interessa ottenere una stampa fine art, cerca di seguire un flusso di lavoro in cui vadano persi meno dati possibili: scatta la foto in formato RAW ed elabora le immagini il più possibile con un convertitore RAW come Lightroom. Per elaborare le immagini in Photoshop, esportale come TIFF a 16 bit nello spazio colore AdobeRGB.
Se vuoi elaborare ulteriormente un file o stamparlo, ti consiglio di esportarlo come TIFF con un’elevata profondità di colore.
Se vuoi elaborare ulteriormente un file o stamparlo, ti consiglio di esportarlo come TIFF con un’elevata profondità di colore.
Fonte: Samuel Buchmann
  • Lasci che un programma interpreti il tuo file in modo errato. Se in un file di immagine non è incorporato alcun profilo colore, se inserisci attivamente un profilo errato o se il programma non dispone di una gestione del colore, i colori saranno interpretati in modo errato. L’immagine potrebbe assumere, ad esempio, una sfumatura bluastra o apparire desaturata. Questo succede più frequentemente quando in Photoshop apri una foto il cui spazio colore non corrisponde al tuo spazio colore di lavoro standard. A quel punto Photoshop ti chiede cosa deve fare. Fai sempre clic su «Usa il profilo incorporato».
Se lo spazio colore dell’immagine e quello di lavoro non coincidono, Photoshop ti offre diverse opzioni.
Se lo spazio colore dell’immagine e quello di lavoro non coincidono, Photoshop ti offre diverse opzioni.
Fonte: Samuel Buchmann

Impostazioni del monitor

Se non vuoi calibrare il monitor, cerca un’impostazione il più possibile neutra. Ad esempio, molti schermi hanno una modalità sRGB. Anche se di solito non è particolarmente accurata, è comunque sempre meglio delle impostazioni standard sovrasaturate con troppo contrasto. Alcuni monitor vengono forniti di base con la modalità AdobeRGB impostata.

Per la stampa fine art, tuttavia, ti consiglio di calibrare personalmente il tuo monitor. Questo ti consente di regolare diversi parametri tra cui spazio colore, luminosità, curva gamma e punto di bianco. Devi calibrare queste configurazioni in base al dispositivo o al prodotto finale medio. Valgono queste regole generali:

  • Se vuoi esaminare delle immagini per il web, seleziona lo spazio colore sRGB, il punto di bianco D65 (corrispondente a 6500 Kelvin) e la curva gamma sRGB.
  • Per prodotti finali stampati imposta lo spazio colore su AdobeRGB, sempre che il tuo monitor lo copra bene. Seleziona 2.2 come curva gamma e D65 come punto di bianco.
  • Lo spazio colore Rec.709, il punto di bianco D65 e un gamma di 2.4, invece, sono adatti per l’editing di video destinati alla riproduzione su TV.
  • La luminosità appropriata dipende anche dall’ambiente in cui lavori. Se elabori immagini per la stampa, non dev’essere troppo alta. Ad esempio, vanno bene 120 nit in una posizione non troppo luminosa, per evitare i riflessi.

Dopo la calibrazione, il software salva automaticamente il profilo ICC risultante nella giusta posizione e lo attiva nelle impostazioni di sistema. Se questo non dovesse funzionare per qualche motivo, puoi fare direttamente la selezione. Su MacOS vai in «Preferenze di sistema» > «Monitor» > «Profilo colore». Su Windows, l’impostazione è nascosta sotto a più livelli di menu. Il modo più facile è scrivere «Gestione colori» nel campo di ricerca.

In MacOS puoi selezionare il profilo colore nelle impostazioni del display. Questo è un profilo sRGB per l’Asus PG34WCDM.
In MacOS puoi selezionare il profilo colore nelle impostazioni del display. Questo è un profilo sRGB per l’Asus PG34WCDM.
Fonte: Samuel Buchmann

Impostazioni di stampa

La prima cosa che devi fare, è installare il giusto driver di stampa del produttore. Solo a questo punto potrai aggiungere la stampante nelle impostazioni di sistema. Se invece hai un Mac, fai attenzione: se aggiungi la stampante tramite il protocollo Bonjour, verrà installato solo il driver AirPrint, quindi non avrai a disposizione tutte le opzioni necessarie. Te ne accorgi facendo clic sulla stampante dopo averla aggiunta nelle impostazioni di sistema. Quando aggiungi la stampante, scegli invece il protocollo TCP/IP.

