Neo QLED: test completo del Samsung QN95B
Il QN95B di Samsung monta i mini LED di seconda generazione, ovvero la tecnologia con cui i televisori a LCD ambiscono a raggiungere la stessa qualità d’immagine degli OLED. Ambiscono, perché l’OLED è tuttora superiore. Nonostante tutto, il QN95B mi piace moltissimo.
Gli OLED sono ancora lo standard di riferimento in ogni campo, almeno per ora. La futura tecnologia QD-OLED di Samsung potrebbe far vacillare pericolosamente il trono degli OLED (qui ho spiegato il perché). Nel frattempo, il gigante sudcoreano dei televisori vuole servire al meglio il mercato con i suoi mini LED di seconda generazione. Dopotutto i mini LED dovrebbero essere non solo già altrettanto buoni, ma addirittura migliori degli OLED.
Ecco a voi l’ultimo televisore Neo QLED di Samsung: il QN95B.
Verdetto veloce, versione TL;DR
Questo test è differente: è più esaustivo e approfondito che mai. Se è troppo per te, eccoti subito il mio verdetto finale:
il Samsungs QN95B è un televisore eccellente per la maggior parte degli utilizzi, ad esempio per guardare film e serie o giocare. Anche l’upscaling funziona una meraviglia. Grazie all’elevata luminosità di punta di oltre 2100 nit e alla resa dei colori straordinariamente naturale si fa apprezzare soprattutto di giorno e negli ambienti luminosi, anche per via della retroilluminazione a mini LED che garantisce buoni contrasti e dei livelli di nero insolitamente bassi per televisori a LCD.
Di sera, invece, oppure negli ambienti più bui, anche il QN95B non riesce a raggiungere la qualità di immagine degli OLED.
Il design: niente di eccezionale – ed è meglio così
Non esiste reparto marketing al mondo in grado di convincermi che un televisore a mini LED possa equivalere a un OLED. Il Samsung QN95B, però, si avvicina così tanto alla concorrenza che quando dei conoscenti mi chiedono un consiglio sul televisore ora non rispondo più in automatico «OLED, naturalmente», anche se i televisori Samsung sono di norma più cari dei concorrenti OLED.
Ci sono in effetti delle buone ragioni che ritroviamo tutte nel Samsung QN95B.
Ad esempio il design. Moderno, snello, bordi sottili. Niente di eccezionale, ed è meglio così. Per come la vedo io, i televisori devono essere televisori. Non dei rettangoli che, visti di lato, sembrano una «I» maiuscola in Serif. Quelli esistono già. Non è una battuta: ne ho parlato qui. In compenso mi piace il supporto incurvato e sottilissimo. Si nota appena e lascia uno spazio di circa 7,5 centimetri tra il pannello e il mobile TV, che è giusto quello che serve per una soundbar.
Con i suoi 2,7 centimetri di spessore, il Neo QLED è relativamente sottile per un televisore a LCD. Di solito, infatti, sono un po’ più spessi: intorno ai cinque/sei centimetri. La ragione è lo strato aggiuntivo di LED che retroillumina i pixel LCD del pannello.
È lo stesso strato di LED che si trova anche nel Samsung QN95B. In quel caso non sono normali LED, bensì mini LED che, oltre ad offrire una migliore qualità dell’immagine, sono soprattutto molto più piccoli. Ecco perché il QN95B è così sottile. Il marketing di Samsung spinge moltissimo questo design chiamato «Infinity One». Complimenti... più o meno.
Nel Neo QLED di Samsung è stata comunque fatta una scelta progettuale insolita: quella di non integrare connessioni esterne nel pannello. I connettori sono invece tutti nella «One Connect Box», una piccola scatola separata che da qualche anno Samsung fornisce insieme a molti dei suoi televisori. Un unico cavo, quasi invisibile, collega la Box al televisore e fornisce l’alimentazione elettrica insieme ai segnali audio e video. Se nascondi la scatola in un cassetto del mobile TV, non avrai più quel groviglio di cavi in giro per la casa. Questa soluzione si merita un sincero applauso.
