L’arte artificiale. Ovvero, come l’AI rivoluziona il mercato dell’arte
16/1/2023
Traduzione: Martina Russo
Mai come oggi stanno proliferando le piattaforme di AI. Questo perché strumenti come Stable Diffusion sono sempre più sofisticati. Tutto ciò ha fatto nascere accese discussioni sul concetto di arte. Ma le opportunità sono altrettanto interessanti.
«Ogni uomo è un’artista». Con l’avvento della moderna tecnologia, l’affermazione di Joseph Beuys assume un significato completamente nuovo. Bastano poche parole descrittive per creare nuove opere in meno di un minuto. Tutto questo grazie a nuovi strumenti che sfruttano l’intelligenza artificiale (AI) come, ad esempio, Midjourney o Lensa.
Il settore delle opere creative è in subbuglio e numerosi sono i commenti, per lo più negativi, delle persone interessate. Io credo che questa nuova tecnologia ci offra alcune possibilità. E in ogni caso questo è il momento giusto per rivedere il concetto di arte. A mio parere, l’AI non sostituirà mai l’arte creata dagli esseri umani ma l’aiuterà a reinventarsi.
L’arte a portata di pulsante
Sono sempre di più i programmi e le applicazioni che, con la semplice pressione di un pulsante, generano immagini di alta qualità. L’app Lensa ti permette di caricare una manciata di selfie e ottenere una serie di ritratti artistici.
Sulla piattaforma Midjourney puoi creare qualsiasi immagine inserendo poche righe di testo. In pochi minuti l’AI crea addirittura quattro varianti.
Di per sé, questi artifici sembrano innocui e divertenti, ma non appena i programmi diventano accessibili al pubblico si scatenano le critiche: per ottenere quei risultati, le IA copierebbero il lavoro dei veri artisti. Non si tratterebbe, quindi, di vera arte e sarebbe inoltre illegale. Il motivo delle critiche è il fatto che l’IA, per addestrarsi, utilizza delle opere d’arte create dall’uomo.
Come funzionano questi programmi
Lensa utilizza un modello di AI chiamato Stable Diffusion specializzato nella generazione di immagini.
Il programma si basa su una rete neurale a cui devono essere forniti quanti più dati possibili perché possa identificare dei modelli ricorrenti. Stable Diffusion utilizza milioni di immagini per identificare i più svariati motivi e modelli. Le immagini devono essere accompagnate da un testo descrittivo, in modo che l’AI impari a collegare testo e immagini.
Ad esempio, all’AI viene insegnato quali sono le caratteristiche di un ritratto fornendo, una dopo l’altra, innumerevoli immagini di volti accompagnate da un testo descrittivo. Se ti serve il ritratto di una giovane donna bionda, l’algoritmo cerca questa descrizione nel suo database e combina tutte le immagini con le caratteristiche ricercate per creare un nuovo ritratto di una biondina.
Ma da dove proviene la grande quantità di immagini necessaria? Stable Diffusion utilizza il [database gratuito LAION-5B] (https://laion.ai/blog/laion-5b/) che contiene oltre 600 milioni di immagini provenienti da Internet. Una base del genere consente naturalmente di fare già molte cose. Purtroppo il tool non fornisce informazioni specifiche sulle fonti.
Esempi reali che invitano alla riflessione
A fianco dei postulati teorici c’è poi una serie di casistiche interessanti di utilizzo pratico dell’AI nella creazione artistica. In particolare, questi tre casi mi hanno fatto molto riflettere.
Il libro per bambini «Alice and Sparkle»
Il product designer Ammaar Reshi di San Francisco stava testando l’impiego di ChatGPT, un chatbot controllato da AI della società di ricerca OpenAI. Mentre lavorava, gli è venuta l’idea di utilizzare ChatGPT per creare un libro per bambini.
Reshi ha poi creato le illustrazioni per il suo libro utilizzando Midjourney. Il testo associato alle immagini lo ha invece creato con il bot ChatGPT, utilizzando i blocchi di testo di una storia.
Il libro ottenuto non è certo perfetto. Le illustrazioni generate dall’IA hanno tutta una serie di problemi: ci sono mani che sembrano artigli, oggetti sospesi a mezz’aria e anche le ombre sono parzialmente inesatte. Nemmeno lo stile è coerente.
