Pixel per mettersi in posa
Retroscena

Pixel per mettersi in posa

Vanessa Kim
6/10/2021
Traduzione: Giulia Gobbo

L'abbigliamento generato al computer non è una novità nella scena dei videogiochi. Ora il mercato vuole convincere anche chi non è appassionato di videogiochi dello status quo della moda digitale.

Il marchio di moda RTFKT ha guadagnato quasi tre milioni di franchi in sei minuti con la vendita di 1200 sneaker – virtuali, beninteso. Non solo le scarpe vanno a ruba, ma anche i capi d'abbigliamento. Un fenomeno che non sorprende. In tempi di telelavoro e relative videoconferenze, gran parte della vita si svolge davanti ai monitor, e più tempo passiamo davanti agli schermi, maggiore è il bisogno di mostrarci alla moda, anche virtualmente.

L'abbigliamento digitale è il futuro. Già oggi, il settore della moda si affida a tecnologie come la realtà aumentata e le visualizzazioni 3D per vendere la merce. Per esempio, i camerini virtuali facilitano lo shopping online e gli Smart Mirror l'esperienza di shopping nelle boutique. È solo una questione di tempo prima che i vestiti e gli accessori virtuali acquistino importanza.

Ampliare gli orizzonti

Durante il lockdown (parziale), il mondo si è improvvisamente fermato. Le persone hanno dovuto reinventarsi e occupare il tempo libero extra. Molti hanno trovato un bel passatempo in «Animal Crossing: New Horizons». Il videogioco affascina sia i giocatori che i non giocatori. Il gioco di simulazione di vita sviluppato da Nintendo offre alle persone una fuga virtuale dalla realtà che, a causa del coronavirus, si limita alle proprie quattro mura. Il tuo avatar vive su un'isola idilliaca dove entri in contatto con persone che la pensano come te. Inoltre, puoi abbigliare il tuo personaggio individualmente. Questa funzione incoraggia anche gli appassionati di moda a giocarci. L’improvviso hype attira anche grandi nomi come Valentino e Marc Jacobs, che iniziano a disegnare abbigliamento virtuale da scaricare tramite dei codici. Anche videogiochi come «The Sims» e «Fortnite» collaborano con case di moda come Diesel, Gucci e Nike e fanno un sacco di soldi con vestiti digitali. In tempi come questi, quando una settimana della moda dopo l’altra viene annullata, il settore è alla ricerca di piattaforme innovative, come i videogiochi, per promuovere le collezioni fisiche.

Animal Crossing: un look di Valentino. Immagine: Courtesy Valentino e Kara Chung
Animal Crossing: un look di Valentino. Immagine: Courtesy Valentino e Kara Chung

La nuova droga

Uno zaino Balenciaga a un prezzo stracciato? Impossibile nella vita reale. Ma la cooperazione del marchio di lusso francese con lo sparatutto di sopravvivenza co-op lo rende possibile. In «Fortnite», puoi ottenere lo zaino firmato per il tuo avatar per l'equivalente di 20 franchi. Se ti identifichi con il tuo avatar, prima o poi vorrai uno zaino Balenciaga anche nella vita reale. Costo: circa 1425 franchi. Ahia. Naturalmente, la casa di moda non ha perso l'occasione di progettare una collezione fisica oltre a quella virtuale. Non può (soprav)vivere solo di aria e amore. L'obiettivo primario dei marchi di moda non è l’improvvisa passione per i giochi, bensì il marketing delle loro collezioni fisiche. Così, per mantenere la clientela a lungo termine, i profumi che una volta erano considerati droghe leggere vengono sostituiti da un «velo di niente» formato da pixel. La moda virtuale ha un effetto positivo sulla desiderabilità dei prodotti reali. Questo succede soprattutto con i giovani millennials e la Generazione Z, perché per loro i confini tra il mondo virtuale e quello reale sono sfumati.

Chiunque vuole fare bella impressione, mostra il suo lato migliore anche sui social media. Postare lo stesso outfit due volte è fuori questione. Se non sei un influencer e non ricevi regali dai marchi, è costoso e in entrambi i casi è dannoso per l’ambiente. La necessità è la madre dell'invenzione, quindi non sorprende che secondo uno studio britannico, il nove percento dei partecipanti ha ammesso di ordinare regolarmente vestiti, indossarli per scattare foto da postare su Instagram e poi restituirli. Questo procedimento non è solo ingiusto nei confronti del marchio, ma è anche negativo per il bilancio ecologico. E se si potesse mettere un capo d'abbigliamento sopra un selfie come un filtro? Proprio come i filtri di bellezza su Instagram. In questo modo si prendono due piccioni con una fava.

Niente di impossibile

Seguire ogni tendenza senza un eccesso di vestiti? Secondo i due fondatori di DressX è possibile. Il negozio online di Daria Shapovalova e Natalia Modenova, lanciato l'anno scorso, vende esclusivamente vestiti fatti di pixel. Dai gilet agli sneaker, il negozio presenta anche look completi di Dolce & Gabbana. Quando fai acquisti su DressX, carichi un tuo selfie e poco dopo lo ricevi modificato. In altre parole: l'indumento o l'accessorio acquistato viene virtualmente adattato al tuo corpo e montato sull'immagine. Quindi non ottieni un file digitale dell'indumento, ma un selfie ritoccato. Come su altre piattaforme simili, le fondatrici di DressX con le loro creazioni un giorno vorrebbero vestire anche il tuo avatar o addirittura te, se vuoi avere un dresscode particolare in una videochiamata.

