Unicorni e riso casimir: la sofferenza dei libri dell’amicizia
Opinione

Unicorni e riso casimir: la sofferenza dei libri dell’amicizia

Katja Fischer
1/7/2022
Traduzione: Nerea Buttacavoli

Rivivere i ricordi dell'infanzia con i libri dell'amicizia è fantastico. Compilarli, invece, è un atto che mette a dura prova la pazienza. Un sermone sugli album tanto belli quanto kitsch che iniziano a girare già all'asilo.

Io: «Hai dimenticato la E»
Lei: «Eh?»
Io: «La E!»
Lei: «Cosa?»
Io: «La Eee! Guarda: manca la E nel tuo nome»
Lei: (prendendosi la testa fra le mani in preda al panico.) «Oh no!»
Io: «Metti la letterina in questo spazio»
Lei: (Già quasi in lacrime) «Mamma, non entrerà mai lì dentro. Non ce la faccio! Non è possibile!»

Mia figlia di sei anni è sull'orlo di un esaurimento nervoso. Recupero il libro prima che lo butti in un angolo e dichiaro concluso in anticipo il nostro progetto di pausa pranzo «compilare i libri dell’amicizia». «Oooohm! Mantieni la calma», mi dico. Mi cade l'occhio sui due album sulla mensola che aspettano ancora di essere compilati.

La sera, il sistema nervoso di mia figlia è di nuovo intatto. Ritentiamo.

La figlia sta ora inserendo senza problemi la E mancante nel suo nome, e io sto implorando interiormente che il nostro progetto ora decolli davvero. Prenderò la penna per il resto delle righe, perché, a parte qualche nome, non sa scrivere, è ancora all'asilo. Io chiedo, lei risponde, io scrivo. È così che abbiamo diviso i compiti. In teoria.

In pratica, invece, di solito la situazione è diversa: io chiedo, lei risponde, io chiedo di nuovo, lei risponde, io chiedo ancora una volta, lei cambia la risposta, io scrivo, lei cambia la risposta ancora una volta, io cancello e correggo.

Benvenuti sul Facebook per bambini

«Che fine hanno fatto i libri dell’amicizia?» si chiedeva l'anno scorso la mia collega Carolin in un articolo. La verità è che non sono mai spariti. Si sono diffusi come pidocchi in una classe e hanno cercato le loro vittime più giovani all’asilo, dove si chiamano semplicemente «Libri degli amici dell’asilo».

Cosa ci riserva il futuro? Il libro degli amici del nido?
Cosa ci riserva il futuro? Il libro degli amici del nido?

«È colpa tua, non devi partecipare a ogni cosa!», penserai ora. Con tutto il rispetto: al più tardi due settimane dopo l'inizio dell’asilo, il primo album arriverà anche sul tuo tavolo da pranzo. Che ti piaccia o meno. E tac! Sei dentro al circolo vizioso dei libri dell’amicizia. Da quel momento in poi, viaggiano settimanalmente fino a casa tua tramite la borsa dell’asilo e ben presto ti troverai a farne ruotare uno anche tu («Mamma lo voglio anch’io!»).

Benvenuti sul Facebook per bambini. Non ne uscirai presto.

Torniamo alla cabina per le foto

Stringiamo i denti e facciamolo, è il mio motto. Così, per almeno la millesima volta, mi siedo accanto a mia figlia e scrivo «rosa e viola» sul libro delle amicizie («Qual è il tuo colore preferito?»), infilo «danza, canto, ginnastica, bricolage, giocare all’aperto» sulla riga troppo corta («Quali sono i tuoi hobby?») e le auguro «unicorni e tanta salute» per il futuro. Cerco di calmare mia figlia quando ancora una volta scrivo automaticamente «pasta al ragù» invece di «riso casimir» («Qual è il tuo cibo preferito?», cambiato mensilmente) e cerco disperatamente il metro che dovrebbe essere nel cassetto della cucina («Quanto sei alta?»).

Il coronamento finale è sempre l'impresa erculea: la foto! Ne abbiamo ancora una stampata? Se sì, dove? Un problema che i fotografi di classe hanno risolto da tempo: vendono (a caro prezzo) piccoli ritratti autoadesivi, che poi si esauriscono dopo soli tre mesi. E dobbiamo di nuovo andare alla cabina per le foto dal prezzo esorbitante.

Sentimenti sdolcinati da libri sdolcinati

Guastafeste! Brontolona! Piagnucolona! Forse hai voglia di tirarmi uno di questi insulti. Va bene, lo accetto. Ma non fraintendermi: non odio i libri dell'amicizia di per sé.

Al contrario, gli album dal layout ultra-kitsch che mi fanno ricordare l'infanzia sono fantastici. Mi piace divertirmi ripensando ai compagni di scuola e alle loro preferenze di allora. O ridere di gusto delle mie carriere da sogno («attrice», «cantante», «ballerina») e delle mie canzoni preferite scritte in modo completamente sbagliato («Olltat she wont» invece di «All that she wants» degli Ace of Base). E no, non ho un vecchio libro cadavere in casa perché ho trascurato di restituirlo quando ero bambina. Allora perché posso citare il mio profilo? All'epoca, ho reclamato con nonchalance una doppia pagina del mio stesso libro degli amici per me.

Quindi posso certamente vedere la necessità e la bellezza degli album completati. Tuttavia, la strada fino a questo traguardo è ardua. Terribilmente ardua.

Nuove regole per una vecchia usanza

Abolire o rifiutare il gioco non è un'opzione. Ma dovremmo almeno discutere l'introduzione di un'età minima. Con saggia lungimiranza, altrimenti tra qualche anno questi libri saranno già distribuiti all’asilo nido.

Io sono per le seguenti regole di gioco: i libri dell'amicizia non possono circolare prima della fase scolastica; quando i bambini sanno leggere, formulare e scrivere. Quando sono in grado di scrivere «la foto segue» sul segnaposto dell’immagine con la propria calligrafia. E hanno al massimo bisogno solo dell'assistenza dei genitori. Unica eccezione: libri a scelta multipla da spuntare.

Profilo da spuntare: un gioco da ragazzi.
Profilo da spuntare: un gioco da ragazzi.

Per il resto, sono per un severo divieto di libri dell'amicizia fino alla scuola primaria. Le foto di classe dell'asilo dovranno bastare come ricordo fino ad allora. Nei sei anni di scuola elementare, ci sono ancora abbastanza profili da riempire – dalle stesse persone della foto dell’asilo, nota bene.

«Dov'è rimasto il nostro libro?»

Mia figlia interrompe le mie fantasticherie e mi riporta alla realtà: «Finito?», chiede dopo aver disegnato con orgoglio un unicorno, un dinosauro e un arcobaleno un po' troppo piccolo sul libro e averlo firmato con la sua impronta digitale. Magari, penso, puntando il dito sulla mensola: «Altri due».

Si imbroncia e inizia a borbottare qualcosa, non proprio felice. Per farla breve: sia la figlia che la madre non hanno né la voglia né la pazienza, quindi dichiaro ufficialmente concluso il progetto per oggi. E già mi preparo al prossimo messaggio Whatsapp di una madre compagna della mia sofferenza: «Non ci sto più dietro. Il libro delle amicizie di Emma è ancora da te?» – «Oh cavolo, me ne ero completamente dimenticata. Scusaaa! Te lo ridò presto, la foto poi segue».

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Mamma di Anna ed Elsa, esperta di aperitivi, fanatica del fitness di gruppo, aspirante ballerina e amante del gossip. Spesso addetta al multitasking e persona che vuole tutto. Talvolta chef del cioccolato e regina del divano.


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