Tanta luce e aria fresca in pausa pranzo per una settimana intera – fatto!
1/3/2023
Traduzione: Martina Russo
I mesi invernali ti incupiscono? Per ovviare a questo problema mi sono imposta un’«ora d’aria» tutti i giorni, in pausa pranzo. Ogni giorno, per sette giorni di seguito, uscirò all’aperto e alla luce per almeno un’ora. Scopri se il mio esperimento ha contribuito a migliorare il mio umore o se, invece, si è trasformato in una tortura quotidiana.
Amo stare all’aria aperta. Questo nonostante il fatto abiti ad Amburgo, una città splendida, dove sfortunatamente per metà dell’anno (o così sembra) c’è un clima freddo e piovigginoso. Ma non appena esce il sole esco ogni volta che posso. Nei cupi mesi invernali, però, quando le temperature si aggirano intorno allo zero, pioviggina e il cielo si tinge di tutte le possibili sfumature di grigio, subisco più l’attrazione del divano che dell’aria aperta. Ma per una settimana le cose andranno diversamente.
Proverò a liberarmi dell’indolenza invernale e per sette giorni trascorrerò almeno un’ora all’aria aperta e alla luce del giorno, per quanto umido, grigio e freddo possa essere il tempo.
La sfida più grande per me sarà sicuramente quella di trovare il tempo per farlo. Uscendo a fare movimento all’aria aperta, invece di restare seduta a respirare l’aria secca del riscaldamento di casa, spero di migliorare sensibilmente il mio livello di benessere e la mia salute nel suo insieme. Visto il periodo dell’anno, non credo di poter sperare in un aumento della vitamina D (le radiazioni UV-B sono ancora troppo basse), ma posso invece aspettarmi un rafforzamento del sistema immunitario per effetto della maggiore esposizione alla luce [Wacker & Holick, 2013]. Non è da escludere nemmeno un miglioramento del mio umore generale e delle mie funzioni cognitive: alcuni studi hanno già dimostrato che trascorrere più tempo all’aria aperta favorisce entrambi questi parametri [Berman et al., 2008; Berman et al., 2012]. Ma visto che farò l’esperimento con questo tempo grigio e uggioso, noterò effettivamente qualche differenza? Sono davvero curiosa.
Giorno 1: freddo e grigio ai massimi livelli!
La settimana del mio esperimento inizia con una livida giornata invernale tipicamente amburghese e quattro fastidiosissimi gradi di temperatura. Sole non pervenuto, mentre il cielo appare come una coltre plumbea senza interruzione di continuità, dove non si distinguono le singole nuvole. Almeno non piove (cosa assolutamente non scontata qui!) e il mio esperimento inizia sotto buoni auspici. A sorpresa arriva un ulteriore vantaggio insperato: un’amica mi comunica all’improvviso che le piacerebbe trascorrere la pausa pranzo con me.
Facciamo una bella passeggiata lungo l’Alster, chiacchieriamo e ci prendiamo anche un caffè. Trascorriamo così circa un’ora. All’aperto, il grigio sembra molto meno ostile e l’aria fresca aiuta a schiarirsi le idee. La conversazione mi distrae e grazie al movimento non vengo assalita dalla sonnolenza tipica del dopo pranzo.
Quando ritorno al computer, infatti, attendo invano che mi assalga il solito torpore pomeridiano. Oggi, invece, non si presenta proprio. Un primo risultato positivo! Attendo fiduciosa il giorno successivo.
Riepilogo della giornata: tempo = grigio, freddo, ma asciutto; difficoltà = bassa, grazie alla compagnia; stato d’animo = rinvigorita, fiduciosa.
Giorno 2: un po’ più freddo, ma la cosa non mi disturba
Anche nella seconda giornata il cielo di Amburgo si presenta in tutto il suo grigiume e non invoglia affatto a uscire. Anche gli appena due gradi di temperatura costituiscono un ulteriore ostacolo al mio esperimento. Ma cerco di ripensare alla sensazione di libertà provata il giorno prima e dopo pranzo mi avventuro di nuovo all’esterno. Durante l’uscita odierna ne approfitto per andare a prendere mio figlio a scuola, così nel tragitto verso casa può godere anche lui della luce del sole (ben nascosto dalle nuvole). Ci fermiamo su un ponte e per un po’ osserviamo i cigni e le anatre, fino a quando non sopraggiunge una squadra di canottieri che transita veloce sotto di noi, scivolando sulle onde scure. Dopo circa un’ora sono di nuovo seduta al computer e sento pizzicare i piedi che, lentamente, si riabituano al piacevole calore della stanza riscaldata. Sono proprio contenta! Non so dire se sia merito dell’aria, dell’attività fisica o della luce, oppure se dipenda dal fatto che sono un po’ orgogliosa di me stessa per essere uscita per il secondo giorno consecutivo, nonostante il tempo schifoso. Ma non fa molta differenza: quello che conta è che sto davvero bene.