La One Connect Box ha queste porte:
- 4 porte HDMI 2.1 (4K 144Hz, ALLM, FreeSync Premium Pro e HDMI Forum VRR)
- di cui una con eARC (HDMI 3)
- 2 porte USB 2.0
- 1 porta USB per HDD esterni
- 1 uscita Toslink
- 1 porta LAN
- 1 CI+ 1.4
- Connessioni dell’antenna
- Bluetooth (BT 5.1)
Tutti e quattro gli ingressi supportano HLG, HDR10 e HDR10+. Nessuno, però, supporta il Dolby Vision. Peccato. Sono anni che Samsung ha un contenzioso legale con Dolby per questioni di licenza. Almeno è possibile trasmettere Dolby Atmos a una soundbar o a un ricevitore esterno che supporta Atmos.
La versione del televisore da 65 pollici che mi ha fornito Samsung pesa 30,4 chilogrammi. Se vuoi montare il televisore alla parete – senza piedino pesa comunque sempre 22,3 chilogrammi – ti serve un supporto VESA da 400×300 mm. Lo trovi nel nostro negozio online.
Per concludere questo capitolo diamo un’occhiata, o meglio un ascolto, al suono. Non mi entusiasma, ma ho sentito anche di peggio. Il vantaggio del pannello da 2,7 centimetri (più spesso sarebbe meglio per l’audio, ma non per il video) è che offre sufficiente spazio per alloggiare sei altoparlanti. Nell’insieme, il sound è discreto per un sistema audio 4.2.2 con una potenza complessiva di 70 watt in uscita, anche se alle mie orecchie basta nel migliore dei casi come soluzione temporanea, fintanto che non disporrò del budget necessario per acquistare un sistema surround per home cinema come si deve. Come il Sony HTA9 su cui ho recentemente scritto una recensione.
Qualche dato: luminosità elevata e fedeltà dei colori
Premessa-disclaimer: quanto segue è incredibilmente dettagliato. Se le tabelle e i grafici non fanno per te, puoi saltare tutto e passare direttamente al capitolo «Mini LED, secondo giro». Da lì iniziano le mie valutazioni personali con molto materiale video. Buona lettura!
Passiamo ora alla nuova sezione che riguarda i dati. Naturalmente avrei potuto mostrarti dei video o delle foto di display parlandoti dei loro punti di forza e dei loro limiti. Ma, in tal caso, ti avrei dato un mio parere personale. Tuttavia luminosità, naturalezza e nitidezza di un televisore si misurano anche in numeri. Questo metodo sarà meno sexy, ma offre un innegabile vantaggio: i numeri sono più oggettivi di quanto lo sia io.
È proprio la misurazione a essere il problema. Per ottenere dei dati utili servono infatti strumenti professionali, sia hardware che software. Nella nostra redazione ce li siamo procurati entrambi. Ti racconterò qualcosa in più su questi strumenti in un altro articolo della rivista.
Ho misurato tutte le modalità di visualizzazione del televisore. Da «Brillant» a «Standard», fino alla modalità «Film maker». Senza calibrazione e senza modificare manualmente le impostazioni, ovvero nel modo in cui la maggior parte dei comuni mortali utilizza un televisore. Perché in fondo ha più senso acquistare un televisore che sia il più possibile accurato e fedele ai colori originali già quando esce dalla fabbrica, senza necessità di ulteriori (e costose) calibrazioni professionali. I dati migliori si ottengono dalla modalità cinema, sia con contenuti HDR che SDR. Tutti i valori misurati riportati più sotto si riferiscono quindi alla modalità cinema.
Luminosità massima
La luminosità è un parametro importante per i televisori per due motivi. Da un lato, influenza il valore del contrasto. Determina quanti colori diversi un televisore è in grado di raffigurare. Dall'altro, la luminosità è importante anche quando guardi la televisione di giorno, in ambienti molto luminosi. Se un televisore non è abbastanza luminoso, la luce presente dell’ambiente può offuscare quella del televisore facendo impallidire l’immagine mostrata sullo schermo.
Diamo un’occhiata alla luminosità del QN95B.
Nit è l’unità di misura inglese per candela per metro quadrato (cd/m²), vale a dire la luminanza o luminosità. 100 Nit corrispondono all’incirca alla luminosità della luna piena nel cielo notturno.Ci sono due assi: l’asse verticale rappresenta la luminosità, mentre quello orizzontale le dimensioni della finestra in cui viene misurata la luminosità. Al 2% delle dimensioni complessive della finestra, ovvero in modo puntuale e con zone d’immagine molto piccole, il Neo QLED di Samsung raggiunge un valore di luminanza tremendamente elevato, pari a 2104 Nit. Questo nella modalità cinema, che è un po’ più scura di quella standard, o anche nella modalità brillante del televisore. È un risultato semplicemente fantastico che anticipa i buoni valori di contrasto misurati successivamente.
