Sulle tracce della corsa: la detective delle scarpe al lavoro
Retroscena

Sulle tracce della corsa: la detective delle scarpe al lavoro

Michael Restin
16/6/2022
Traduzione: Martina Russo

Dalle mie scarpe si possono ricavare indizi sul mio modo di stare in piedi o di camminare. Le tue scarpe raccontano anche di come hai camminato in passato. Quando l’esperta nota scarpe abbandonate con noncuranza davanti alla porta di casa, nella sua testa inizia subito una caccia agli indizi.

Mi presento: sono Michael, ho 41 anni e c’è il sospetto che io in passato fossi un corridore che appoggiava sui talloni in modo brutale. Almeno questo è quello che pensa Pascale Gränicher, praticante di atletica leggera e fisioterapista presso il Centro di medicina dello sport della clinica universitaria Balgrist, con un occhio allenato per i movimenti e i loro effetti. Con lei imparo a correre. O meglio, ci provo. In ogni caso imparo a guardare la corsa con occhi diversi. In modo più preciso e dettagliato.

Un’analisi dettagliata dell’andatura mi ha mostrato quali forze agiscono a ogni passo e in che modo sono correlate tra loro. Il primo giorno nella scuola dei piedi imparo a riconoscere i miei punti deboli e a lavorare con tutto quello che i piedi regalano. In parallelo scopro anche che Pascale ha sviluppato una specie di radar personale per le scarpe. «Quando vado a casa di amici spesso riconosco i presenti dalla posizione delle loro scarpe», mi racconta, tra una spiegazione scientifica e l’altra. Davvero? Mi sembra interessante.

Quello che le passa per la testa non è: «Le Nike blu sono quelle di XY», bensì «da come sono messe, quelle scarpe devono essere di XY». Qual è il suo segreto? La capacità di osservazione di una persona che da tantissimo tempo si occupa di corsa e che aiuta le persone a migliorarsi.

Oggi il suo sguardo scrutatore è rivolto a me, ma a Pascale non sfuggono nemmeno i più piccoli dettagli delle scarpe indossate.
Oggi il suo sguardo scrutatore è rivolto a me, ma a Pascale non sfuggono nemmeno i più piccoli dettagli delle scarpe indossate.

Ognuno di noi ha dei modelli

«Quando camminiamo seguiamo tutti un modello naturale e, quando ci togliamo le scarpe, spesso le lasciamo nella stessa posizione in cui staremmo anche noi», questa la sua ipotesi. Naturalmente la teoria si applica solo se quando ti togli le scarpe non usi le mani, non riponi con cura le tue sneaker in un angolo e non le calci via.

Faccio una prova e mi tolgo le scarpe dai piedi salendo sul tallone destro con la scarpa sinistra e poi liberando il piede sinistro allo stesso modo. Le mie scarpe sono posizionate di fronte a me come se Obelix mi avesse fatto volare via con uno dei suoi montanti. Le punte sono orientate verso l’esterno, come si vede nella foto sopra al titolo. Infatti, è più o meno la posizione in cui starei anche io. Mentre faccio l’esercizio mi viene in mente che non mi toglierei mai la scarpa sinistra per prima.

«Questa osservazione non ha basi scientifiche: è solo una cosa che ho notato», racconta Pascale, che da scarpe con la punta verso l’esterno può capire ancora molte cose. «Naturalmente dipende anche se si tratta di scarpe per il tempo libero o da corsa. Ma se c’è una qualche dominanza lo si capisce dall’usura». Vale la pena, ogni tanto, dare un’occhiata alle scarpe quando non sono più nuove. «Quando le appoggi vedi già in quale direzione sono inclinate», spiega Pascale. Nel mio caso verso l’esterno, dove la suola è più consumata.

Verso l'esterno la suola è più lisa. La colpa è dell'asse delle mie gambe e del modo in cui corro. Nel frattempo sto cercando di usare meno il tallone quando faccio jogging.
Verso l'esterno la suola è più lisa. La colpa è dell'asse delle mie gambe e del modo in cui corro. Nel frattempo sto cercando di usare meno il tallone quando faccio jogging.

Tracce anche nel tessuto

«Almeno una volta correvi appoggiando molto sul tallone e sul lato esterno del piede», è la sua conclusione logica. «È più frequente trovare scarpe consumate sul lato interno, come succede nell’iperpronazione. Tranne che in coloro che corrono appoggiando l’avampiede, dove naturalmente non c’è usura sul tallone». In questo caso le suole risultano più consumate nella parte anteriore della scarpa. Oppure in alto, nel tessuto della scarpa. «Nelle persone che hanno le gambe inclinate verso l’interno perché l’arco trasverso è collassato, il mignolo preme verso l’esterno e la stoffa cede», continua Pascale. «E si vede anche se qualcuno ha l’alluce valgo». L’alluce deformato è un problema frequente nel complicato sistema del piede.