Attenzione, così non va bene! Se per la stampante leggi «AirPrint», devi ripetere l’installazione.
Attenzione, così non va bene! Se per la stampante leggi «AirPrint», devi ripetere l’installazione.
Fonte: Samuel Buchmann

Le stampanti fine art sono dispositivi alquanto datati, in cui quasi nulla funziona in modo automatico o intuitivo. Soprattutto se usi carte di produttori terzi come Hahnemühle, cosa che a mio parere dovresti comunque fare (maggiori informazioni nella prossima parte di questa serie).

Devi comunicare al software e alla stampante quattro cose:

  • il formato della carta che stai usando,
  • il profilo ICC che serve alla tua carta,
  • che cosa deve succedere ai colori esterni allo spazio colore della stampante,
  • e quali impostazioni di stampa richiede la carta che stai usando.

Purtroppo, queste impostazioni si trovano in punti diversi a seconda del sistema e del programma in uso. Gli screenshot di questo articolo sono stati realizzati con Lightroom in MacOS Sonoma.

Il formato della carta in Lightroom si trova in basso a sinistra alla voce «Imposta pagina». In Photoshop, invece, si trova nella finestra di dialogo «Impostazioni di stampa». La scelta di formati è vastissima. Qui puoi attivare anche la stampa senza bordi. Ma gli esperti la sconsigliano perché la testina di stampa finisce per stampare un po’ oltre la carta, cosa che non fa molto bene alla stampante.

Con il giusto driver, hai molte opzioni per la scelta del formato. Quindi eviterei quello senza bordo.
Con il giusto driver, hai molte opzioni per la scelta del formato. Quindi eviterei quello senza bordo.
Fonte: Samuel Buchmann

Il profilo ICC devi impostarlo manualmente se stai stampando con carta di produttori terzi. Per farlo, scarichi il profilo corrispondente dal sito web del produttore. Qui ad esempio i link ad Hahnemühle e a Ilford. Da qui scarichi un file ICC e di solito un allegato in PDF. Devi salvare il file ICC nel tuo sistema:

  • In MacOS Sonoma, apri il Finder e premi «Vai a» nel menu tenendo premuto il tasto Alt. Si apre «/Library/ColorSync/Profiles».
  • In Windows 11, la cartella con i profili ICC si trova qui: «\Windows\system32\spool\drivers\color».

Dopo di che, il profilo apparirà nel programma di stampa: in Lightroom nella colonna di destra sotto «Gestione colore», in Photoshop nella finestra di stampa anche sotto «Gestione colore». Se stampi su una stampante Canon con carta Canon o su una stampante Epson con carta Epson, i profili ICC necessari sono integrati nel driver di stampa. In questo caso, puoi impostare la gestione del colore su «Gestito da stampante».

In Lightroom, puoi selezionare dall’elenco dei profili colore installati quello che dev’essere visualizzato nella gestione colore.
In Lightroom, puoi selezionare dall’elenco dei profili colore installati quello che dev’essere visualizzato nella gestione colore.
Fonte: Samuel Buchmann

L’intento di rendering si imposta direttamente sotto al profilo ICC. Determina che cosa succede ai colori al di fuori dello spazio colore della stampante:

  • «Percettivo» è l’intento di rendering più apprezzato, che cerca di preservare l’impressione generale dell’immagine. A tal scopo, lo spazio colore dell’immagine viene compresso se include colori al di fuori dello spazio colore di destinazione. Come quando comprimi una palla di gommapiuma in modo uniforme. Il vantaggio è che vengono mantenute le sfumature di colore. Per contro, però, vengono spostati anche i colori che rientravano già nello spazio colore di destinazione.
  • Selezionando «Colorimetrico relativo» tutti i colori che la stampante può visualizzare restano inalterati. I colori al di fuori di questo spazio colore di destinazione vengono semplicemente spinti verso l’interno, fino al colore successivo che la stampante è in grado di riprodurre. Il vantaggio è che ci sono meno alterazioni di colore. In compenso, possono andare perse le gradazioni più lievi e quindi i dettagli.

In molte fotografie non importa quali dei due intenti di rendering scegli, perché lo spazio colore dell’immagine si adatta completamente allo spazio colore di destinazione. In caso contrario, a seconda dell’immagine, ottieni un risultato migliore con «Percettivo» o «Colorimetrico relativo». Per quest’ultimo intento, in Photoshop seleziona la casella «Compensazione della profondità». Lightroom lo fa automaticamente.