Su livelli simili è anche la luminosità complessiva del televisore con le dimensioni piene della finestra: 658 Nit. Un valore davvero alto. Se ricevessi 2000 Nit sul 100% della superficie dello schermo ti bruceresti gli occhi. 658 Nit sono in effetti più che sufficienti per permetterti di distinguere le immagini sullo schermo anche nelle scene più scure viste in ambienti molto luminosi. Questa è anche una caratteristica tipica dei televisori LCD. A causa della tecnologia che impiegano, i televisori OLED invece sono molto meno luminosi e quindi danno qualche problema se c’è molta luce nell’ambiente.
Bilanciamento del bianco
Quanto dev’essere bianco il bianco? Dipende dalla temperatura del colore, ovvero da quanto il bianco è caldo o freddo. Il bianco caldo tende al giallo/arancione. Il bianco freddo tende al blu. A sua volta, questo si ripercuote sulla rappresentazione dei colori e sulla loro accuratezza. Nel settore per la calibrazione ci si è accordati su un bianco a 6500 Kelvin, detto anche punto di bianco D65. La maggior parte della gente lo vede come un bianco piuttosto caldo, come anche i colori risultanti. È in pratica la modalità cinema. Il bianco e i colori della modalità standard sono invece molto più freddi. Già soltanto per questo la modalità standard non fornisce un'immagine precisa.
Nei televisori si genera il bianco quando i subpixel rossi, verdi e blu di ogni pixel si illuminano contemporaneamente e con la stessa intensità. Quindi la massima luminosità è data dal bianco più chiaro, mentre la minore luminosità è data dal nero più profondo. Tutto quello che c’è in mezzo altro non è che la scala dei grigi. La precisione del bilanciamento del bianco si misura quindi con due tabelle:
- il delta E della scala dei grigi (dE)
- l’RGB Balance
Il dE della scala dei grigi mostra di quanto la scala dei grigi generata dal televisore di discosta dal valore di riferimento. L’RGB balance mostra fino a che punto la scala dei grigi generata dal televisore di discosta dal valore di riferimento. Perché è importante? Diamo un’occhiata sulla base dell’esempio concreto del QN95B:
Il grafico di sinistra è facile da leggere: lo scostamento rispetto al valore di riferimenti si definisce «delta E», ovvero «dE» Se mettessi il televisore direttamente vicino a un monitor di riferimento, ecco cosa significherebbero i risultati:
- Con valori uguali o superiori a 5: la maggior parte delle persone riconosce la differenza.
- Con valori compresi tra 3 e 5: soltanto gli esperti e gli appassionati riconoscono la differenza.
- Con valori compresi tra 1 e 3: soltanto gli esperti riconoscono la differenza, mentre anche gli appassionati hanno difficoltà.
- Con valori inferiori a 1: anche gli esperti non riconoscono alcuna differenza.
Qualsiasi valore inferiore a 5 è un dato molto buono per un televisore non calibrato. Il Samsungs QN95B raggiunge questo valore con circa l’80% di bianco. Con un bianco più chiaro il valore dE è di poco superiore al 5 e lo scostamento dal valore di riferimento non verrebbe rilevato dalla maggior parte delle persone.
Che cosa significa esattamente «scostamento»? Lo si capisce guardando il grafico dell’RGB Balance. Qui si vede che il punto di blu e di verde sono più chiari mano mano che il bianco emesso è più bianco. Questo significa che i subpixel blu e verdi sono troppo luminosi. Ma come già detto, al momento lo scostamento è intorno a dE 5. In media è solo di 2,56 dE (dE Avg). È quindi molto improbabile che, quando guardi un’immagine, tu percepisca effettivamente le tonalità blu o verde in quanto tali. Ottimi risultati, quindi, anche per il Neo QLED di Samsung.
La gamma cromatica
Continuiamo quindi con il gamut, ovvero la copertura degli spazi cromatici più comuni: maggiore è il contrasto, più colori possono essere rappresentati e quindi più naturale appare l’immagine. Il gamut è quindi importante nei contenuti HDR dal momento che, fedeli al loro nome, grazie alla gamma altamente dinamica necessitano di spazi cromatici più ampi.