Riepilogo della giornata: tempo = grigio, ancora più freddo, pioggerellina; difficoltà = media; stato d’animo = serena e soddisfatta.
Giorno 3: mi sto abituando lentamente al mio nuovo appuntamento di metà giornata
Come temevo, per me non è per niente facile trovare un’ora libera ogni giorno. Mi accorgo, però, che anche oggi posso combinare il tempo trascorso all’aria aperta con altri impegni. A mezzogiorno ho un appuntamento, quindi lascio l'auto parcheggiata e mi avvio a piedi. Per fortuna, nel frattempo ho smesso di preoccuparmi del clima di Amburgo e invece, ancor prima di partire, pregusto già le sensazioni positive che proverò dopo. Tra l’andata e il ritorno impiego più di un’ora e anche al mio contapassi tocca lavorare più del solito. Arrivata a casa, come prima cosa devo asciugarmi. Tornata al computer, mi sento piacevolmente rilassata: anche oggi, grazie all’esercizio fisico e all’aria fresca, mi ritrovo di nuovo in un gradevole stato di euforia.
**Riassunto della giornata: ** tempo = grigio e umido; difficoltà = media, con anticipazione dell’aria fresca; stato d’animo = sfinita ma positiva
Giorno 4: faticoso, ma piacevole
Appena svegliata, oggi mi sono maledetta per questa idea totalmente folle di voler uscire tutti i giorni. Perché non mi sono conservata l’idea almeno per l’estate? Oggi è il giorno in cui lavoro dall’ufficio, il che vuol dire che non ho il tempo di fare una lunga passeggiata nella pausa pranzo, ma devo sfruttare il tragitto tra casa e lavoro per avere la mia dose d’aria fresca. E questo per me significa salire in sella e pedalare per dieci chilometri attraverso Amburgo. Secondo Google Maps dovrei cavarmela con 26 minuti, ma mi viene spontaneo chiedermi con quale ciclista siano state registrate queste medie. Con il mio catorcio ci vorranno più sui 40 minuti (e i restanti 20 minuti li trascorro durante la pausa pranzo, in cerca di cibo). Durante il tragitto a ogni semaforo mi fermo per togliermi un capo di abbigliamento e alla fine arrivo in ufficio madida di sudore. Nonostante tutto, mi coglie nuovamente quella impareggiabile sensazione di profonda soddisfazione. Più le condizioni sono avverse, più sono contenta di essere comunque riuscita a superarle. E alla sera è ancora meglio. Anzi, in realtà all’inizio è peggio. Dopo tutto, salire in bici stanca e affamata dopo una lunga giornata in ufficio non è un’impresa da poco. Ma non ho altra scelta e comunque mi diverto a sfrecciare davanti a tutte le auto nel traffico del dopolavoro. Una volta a casa, sono totalmente esausta. Ma è comunque una sensazione positiva. Dopo otto ore in ufficio siamo tutti stanchi, ma grazie all’effetto della luce (almeno lungo il tragitto), dell’aria e del movimento vengo colta da una piacevole spossatezza.
Riepilogo della giornata: tempo = fastidiosamente umido e freddo; difficoltà = grande; stato d’animo = orgogliosa, soddisfatta e fisicamente stremata
Giorno 5: passeggiata in solitudine
È venerdì! La settimana è quasi al termine e sono di nuovo molto motivata a fare il pieno di luce durante l’ora di pranzo. Mi accorgo che finora non c’è stato un solo giorno in cui il mio esperimento si sia svolto come me l’ero immaginato. Ovvero, con una passeggiata in solitudine all’aperto, per un’ora di seguito, durante la pausa pranzo. Per fortuna non avevo definito ufficialmente queste condizioni prima di iniziare, altrimenti avrei dovuto invalidare le giornate precedenti. Ma visto che l’obiettivo principale era uscire all’aria aperta e godere della luce del giorno, alla fine è andato tutto bene. Oggi voglio ripetere l’esperienza, quindi decido di prendermi l’ora tra le 12 e le 13 per passeggiare da sola nella vicina brughiera. Inutile dire che anche stavolta il tempo lascia molto a desiderare e mi chiedo se i raggi del sole riusciranno a squarciare le nuvole e arrivare fino a me. Ciononostante, mi godo quest’ora di tranquillità e sono ancora sulla via del ritorno che già pregusto la nota sensazione di benessere che proverò una volta arrivata a casa. Appena entro in casa, l’aria calda mi investe in pieno viso. È interessante notare come non ci si accorga di quanto sia secca e fastidiosa l’aria del riscaldamento se non si esce mai all’aperto.