Le impostazioni di stampa in Lightroom si trovano in basso a sinistra e in Photoshop in alto nella finestra di dialogo della stampa. Qui sono importanti soprattutto le impostazioni della carta. In Epson si trovano in «Opzioni» > «Impostazioni stampante». In Canon si trovano in «Opzioni» > «Qualità e supporto».

Con Epson le impostazioni della carta sono ben nascoste in «Impostazioni di stampa».
Con Epson le impostazioni della carta sono ben nascoste in «Impostazioni di stampa».
Fonte: Samuel Buchmann

Con le carte native, l’impostazione è semplice. Se, ad esempio, stampi su una stampante Canon usando della carta Canon Professional Platinum, ti basta selezionare questo supporto nelle impostazioni. Per le carte di produttori terzi, insieme al profilo ICC, ti viene dato anche un PDF in allegato (per Ilford, le istruzioni sono qui). Questa guida indica le impostazioni da selezionare per la carta specifica. Se ad esempio usi la carta Hahnemühle Photo Rag su Epson SC-P900, l’impostazione è «Velvet Fine Art Paper».

Se usi delle carte native, trovi i nomi corrispondenti nelle impostazioni. Per le altre carte, devi consultare l’allegato del produttore per sapere quale carta impostare per la stampante.
Se usi delle carte native, trovi i nomi corrispondenti nelle impostazioni. Per le altre carte, devi consultare l’allegato del produttore per sapere quale carta impostare per la stampante.
Fonte: Samuel Buchmann

L’illuminazione durante la visualizzazione

Se la catena di gestione del colore non presenta anomalie, la stampa finita dovrebbe apparire come sul monitor, ma solo in condizioni di luce normale, ovvero con una luminosità di 2000 lux e una temperatura di colore di 6500 Kelvin. Normalmente gli spazi interni sono più scuri. Se vuoi generare artificialmente e con precisione la luce standardizzata, diventa piuttosto costoso. Con una lampada come questa i colori sono sempre abbastanza fedeli, anche se la luminosità non lo è. La soluzione più semplice per valutare in modo neutrale una stampa è una finestra senza luce solare diretta.

La luce diurna indiretta è adatta per valutare una stampa in modo neutrale.
La luce diurna indiretta è adatta per valutare una stampa in modo neutrale.
Fonte: Samuel Buchmann

Pensa comunque a cosa accadrà alla tua stampa. Dove pensi di appenderla o di guardarla? Se l’immagine è destinata a un corridoio buio, puoi schiarirla e aggiungere contrasto. Inoltre, sotto la luce artificiale, i colori appaiono più gialli che alla luce del giorno. Ma se vuoi, puoi compensare anche questo aspetto.

TL;DR: in breve le cose più importanti

La gestione del colore è un argomento vastissimo. Già questo articolo è lungo e per ogni singolo punto ci sono dettagliate relazioni su portali tematici specializzati. Ecco in breve i punti più importanti:

  • La migliore qualità d’immagine possibile la ottieni se fotografi in formato RAW ed esporti le immagini in TIFF nello spazio colore AdobeRGB.
  • Comprati un buon monitor che copra il più possibile uno spazio colore standard. AdobeRGB se possibile, ma almeno sRGB.
  • Calibra il tuo monitor con un colorimetro come Spyder X.
  • La tua stampante può essere calibrata, ma non devi farlo per forza. Puoi trovare i profili ICC per combinazioni specifiche di stampante/carta sui siti web dei produttori di carta.
  • Seleziona il profilo ICC corretto nel tuo programma di stampa e le relative impostazioni di stampa, disponibili nell'allegato del profilo.
  • Adatta le tue stampe alla luce in cui vuoi appenderle o osservarle.
La gestione del colore può far girare la testa. Ma ne vale la pena.
La gestione del colore può far girare la testa. Ma ne vale la pena.
Fonte: Samuel Buchmann

Se ti sembra che la gestione del colore sia semplicemente troppo per te, lascia che ti incoraggi: la maggior parte delle cose si ripete o va impostata correttamente una sola volta. Ma ne vale la pena. Una volta che tutto è stato predisposto, risparmi tempo, arrabbiature e materiale di stampa e puoi dedicarti alle decisioni creative.

Anche la terza e ultima parte di questa serie riguarda una decisione creativa: la scelta della carta.

Immagine di copertina: Samuel Buchmann

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