- Rec. 709: 16,7 milioni di colori, spazio cromatico standard per contenuti SDR come live TV e Blu-ray
- DCI-P3 uv: 1,07 miliardi di colori, spazio cromatico standard per contenuti HDR, da HDR10 a Dolby Vision
- Rec. 2020 / BT.2020 uv: 69 miliardi di colori, è ancora poco utilizzato nel settore cinematografico e delle serie
La grande «macchia di colore», comprese le aree più scure, mostra tutta la tavolozza di colori percepibile dall’occhio umano. L’area più chiara a sinistra mostra lo spazio cromatico BT.2020. Stessa cosa a destra, ma con lo spazio cromatico DCI-P3, più piccolo. I quadretti bianchi indicano i limiti reali degli spazi cromatici. I cerchietti neri, invece, mostrano i limiti effettivamente rilevati durante la misurazione.
La misurazione dà le seguenti coperture degli spazi cromatici:
- Rec. 709: 100% (buona = 100%)
- DCI-P3 uv: 92,49% (buona = >90%)
- Rec. 2020 / BT.2020 uv: 71,27% (buona = >90%)
Il QN95B fornisce un’ottima copertura del 92,49% anche nel caso dell’importante spazio cromatico DCI-P3. A titolo di confronto, i televisori OLED raggiungono per lo più valori leggermente maggiori. Tra i televisori LCD il Neo QLED è comunque tra i top di gamma.
Meno soddisfacente la copertura dello spazio cromatico BT.2020, pari al 71,27%. Nel caso di contenuti corrispondenti questo porterebbe a delle compressioni evidenti. Porterebbe, perché a tutt'oggi anche i televisori OLED raggiungono a malapena l’80% di copertura del BT.2020. Proprio per questo motivo il settore cinematografico e delle serie calibra i propri contenuti HDR quasi soltanto nel più diffuso spazio cromatico DCI-P3. Il BT.2020 è quindi considerato lo spazio cromatico del futuro e il valore di copertura è quindi un indice della futura compatibilità degli apparecchi.
Molto più importante è il color error.
Il color error
Che cosa rende i colori accurati? Per un televisore i colori in realtà sono dei numeri. Numeri che definiscono con precisione i colori all’interno di un determinato campo cromatico. Ad esempio rosso, verde edera o blu cielo. Quando guardi la televisione questi numeri vengono inviati come metadati al tuo televisore, che interpreta i dati e li rappresenta con i colori corrispondenti. Facile, no?
Ni. Se da un lato i televisori sono in grado di elaborare e rappresentare la maggior parte dei segnali all’interno dei campi cromatici comuni, ciò non significa che i colori vengano anche rappresentati con precisione. Se così fosse, l’immagine sarebbe rappresentata esattamente allo stesso modo su tutti i televisori. Invece, più i colori rappresentati corrispondono a quelli dei monitor di riferimento, più il televisore è accurato e performante.
Come già in precedenza per la scala dei grigi, anche lo scostamento del televisore dal valore di riferimento è indicato con dE. Le caselle bianche mostrano i colori di riferimento inviati al televisore dal generatore dell’immagine di test. I cerchietti neri, invece, mostrano i colori effettivamente misurati. Anche in questo caso i valori dE inferiori a 5 sono considerati buoni valori per televisori non calibrati.
Il grafico è chiaro: il QN95B di Samsung offre un’elevata fedeltà cromatica già dalle impostazioni di fabbrica. In effetti dopo un totale di 40 misurazioni ho rilevato uno straordinario dE medio di 2,97. Certamente con una calibrazione si potrebbe portare il valore anche sotto al 2, magari anche a 1. Ma la differenza con un monitor di riferimento è talmente minima che anche occhi esperti non riuscirebbero a rilevarla.
A termine di confronto, nella modalità standard il dE era 13,57: niente a che vedere con la modalità cinema a cui, lo ricordo, si riferiscono tutte le misurazioni qui riportate.
Valutazione intermedia dopo la misurazione
Facciamo un primo breve bilancio. Le misurazioni indicano che il QN95B ha un’immagine chiara, che si apprezza principalmente in locali molto illuminati. Nei locali più bui gli OLED offrono sempre immagini migliori. I campi cromatici più comuni (Rec. 709 e DCI-P3) sono ben coperti. Particolarmente buona la fedeltà cromatica. Tutti i valori misurati indicano complessivamente un’immagine molto accurata.