Nel 2019, la casa di moda virtuale The Fabricant è stata la prima a vendere un abito digitale. L'abito firmato è stato venduto per l'equivalente di 9500 franchi. Il «velo di niente» è stato regalato dal capo di una società di sicurezza blockchain alla moglie Mary. Dopo l'acquisto, il vestito è stato confezionato su misura da The Fabricant. Alla domanda sulla sua esperienza con la start-up olandese, Mary risponde che è entusiasta del risultato. Tuttavia, vorrebbe poter indossare il vestito più spesso e non solo nelle foto. In futuro, sarebbe contenta di trovare l'abbigliamento virtuale anche su TikTok.

Maria nel suo pezzo unico: l'abito «Iridescence» di The Fabricant. Immagine: The Fabricant
Maria nel suo pezzo unico: l'abito «Iridescence» di The Fabricant. Immagine: The Fabricant

Dietro The Fabricant c'è l'olandese Amber Slooten, che si è laureata alla scuola di fashion design con una collezione completamente virtuale. È convinta che la moda non debba essere fisica per esistere: «In questi tempi, la nostra identità digitale è quasi più importante di quella fisica». Il suo partner Kerry Murphy la sostiene. Il co-fondatore è un regista e uno specialista di effetti virtuali. Con la loro start-up, fondata nel 2018, i due vogliono rendere il settore della moda un po' più sostenibile, visto che al giorno d'oggi il fast fashion è prodotto in paesi economici, spedito in mezzo mondo e alla fine indossato solo una volta. I vestiti digitali sono la soluzione a questo problema, soprattutto perché gran parte della vita quotidiana si svolge a casa e sui social media. In cambio, The Fabricant consuma dati ed elettricità. Una società guidata dai click e dai like può davvero aiutare la moda virtuale a fare un grande passo avanti. Infatti, in futuro non ci sarà più bisogno di comprare vestiti fisici per le foto e quelli virtuali finiranno nel cestino digitale piuttosto che nella spazzatura.

Le idee ci sono, ma i clienti sono ancora titubanti quando si tratta di acquistare moda digitale. Gli autoproclamati «esperti di moda» di The Fabricant consigliano marchi come Puma, Under Armour e Buffalo London: il 3D, le campagne e la digitalizzazione dei processi di design stanno aprendo la strada alla moda virtuale per i marchi. Per Buffalo London, ad esempio, la start-up ha progettato delle scarpe con la fiamma per promuovere la collezione fisica. Anche la casa di moda Tommy Hilfiger si affida all’esperienza di The Fabricant: con il suo aiuto, entro la primavera del 2022 prevede di digitalizzare tutti i processi di progettazione per accelerare i flussi di lavoro interni.

Visualizzazione 3D di una felpa Tommy Hilfiger. Immagine: Tommy Hilfiger x The Fabricant
Visualizzazione 3D di una felpa Tommy Hilfiger. Immagine: Tommy Hilfiger x The Fabricant

Confini che scompaiono

In occasione del MET Gala di New York e come parte della seconda Crypto Fashion Week, a fine settembre ha avuto luogo il primo Meta Gala. Sotto il motto «As Above, So Below», all’evento digitale gli avatar hanno presentato abiti esclusivi, che sono stati messi all'asta dopo l'evento. Parte del ricavato andrà a un fondo che sostiene i designer digitali emergenti. A proposito, l'offerta più alta è stata ricevuta da un modello di The Fabricant, che è stato messo all'asta per l'equivalente di 8800 franchi.

L'abito «The Empress of the Metaverse» è stato presentato al Meta Gala dalla digital influencer «Ruby 9100m». Immagine: The Fabricant
L'abito «The Empress of the Metaverse» è stato presentato al Meta Gala dalla digital influencer «Ruby 9100m». Immagine: The Fabricant

Nonostante le varie possibilità nella moda virtuale fino ad ora, c'è ancora una lunga strada da percorrere che ha bisogno di molta persuasione. Per convincere i consumatori medi, i vestiti devono essere modificati. I design virtuali ricordano per lo più i costumi di carnevale o di cosplay invece della moda quotidiana. Anche i prezzi sono discutibili: più un indumento fatto di pixel è normale, più è costoso. Perché dovrei pagare quasi 5000 franchi per un abito virtuale di Dolce & Gabbana quando non lo farei nemmeno nella vita reale?

La moda dei pixel ha una possibilità, se gli stilisti e le stiliste digitali modificano i disegni e i prezzi e gli abiti virtuali seguono i tuoi movimenti in modo da essere percipiti correttamente. Una cosa è certa: grazie all'abbigliamento virtuale, la moda sta tornando a essere ciò che dovrebbe essere, cioè qualcosa con cui ci esprimiamo in modo giocoso e ci divertiamo.

Moda digitale

Indosseresti dei vestiti virtuali?

  • Sì, certo.
    14%
  • Mai nella vita!
    56%
  • Vediamo come si svilupperà il tutto.
    30%

Il concorso è terminato.

Immagine di copertina: Immagine: The Fabricant

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Quando non sto esplorando le profondità del mare aperto come una subacquea, mi piace immergermi nel mondo della moda. Tengo gli occhi aperti sulle strade di Parigi, Milano e New York per trovare le ultime tendenze e ti mostro come portarle dalla passerella alla vita di tutti i giorni. 


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