Il tool Midjourney «butta fuori» direttamente il risultato in base agli input ricevuti, ovvero parole descrittive chiamate prompt. Si tratta in pratica di testi che descrivono ciò che l’immagine dovrebbe mostrare. Reshi ha continuato a lavorare sulle istruzioni, modificando via via i prompt per ottenere i migliori risultati possibili. Dopo un fine settimana di lavoro ha ottenuto un libro con dodici illustrazioni, come ha annunciato con orgoglio su Twitter. Reshi ha venduto il libro così ottenuto, «Alice and Sparkle», su Amazon nel dicembre 2022. Nel frattempo il libro non è più disponibile.
Il libro di Reshi, però, ha avuto un’eco estremamente negativa. Sono molti i creativi a sentirsi rimpiazzati e a temere per il proprio futuro. A mio parere, invece, il risultato dimostra qualcosa di molto diverso, ovvero quanto il processo sia complicato e laborioso. L’IA ti sputa fuori qualcosa a caso e tu devi investire un sacco di tempo per adattare l’output alle tue esigenze. Per di più, grazie alla discrezionalità dell’IA, è difficile che tu ottenga uno stile uniforme che si ripete in tutte le illustrazioni.
Aggiungiamoci poi che ti serve anche un’AI che ti produca i testi e che, secondo me, non scrive in modo molto creativo, ma fornisce solo delle informazioni raccolte in precedenza.
Il libro finito mi dà l’impressione di un collage di pezzi scollegati. Un’illustratrice o un illustratore di libri hanno letteralmente molta più libertà artistica per le immagini, ma anche per i testi.
Immagino che sia difficile soprattutto per il committente, se non sa che stile potrebbe uscire alla fine o in che modo verrebbe scritta la storia. Anche da semplice osservatrice devo dire che è piuttosto irritante, ad esempio, vedere che il personaggio principale appare diverso in ogni immagine.
Un’opera d’arte generata dall’AI vince un concorso
Un esempio diverso è il caso dell’artista Jason Allen. L’artista ha fatto parlare di sé nel settembre 2022 quando ha partecipato a un concorso d’arte con un’opera creata con Midjourney e l’ha vinto. Il concorso era specificatamente rivolto ad «arte digitale/fotografia manipolata digitalmente». C’è chi ha ritenuto che si trattasse di una violazione delle linee guida.
Jason Allen ha spiegato che il lavoro prodotto dall’IA gli è servito come base di partenza. Per ottenere un risultato soddisfacente ha infatti dovuto rielaborare più volte il prompt dell’immagine. Quindi ha modificato ulteriormente l’immagine servendosi di Photoshop.
Personalmente credo che la casualità con cui vengono create queste immagini abbia poco a che fare con la creatività e la creazione artistica. Poiché nella maggior parte dei casi i prompt sono pesantemente rielaborati e l’immagine creata è ulteriormente modificata, questo tool ha letteralmente la funzione di uno strumento. Uno strumento che ti permette di controllare il risultato solo in minima parte. Questo per me rende il processo meno simile alla creazione artistica, dove si apprende e si crea tutto da soli, dall’inizio alla fine.
Il manifesto del San Francisco Ballet creato dall’AI
Quando nel dicembre 2022 il San Francisco Ballet ha pubblicizzato una rappresentazione di «Lo Schiaccianoci con una locandina generata dall’AI, il mondo dei creativi si è fatto sentire dando voce alla propria frustrazione.
Per pubblicizzare Lo schiaccianoci, la compagnia ha impiegato quasi 30 designer, produttori e creativi di un’agenzia pubblicitaria. E sono centinaia gli artisti che lavorano a vario titolo in tutti i settori del San Francisco Ballet. Perché usare l’AI proprio in questo caso?
Anche in questo esempio vedo un aspetto positivo. Se l’elemento di base di un manifesto è stato generato in così poco tempo, resta più tempo da dedicare alle altre attività del balletto. Infatti c’è tantissimo lavoro creativo associato a uno spettacolo di danza. E in ogni caso, anche per usare i tool servono comunque persone che inseriscano gli input creativi e si occupino dell’elaborazione.