È giunto il momento di passare dalla teoria alla pratica.
Mini LED, secondo giro
Passiamo ora a una delle caratteristiche principali del televisore Neo QLED: i mini LED. Questo significa che migliaia di LED l’uno a fianco dell'altro forniscono la retroilluminazione. I pixel LCD, infatti, non possono illuminarsi da soli, ma devono essere illuminati da dietro. E dove i pixel dovrebbero rimanere neri, la luce dei LED viene bloccata da cristalli di luce e filtri di polarizzazione. In teoria. In pratica, invece, attraverso i pixel filtra sempre un po’ di luce. Ecco perché i televisori LCD hanno un grigio scuro al posto del nero.
Per contrastare questa situazione, i produttori di televisori hanno ideato il Full Array Local Dimming (FALD): centinaia di LED che si oscurano localmente. Questo assicura migliori livelli di nero e quindi migliori contrasti che dovrebbero rivaleggiare con la concorrenza OLED. In linea di principio la tecnologia Mini LED è simile alla FALD. Ma con migliaia di LED invece di centinaia. Questi mini LED trovano spazio nel televisore perché sono molto più piccoli dei LED FALD. Nel frattempo si producono mini LED grandi 152 micrometri (ovvero 0,152 millimetri), come apprendo dall’intervista con Olivier Semenoux, Head of Product Management di TCL Europe.
In sostanza, il mini LED è il logico sviluppo della tecnologia FALD.
Perché i LED più piccoli sono meglio di quelli grandi? Soprattutto perché riducono il fastidioso blooming, una sorta di alone che si verifica quando i bordi luminosi su uno sfondo scuro non sono illuminati con precisione millimetrica. I LED poi brillano anche dove dovrebbe esserci il nero. Diversi LED più piccoli, invece, sono più precisi di pochi LED grandi. E poiché ci sono molti più LED nei televisori a mini LED rispetto ai televisori FALD, ci sono più zone oscurabili e quindi un minor effetto blooming.
Ad esempio si dice che il modello da 65 pollici dell’SM9900 di LG abbia circa 100 zone di oscuramento. Nel confronto più sotto tratto da «Westworld» tieni d’occhio la camicia. O la zona scura a sinistra vicino al viso della donna. È come se brillassero. Quello che succede in realtà nell’LG è che i LED dello sfondo non illuminano in modo preciso i volti o la camicia bianca. Di conseguenza illuminano anche quei pixel che dovrebbero essere neri. Nel QN95B di Samsung, invece, questo non succede. Secondo Rtngs.com ci sarebbero 720 zone di oscuramento.
Questa è la differenza tra mini LED e FALD.
Come puoi vedere, grazie alla retroilluminazione a mini LED il QN95B di Samsung riesce a oscurare benissimo aree localizzate. In questo modo riesce a ottenere un nero davvero degno di nota per un televisore LCD e quindi migliori contrasti rispetto ai concorrenti FALD. Non male.
L’immagine: gradazioni e colori bellissimi e accurati
Le misurazioni precedenti attestano che il televisore offre un’ottima copertura dei campi cromatici con una grande fedeltà dei colori. In teoria. Ma qual è il risultato nella pratica?
Resa cromatica
Non esistono molti film più colorati di «Guardiani della Galassia Vol. 2». E ancora meno scene che servono l’intero spettro di colori come questa. La prima scena fuori dal palazzo di Ego, alla luce del tramonto, esplode di rosso saturo, disegnando la pelle di Drax con dettagli nitidissimi ed evidenziando persino i suoi tatuaggi rosso sangue. Anche la seconda scena risulta calda e equilibrata: sullo sfondo il sole che tramonta tra sbuffi di nuvole in cui si riflettono l’azzurro e l’arancione del cielo e dell’inferno.
Come già detto: se c’è una prevalenza di blu o verde nelle zone più luminose dello schermo si nota appena. La vedo molto di più negli OLED di LG e Philips. La cosa non sorprende: a causa della tecnologia utilizzata i blu risultano più accentuati nei televisori OLED rispetto agli LCD.