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    di Michael Restin

Perché il piede resti in forma serve un buon sostegno, soprattutto nelle scarpe da corsa. Se il sostegno cede, Pascale nota indizi di logoramento del materiale. «Faccio caso a come sono allacciate le scarpe», mi spiega. «Se qualcuno ha i piedi molto inclinati verso l’interno, spesso i lacci delle scarpe sono tirati verso l’esterno. Si tratta probabilmente di un tentativo inconsapevole di compensare il fatto che il tessuto cede verso l’esterno e offre meno supporto».

Se non hai idea di come si comportano le tue gambe durante la corsa, dovresti dare uno sguardo critico allo specchio. E prima ancora guardare le ginocchia. Idealmente la rotola dovrebbe spostarsi in avanti e leggermente verso l’esterno sopra al secondo dito del piede. Per molti non è così e spesso il ginocchio si inclina verso l’interno. Dovresti conoscere all’incirca gli assi delle tue gambe e in caso di problemi chiedere aiuto a un professionista.

Ti facciamo vedere un X e un O: Pascale mostra come si presentano le gambe quando le ginocchia piegano verso l’interno.
Ti facciamo vedere un X e un O: Pascale mostra come si presentano le gambe quando le ginocchia piegano verso l’interno.

Danni collaterali in caso di base d’appoggio stretta

Pascale procede, come da mia richiesta, con il suo piccolo excursus sui segni visibili nelle scarpe. «Spesso vedo anche del tessuto abbastanza logoro nella parte interna vicino alla linguetta». In quel punto le mie scarpe sono a posto, perché i miei piedi fanno l’esatto opposto di ciò che può provocare questa usura: «Chi piega le gambe verso l’interno a volte sbatte un piede contro l’altro». Questa è una possibile spiegazione. Ma questo è un punto della scarpa che spesso anche i runner più esperti rovinano. «Lo stesso succede anche a chi appoggia l’avampiede e ha una base d'appoggio stretta», spiega Pascale. «Anche io ho sempre le scarpe rovinate in quel punto».

È chiaro cosa intende con base d’appoggio stretta, quindi non faccio ulteriori domande. Poi però in un secondo momento decido di approfondire e nel libro «Medical Running» (in tedesco) trovo la seguente spiegazione: «La base di appoggio identifica la distanza tra i margini interni dei due piedi. A seconda della larghezza del bacino varia anche la base di appoggio. Se quando si cammina è all’incirca di 5 cm, durante la corsa questa distanza diminuisce sensibilmente e i piedi appoggiano praticamente direttamente sotto al baricentro corporeo. I runner più veloci corrono su una base di appoggio estremamente stretta e idealmente su una linea».

Situazione ideale e un caso per il bidone della spazzatura

Ricorda: anche i casi ideali possono provocare danni ai materiali. Io sono lontano anni luce dallo stile di corsa ideale, ma le mie vecchie scarpe, a parte le tracce di usura sul tallone, sono ancora in buono stato secondo Pascale: «Sembrano ancora a posto». Io corro raramente e di solito uso anche suole più sottili, ma chiaramente queste non sono ancora da buttare. Devo solo controllarle regolarmente.

«Quando vedi che sono molto usurate, dovresti cambiarle. Perché i modelli di corsa che hai ora non dovrebbero venire consolidati dalla scarpa». Chi può, dovrebbe correre almeno per tratti brevi con scarpe neutre senza sostegno per la pronazione e allenare il proprio arco plantare.

A proposito di modelli: calze nere e sudore hanno lasciato un altro indizio sui miei piedi nella soletta interna. Infatti è rimasta un’impronta che mi sembra piuttosto nota.

Pedobarografia per poveri: sulla mia soletta interna è rimasto il segno del piede con i punti di pressione ben visibili.
Pedobarografia per poveri: sulla mia soletta interna è rimasto il segno del piede con i punti di pressione ben visibili.
Pedobarografia presso i professionisti: sull’alluce sinistro ho un picco di pressione più elevato e in quel punto la soletta è anche molto più rovinata rispetto alla destra.
Pedobarografia presso i professionisti: sull’alluce sinistro ho un picco di pressione più elevato e in quel punto la soletta è anche molto più rovinata rispetto alla destra.

Indizi preziosi a cui dovrò prestare molta più attenzione in futuro. Un modello ritorna sempre durante la corsa: piccoli interventi su un aspetto possono avere grandi effetti altrove. Ecco perché la prossima volta continueremo con i mini movimenti. Alla ricerca della stabilità nell’articolazione della caviglia.

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Scienziato sportivo, padre di alto livello e ufficiale di casa al servizio di Sua Maestà la Tartaruga.


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