Riepilogo della giornata: tempo = grigio, quasi asciutto; difficoltà = bassa, perché oggi è un momento di evasione; stato d’animo = riposata, rilassata, tranquilla interiormente
Giorno 6 e 7: fine settimana all’aria aperta
La settimana lavorativa è finita, ma io non ho ancora concluso il mio esperimento personale. Anche se nel fine settimana non ho la pausa pranzo tra le ore di lavoro, in questi due giorni voglio comunque proseguire con la mia intenzione di fare il pieno di aria fresca e luce. Questa volta, però, non sarà una tranquilla passeggiata. Un amico di mio figlio si ferma a dormire da noi, il che significa che per l’intero fine settimana dovrò occuparmi di due seienni scalmanati. Il mio istinto di sopravvivenza di genitore mi dice che, se alla sera voglio avere una qualche possibilità di metterli a letto, devo farli stancare per bene. Decido di portarli al campetto di calcio. E, miracolo, persino il sole fa una breve apparizione di tanto in tanto. Faccio un paio di tiri con i bambini, poi lascio che continuino a giocare da soli e mi godo i caldi raggi del sole. Il mio piano, apparentemente geniale, di mettere a letto più facilmente quei due concentrati di energia facendoli giocare all’aria aperta purtroppo fallisce miseramente. Mentre io alle nove e mezza ho già la palpebra che crolla, i due tengono duro fino alle 23:00. Ma grazie al pieno di sole e di aria fresca, sono di umore sufficientemente rilassato per non prendermela troppo.
Il giorno dopo convinco mio figlio a fare un giro in bicicletta: gli lascio scegliere il percorso (era la sua condizione) e mi riporta infallibilmente al campo di calcio. Almeno così non devo preoccuparmi di non uscire quando scocca l’ora. Il pomeriggio vogliamo continuare a divertirci: ci dirigiamo verso la spiaggia dell’Elba per approfittare ancora della tanta luce e dell’impagabile vista. In una giornata abbiamo trascorso complessivamente più di quattro ore all’aperto: tutto tempo ben speso, nonché una degna conclusione per la mia «settimana di sperimentazione» all’aria aperta.
Riepilogo del fine settimana: tempo = freddo e grigio con qualche raggio di sole; difficoltà = bassa; stato d’animo = soddisfatta, equilibrata
Quali sono i risultati raggiunti?
Devo ammettere che uscire tutti i giorni è stato molto più facile di quanto mi aspettassi. Prima di iniziare pensavo che sarebbe stato difficile trovare un’ora intera di libertà al giorno. Senza dubbio, darmi il permesso di combinare questo tempo trascorso all’aria aperta con altre attività necessarie (ad es. recarmi al lavoro) mi ha aiutata a portare a termine il mio esperimento. E, a dirla tutta, non è stato per niente difficile. In futuro, quindi, non potrò più usare «non ho tempo» come scusa.
Ho inoltre capito che, anche se il meteo ha creato tutti i disagi possibili, dopo ogni uscita mi sono sempre sentita meglio. Non è stato sempre facile superare le mie resistenze, ma ogni volta ne è valsa la pena.
La mia impressione soggettiva dopo sette giorni è chiara: in seguito al mio esperimento il mio umore è migliorato e questa settimana ho raggiunto una condizione generalizzata di calma e serenità.
Non sono in grado di dire se ciò sia attribuibile alla luce del giorno, all’aria fresca, al movimento, al fatto di uscire o di cambiare ambiente o, più semplicemente, alla mia soddisfazione per essere riuscita a superare me stessa. Forse - o anche probabilmente - ogni aspetto ha contribuito in qualche modo. Non ho alcun dubbio, però, che anche nelle prossime settimane cercherò di uscire ogni volta che mi sarà possibile e non mi farò fermare dalle nuvole grigie o dall’agenda fitta di impegni.
D’inverno come trascorri il tempo all’aperto? Da che cosa ti lasci tentare? Da un divano comodo o dall’aria fresca e dalla luce? Raccontamelo nei commenti!
L’ho provato! Per una settimana...
Cara lettrice, caro lettore,
ho intenzione di testare più spesso in prima persona quelle abitudini che potrebbero avere un effetto positivo sulla mia salute. Che si tratti di stare (quasi) senza smartphone per una settimana, di impormi una seduta quotidiana di yoga o di spostarmi senza auto, autobus o treno. Cos’altro dovrei provare? Cosa ti interesserebbe? Scrivimi e cercherò di mettere in pratica i tuoi suggerimenti (spero solo piacevoli ;-)).
Fonti:
Berman MG, Kross E, Krpan KM, Askren MK, Burson A, Deldin PJ, Kaplan S, Sherdell L, Gotlib IH, Jonides J. 2012. Interacting with nature improves cognition and affect for individuals with depression. Journal of Affective Disorders 140(3): 300-5.
Berman MG, Jonides J, Kaplan S. 2008. The cognitive benefits of interacting with nature. Psychological Science 19(12): 1207-12.
Wacker M, Holick MF. 2013. Sunlight and Vitamin D: A global perspective for health. Dermato-endocrinology 5(1): 51-108.
Redattrice scientifica e biologa. Amo gli animali e sono affascinata dalle piante, dalle loro capacità e da tutto ciò che si può fare con loro. Ecco perché il mio posto preferito è sempre all'aperto, in mezzo alla natura, preferibilmente nel mio giardino selvaggio.