Ma facciamo qualche passo indietro. I colori delle immagini non devono sempre essere sfacciati. Come nel film «Cena con delitto - Knives Out», dove un perfido assassino è a piede libero e il regista Ryan Johnson punta su un’immagine il più possibile naturale. È soprattutto nei toni della pelle che vedi quanto sia valida la resa del televisore.
Anche in questo caso si nota bene la leggera sfumatura blu nel televisore OLED di LG. Guarda ad esempio la camicia del vecchio Harlan Thrombey. D’altra parte l’immagine del Samsung appare un po’ troppo desaturata. Troppo piatta. Almeno per quanto mi riguarda, anche se in questo caso so di essere volutamente pignolo. L’OLED di LG ha semplicemente più carattere. Guarda ad esempio la parete di legno rossa o i post-it appesi sullo sfondo.
Black Crush e ombre
Non tutte le scene sono chiare. Alcune sono davvero buie. Ecco perché mi interessa testare la capacità del Samsung di raffigurare i dettagli nelle aree dell’immagine più scure. Faccio del mio meglio, quindi, per mettere in difficoltà il QN95B. Lo metto a diretto confronto con un OLED, ovvero il C2 di LG. Lo faccio per un motivo ben preciso: i pixel OLED emettono una propria illuminazione. In un’immagine UHD con oltre otto milioni di pixel ci sono quindi oltre otto milioni di zone di oscuramento. È per questo che i televisori OLED riescono a riprodurre un nero perfetto, offrono contrasti migliori e senza effetto blooming.
Le scene buie sono il loro pezzo forte.
Come questa, di «Blade Runner 2049». Guarda a sinistra il blooming intorno alla finestra. A destra, con l’LG, non c’è alcun blooming. Guarda invece la differenza di resa dei neri e dei dettagli nelle aree scure dell’immagine. Quale ti piace di più? A me l’immagine OLED di destra.
Su scene come queste le opinioni divergono. Se chiedi alla Samsung ti diranno che gli OLED fanno scomparire troppi dettagli nelle aree scure dell’immagine (il cosiddetto Black Crush). Io concordo con la maggior parte degli esperti e ritengo che i televisori LCD rischiarino delle aree dell’immagine che non devono essere rischiarate. Se giri una scena completamente in controluce, come nell’esempio precedente, è più naturale che tutto il resto scompaia dietro a sagome nere e scure. Secondo me non si tratta dell’effetto Black Crush, ma è esattamente ciò che il regista Denis Villeneuve voleva ottenere: due sorgenti di luce per i due protagonisti che rappresentano due filosofie opposte, simboleggiate dall’oscurità che li separa.
Gradazioni di luminosità
Un ultimo test sull’immagine: le gradazioni di luminosità. A causa della tecnologia usata, qui sono soprattutto i televisori LCD a dare il meglio di sé. Nel prossimo esempio tratto da «Jurassic World» guarda il sole sullo sfondo: anche in una zona chiara dell’immagine le gradazioni sono talmente nette che è ancora possibile riconoscere la forma sferica del sole in cielo. Questo è molto meno frequente nei televisori OLED di LG e Philips.
Ancora una volta si distingue molto bene l’immagine più fredda dell’OLED a destra da quella calda del Neo QLED a sinistra. A me l’immagine OLED sembra più naturale. Più incisiva. Soprattutto se guardo il colore della pelle. Ma, sempre in questa scena, mi piace di più l’immagine calda girata nel sole del mattino del Samsung.
Processore
Il processore è il cervello del televisore. Il suo compito principale è quello di ricevere, elaborare e visualizzare i segnali delle immagini. Elaborare significa rilevare la cattiva qualità dell’immagine e migliorarla. Samsung lo chiama il «Neural Quantum Processor» con «tecnologia AI di upscaling 4K». Lasciando da parte le iperbole del marketing, il processore ha comunque il compito di eliminare i rumori, intensificare i colori, smussare i bordi, rendere più fluidi i movimenti e aggiungere le eventuali informazioni mancanti sui pixel.
Motion processing e judder
Tanto per cominciare, voglio rendere la vita difficile al processore. In pratica il judder è un fenomeno presente in tutti i televisori. È ciò che accade quando il segnale video e il pannello del televisore non hanno la stessa frequenza di fotogrammi. Ad esempio nei film del cinema. Il QN95B di Samsung può visualizzare fino a 144 fotogrammi al secondo. Ma i film vengono girati a 24 fotogrammi al secondo. I processori sincronizzano questo squilibrio con i calcoli interframe. Se il processore è troppo aggressivo, l’immagine appare esageratamente fluida come in una soap opera in stile «Good Times, Bad Times». Se invece è troppo debole, l’immagine comincia a «balbettare». Soprattutto con lunghe panoramiche della telecamera. Il film sembra «agitato». In inglese si dice «jittery». Ecco da dove arriva il termine «judder».