Sono sempre gli uomini a dipingere tutto nero
Strumenti come Midjourney e Lensa si basano su una ricca banca dati di immagini e in tutti gli esempi pratici citati l’AI ha creato qualcosa di nuovo combinando le immagini già esistenti. Non mi sembra particolarmente innovativo.
Ma a pensarci bene, spesso è proprio quello che fa la gente: creare cover o remix partendo da vecchie canzoni, girare nuovi film sfruttando storie già raccontante o riprodurre quadri famosi come la Monna Lisa addirittura su calzini.
Ma al contempo esistono sempre anche opere cinematografiche, musicali o artistiche di particolare valore creativo. Ma cos’è che ci attira in un film, che ci commuove quando ascoltiamo un brano musicale e non ci lascia distogliere lo sguardo da un’opera d’arte? È sempre il fattore umano che c’è dietro: le esperienze che un’artista condivide con noi, i sogni e i desideri che un creativo trasmette nei suoi lavori. Le emozioni di cui è intrisa un’opera. E i fruitori stessi delle opere riversano su di esse i propri sentimenti e le proprie esperienze. Si crea così un dialogo profondamente emozionante.
Quello che ho notato in generale nella mia esperienza con l’arte digitale è che le persone amano i pezzi unici. E questi pezzi si possono creare soltanto con l’arte tradizionale: un estemporaneo schizzo a matita, un dipinto a olio, un delicato acquerello. Queste opere individuali sono già più preziose dell’arte digitale riproducibile. E può anche darsi che ora opere come queste acquisteranno ancora più valore. L’energia che sprigiona da queste opere è insostituibile.
Per non parlare dei limiti degli strumenti e dell’incapacità dell’AI di concepire un pensiero astratto. L’arguzia e l’ingegno delle persone sono unici. Un esempio dell’impossibilità dell’AI di riprodurre l’umorismo e la creatività umana è rappresentato da un invito rivolto via Twitter ad artisti a terminare a proprio piacimento l’immagine incompleta di un T-Rex. I risultati, oltre ad essere incredibilmente divertenti, mi hanno confermato che posso essere fiduciosa.
Prospettive: l’IA come alleata e aiutante
Anche quando fu inventata la fotografia (sito in tedesco) ci furono inizialmente pareri negative da parte degli artisti. Questi, infatti, temevano venisse meno la loro ragion d’essere, perché spesso venivano assunti come ritrattisti. Alcuni di loro iniziarono però a integrare la fotografia nella propria arte, mentre l’arte pittorica riuscì a reinventarsi: la pittura astratta e l’arte sperimentale nacquero come antitesi alla fotografia che riproduceva la realtà.
Credo che l’intelligenza artificiale non debba essere vista come un nemico, bensì piuttosto sfruttata come un nuovo strumento. Uno strumento grazie al quale possiamo superarci, perché ci suggerisce idee creative a cui non saremmo mai arrivati da soli. O magari può offrirci una base rapida da cui elaborare un manifesto o la copertina di un album. Inoltre ci aiuta a ripensare in modo critico il concetto di arte: che cos’è infatti la vera arte?
Io credo che l’arte non si possa scindere dai sentimenti, dalle esperienze e dall’individualità. Tutte cose che mancano a un programma per computer e che quindi possiamo mettere maggiormente in luce nell’arte. Nessuno potrà mai sostituire la creatività e il pensiero astratto dell’essere umano, come ben dimostra l’esempio del T-Rex. Credo fermamente che possiamo affidarci ancora alla nostra creatività e alla nostra umanità, con tutta l’energia positiva che abbiamo. Perché sono cose che l’AI non potrà mai sostituire del tutto. Nemmeno quando l’intelligenza artificiale otterrà risultati migliori di questi:
Nel mio mondo, Super Mario insegue gli Stormtrooper con un unicorno e Harley Quinn mescola cocktail per Eddie e Peter al bar della spiaggia. Ovunque possa dare sfogo alla mia creatività, le mie dita fremono. O forse perché nelle mie vene non scorre altro che cioccolato, brillantini e caffè.