Wabi Sabi
Inglese, Beth Kempton, 2018
Per quanto possa amare le belle candele, hanno sempre un lato «oscuro» che spesso mi innervosisce. Tuttavia, ho iniziato a guardare alle sculture di cera – e non solo – in un modo tutto nuovo.
Bruciare le candele ha sempre suscitato in me sentimenti contrastanti. Da un lato, mi piace la loro luce soffusa e le onde danzanti che creano nel buio; dall'altro, provo spesso una sensazione di stress. Infatti, quando vedo la cera gocciolare e la candela raggiungere quasi il fondo, mi innervosisco. Se parlo con degli ospiti a casa, non guardo i loro occhi, bensì la fiamma della candela sul tavolo. Mentre guardo un film, le vere protagoniste diventano le candele sulla credenza e mi preparo a spegnerle prima che possano sciogliersi del tutto. Mi avrebbe infastidita troppo dover raschiare via la cera colata.
Qualche settimana fa ho trascorso un mese in Messico e mi sono imbattuta in candele gocciolanti in hotel, ristoranti e negozi vari. Il mio primo pensiero è stato che sarebbe stato molto faticoso rimuovere la cera. Il secondo: e se fosse tutto voluto? I numerosi strati di cera indicano che tutto ciò è in realtà intenzionale. Mi è capitato di assistere alla sostituzione delle candele a bastoncino in uno degli hotel. Il dipendente ha scelto un colore diverso da quello precedente. Consapevolmente o meno, il risultato è stato impressionante. Le tracce di cera colorate hanno trasformato i semplici portacandele in pietra in veri e propri eye-catcher.
Il primo motivo per cui sono dovuta andare in Messico ha a che fare con il design degli interni, degli edifici e delle città. Le gocce di cera sono solo uno dei meravigliosi fenomeni imperfetti che ho visto durante il mio viaggio. Anche i cavi che pendono dalle case e dai pali, i grossi blocchi di ghiaccio buttati per strada, i marciapiedi irregolari: sono tutte cose che a Città del Messico sembravano più affascinanti che imperfette. D'altra parte, i miei occhi erano più attenti alle cose che mi circondavano. Ho potuto dedicare più tempo a guardare tutto con maggiore attenzione, aprendomi al nuovo.
Tornata a Zurigo, decido di dare libero sfogo alle mie candele. Mi assicuro comunque che siano posizionate su una superficie ampia e ignifuga, e mantengo la calma se dovessero sciogliersi. Se la candela gocciola nella direzione «sbagliata», non salto più giù dal divano per spegnerla frettolosamente. Al contrario, lascio le gocce di cera precedente quando la sostituisco con una nuova, anche se il colore è diverso.
Poiché mi sentivo più rilassata e soddisfatta con ogni goccia presumibilmente indesiderata, ho iniziato a esplorare la serenità ottenuta con le candele. Mi sono imbattuta nel libro «Wabi Sabi: Japanese Wisdom for a Perfectly Imperfect Life» di Beth Kempton. L'autrice mescola l'antica saggezza giapponese con consigli pratici per la vita di tutti i giorni e affronta temi come il minimalismo, la mindfulness e l'arte di lasciarsi andare. Il Wabi Sabi è una visione estetica e filosofica che sottolinea la bellezza delle cose imperfette, transitorie e incomplete.
Il libro mi ha ispirata non solo a ripensare il mio uso delle candele, ma anche a trovare più pace interiore in altri ambiti della mia vita. Che sia al lavoro, durante lo sport o anche durante gli appuntamenti. Nnon trovo ispirazione per un testo? Allora lascio tutto com'è e mi dedico ad altro. Un ragazzo non scrive dopo un appuntamento, anche se aveva già fatto progetti per il futuro? Lascio perdere invece di scervellarmi. Le sculture di cera messicane mi hanno insegnato che non tutto deve essere perfetto per essere prezioso o bello.
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