«1917» di Sam Mendes è pieno di questi movimenti di cinepresa costanti e lenti e quindi perfetto per testare il judder. Come prima cosa non applico alcuna correzione nella riduzione del judder. Samsung ritiene infatti che un film debba avere questo andamento «a scatti», che rappresenterebbe un piacevole effetto cinematografico. Io trovo invece che sia antiquato e sinceramente eccessivo. Ecco perché nel menu dell’immagine, tra le impostazioni per esperti, aumento la riduzione del judder da «3» a «7». Secondo me questo è il punto giusto: il judder è ancora visibile se ci fai attenzione, ma mai eccessivo. Nel confronto tra i due video fai attenzione soprattutto alle barre verticali del fienile.
Nei televisori OLEG di LG, nel secondo confronto tra i video, rilevo dappertutto lo stesso problema. Per risolvere il problema del judder devo cambiare da «cinema» a «naturale» l’elaborazione del movimento nelle impostazioni per esperti. Nel Philips del terzo confronto, invece, trovo che l’impostazione di fabbrica del judder fosse già ottima.
La prossima scena è tratta da «1917». Ancora una volta il lavoro di Mendes con la cinepresa costituisce una sfida immensa per la maggior parte dei processori. Soprattutto dove ci sono bordi che si stagliano netti contro uno sfondo sfocato, per esempio intorno agli elmi dei due soldati. Qui, sia il processore che i pixel devono reagire in modo incredibilmente veloce.
Il processore del Samsung è eccezionalmente valido, anche se non mostra i muscoli con la stessa intensità del processore LG. Tuttavia l’immagine è fluida senza apparire mai innaturale. A questo si aggiunge la temperatura del colore regolata con precisione. Solo nelle aree scure l’OLED di LG dimostra di essere di un altro livello: il nero perfetto dà quel tocco in più all’immagine donando maggiore profondità alla scena. L’immagine del Philips invece è troppo fredda, ma i movimenti extrafluidi della telecamera sono davvero notevoli.
Tempo di risposta dei pixel
Passiamo ora ai contenuti originali Apple: «For All Mankind». Voglio vedere quanto tempo impiega un singolo pixel a cambiare colore. Se questo non avviene abbastanza velocemente, ti sembrerà che l'immagine sia striata: questo fenomeno si chiama «ghosting». Lo confronto direttamente con il C82 di TCL, un altro televisore con mini LED. Quando la telecamera si sposta sulla superficie della luna, fai attenzione al testo sovrapposto. A destra sul TCL vedi le strisce di cui parlavo:
Nel Samsung a sinistra, invece, non vedi quasi nulla. Pazzesco! È evidente che è presente un processore eccellente. Tutti i televisori LCD fanno fatica a raffigurare la scena senza striature. Lo si vede negli altri due confronti dello stesso video con televisori OLED di LG e Philips. Se guardi molto attentamente nei confronti vedrai ancora meno striature. E la cosa non mi sorprende. I televisori OLED hanno ottimi tempi di risposta grazie alla loro tecnologia. Ecco perché sono anche considerati ottimi monitor da gaming. Sotto questo punto di vista, i televisori LCD sono in svantaggio.
Upscaling
Ed ora il test più difficile. Questa volta voglio vedere come il processore riesce a migliorare la qualità di fonti meno pregiate, come i Blu-ray o le buone vecchie trasmissioni in diretta. Oppure «The Walking Dead»: la serie è stata volutamente girata su pellicola da 16 mm, per creare la sensazione di un mondo post-apocalittico grazie alla granularità antiquata e al rumore dell’immagine.
Il processore Neo-Quantum di Samsung domina l’upscaling. Senza alcuna ombra di dubbio. Infatti, nel video si vede una fonte HD con qualità SDR, i cui circa 2 milioni di pixel sono gonfiati fino a 8,3 milioni di pixel. In altre parole: viene calcolato il 75% dell’immagine. In compenso, la nitidezza e lo smussamento dei bordi sono ottimi. Soltanto nel caso del rumore vedo il processore di Panasonic e soprattutto di LG leggermente in vantaggio. Comunque anche io devo andare a cercare le differenze con il lanternino.
Gaming: input lag e modalità gaming
E siamo arrivati all’ultimo test: il televisore va bene anche per il gaming? Assolutamente. Lo raccomando anche. Il televisore supporta tutte le funzioni più importanti per gamer:
- 4 porte HDMI 2.1 (4K 144 Hz / 8K 60 Hz)
- Auto Low Latency Mode (ALLM)
- Frame rate variabili (FreeSync Premium Pro e HDMI Forum VRR)
A tal fine, Samsung – proprio come LG, Philips e Panasonic – ha stretto una partnership con molti importanti studi di giochi. Il risultato è HGiG – HDR Gaming Interest Group. Secondo il produttore, questo dovrebbe garantire che l’HDR venga visualizzato come voluto dagli sviluppatori del gioco. I giocatori su PC, in particolare, potrebbero cantare una canzoncina o due sulle loro disavventure con la pessima resa dell’HDR.
Con l’input lag tester di Leo Bodnar misuro un ritardo d’ingresso medio di 11 millisecondi in modalità gioco, senza rilevare perdite eccessive di qualità dell’immagine. Ad esempio, giocando a «Spider-Man: Miles Morales» sulla mia Playstation 5.
Sono soddisfatto: i colori sono brillanti, il nero è davvero nero, i bordi sono nitidi e l’immagine non si sfoca troppo anche quando la fotocamera si muove velocemente e a scatti. Osserva la sagoma scura di Miles in controluce, le texture dettagliate di una New York coperta di neve o i dettagli chiaramente visibili delle nuvole. È così che dovrebbe essere una buona modalità gaming.
Grande! Anche Samsung, come LG, offre un sottomenu dedicato per vedere subito all’inizio dei video dove è possibile effettuare regolazioni di precisione e dove si può leggere il frame rate attuale. Molto importante: QN95B di Samsung supporta senza problemi la nuova modalità VRR a 120Hz Modus della PS5.
Verdetto: se potessi me lo terrei
Qui termina la mia prima recensione con una profondità tale da far impallidire quella del telescopio spaziale James Webb. Se ti è piaciuta, ho buone notizie per te: d’ora in poi le revisioni dei televisori avranno sempre questo formato.
Per quanto riguarda il televisore in questione, Neo QLED di Samsung mi ha sorpreso. Non mi aspettavo che avesse dei colori così fedeli già con le impostazioni di fabbrica. Il processore è buono. La modalità gaming anche. E chi guarda la televisione soprattutto di giorno in ambienti molto luminosi (cosa che, con la pandemia e lo smart working, è diventata la nuova normalità) sarà senz’altro più felice con un televisore a mini LED che con un OLED.
Nonostante tutto il QN95B non riesce a eguagliare del tutto la qualità degli OLED. Almeno non negli ambienti bui. Per questo è indicato il C2 di LG che, ad esempio, è un po’ meno caro. Se dovessi scegliere opterei per un televisore OLED, anche se non subito. In questo periodo dell’anno i prezzi dei televisori del 2022 sono relativamente alti. Dall’autunno inizieranno a calare. Attualmente i modelli del 2021 sono invece particolarmente convenienti e, detto tra noi, la maggior parte dei comuni mortali non è in grado di notare alcuna differenza. Non è che adesso ti rivelo chi sono gli insider di digitec e mi creo dei problemi. È semplicemente lo standard del settore.
Forse Samsung riuscirà nel sorpasso con la prossima tecnologia: la QD OLED. Ho già il modello di Samsung in casa e lo testerò tra due o tre settimane. E il televisore QD OLED di Sony, con pannello Samsung e processore proprietario, potrebbe essere presentato al pubblico già questa settimana.
Quindi non perderti le novità. La stagione 2022 dei televisori è aperta.
La mia zona di comfort consiste in avventure nella natura e sport che mi spingono al limite. Per compensare mi godo anche momenti tranquilli leggendo un libro su intrighi pericolosi e oscuri assassinii di re. Sono un appassionato di colonne sonore dei film e ciò si sposa perfettamente con la mia passione per il cinema. Una cosa che voglio dire da sempre: «Io sono Groot».