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Retroscena

Che cosa succede da Ubisoft?

Philipp Rüegg
15/1/2025
Traduzione: Leandra Amato

Giochi che vengono interrotti dopo meno di un anno, scandali per abusi e azioni ai minimi storici. Cosa sta succedendo all'azienda di famiglia, un tempo così rispettata?

21 000 persone in tutto il mondo lavorano presso Ubisoft, la maggior parte delle quali impegnate con «Assassin's Creed Shadows». Le aspettative per il gioco sono enormi. Se il viaggio nel Giappone feudale non diventerà il campione di incassi sperato, Ubisoft potrebbe trovarsi di fronte a un enorme sconvolgimento, il cui esito potrebbe significare la fine di una delle più antiche aziende a conduzione familiare dell'industria dei videogiochi.

C'erano una volta cinque fratelli

La storia di Ubisoft inizia in Bretagna. In un piccolo villaggio nel nord-ovest della Francia, non troviamo dei Galli indomiti, ma la famiglia Guillemot, che gestisce un'azienda di prodotti agricoli, in cui lavorano anche i cinque figli. Sono praticamente nati con una mentalità imprenditoriale.

Poiché i margini sono sempre più ridotti, Claude, il fratello maggiore, ha l'idea di vendere CD musicali ai contadini. Poco dopo si aggiungono i computer e, come logica conseguenza, i giochi per PC. Poi si rendono conto che il loro fornitore francese fa pagare i giochi il doppio rispetto all'Inghilterra.

Yves insieme ai suoi fratelli e alla madre.
Yves insieme ai suoi fratelli e alla madre.
Fonte: Yves Guillemot/Linkedin

Nel 1984, i giovani Guillemot avviano una società di vendita per corrispondenza di giochi per computer con importazione diretta. La madre li sostiene a condizione che ogni fratello abbia lo stesso numero di quote azionarie della società. L'attività è un grande successo, ed è solo agli inizi. «Dobbiamo scoprire come creare questi giochi da soli. Sappiamo come venderli. Sappiamo cosa funziona perché ci giochiamo noi stessi, quindi dovremmo organizzarci e crearli da soli», afferma Yves, il mediano dei fratelli, in un'intervista rilasciata a Gameinformer nel 2018. Nel 1986, i fratelli fondano Ubi Soft. Il nome è composto da «ubiquitous» («universale») e «software». All'inizio le parole sono separate, nel 2003 vengono unite diventando Ubisoft. Yves Guillemot diventa CEO.

Questo castello in Bretagna era l'ex sede di Ubisoft. Secondo Yves, i costi di riscaldamento erano enormi.
Questo castello in Bretagna era l'ex sede di Ubisoft. Secondo Yves, i costi di riscaldamento erano enormi.
Fonte: Ubisoft

Il primo gioco si chiama «Zombi». Un'avventura d'azione ispirata all'icona horror George A. Romero, in cui tu e quattro personaggi rovistate in un centro commerciale. Se uno dei personaggi muore, si trasforma in uno zombie e hai così un altro mostro tra i piedi. 26 anni dopo, il gioco riceve un successore su WiiU con «ZombiU».

Un platform fa il salto di qualità

Agnès Haegel e Michel Ancel sono stati tra i primi sviluppatori di Ubi Soft. Michel è ancora un adolescente quando inizia. Tuttavia, il suo concetto di gioco per un platform basato sui ricordi d'infanzia riscuote grande interesse da parte del team. Nel 1995, «Rayman» viene pubblicato come gioco di lancio per la Playstation 1. Inizialmente era previsto per l'Atari ST e poi per la console Super Nintendo CD, la cui produzione è stata però interrotta. Diventa uno dei giochi per Playstation più venduti di sempre. Da allora, il nome Ubi Soft diventa un punto fermo nell'industria dei giochi. Insieme ai sequel «Rayman 2: The Great Escape» e «Rayman 3: Hoodlum Havoc», la serie vende oltre 20 milioni di copie.

L'eroe senza arti conquista il mondo dei videogiochi.
L'eroe senza arti conquista il mondo dei videogiochi.
Fonte: Ubisoft

Nel 1996, Ubi Soft si quota in borsa e raccoglie oltre 80 milioni di dollari di capitale. Nei due anni successivi, la società apre studi di gioco ad Annecy, Shanghai, Montreal, Milano, Casablanca e Barcellona. Nel 1998, l'azienda conta quasi 1000 dipendenti, gettando le basi di quella che sarebbe poi diventata una società globale.

Per trarre vantaggio dalla crescente popolarità di internet, i fratelli fondano altri studi, tra cui Gameloft nel 1999, che si concentra su giochi free-to-play. «Il mercato c'era, ma i giochi erano difficili da monetizzare. Eravamo un po' troppo in anticipo», dichiara Yves a Gameinformer. Invece, vendono i diritti di gioco ai nuovi studi, il che quintuplica il valore delle azioni di Ubi Soft. I fratelli investono immediatamente il capitale appena acquisito in Red Storm Entertainment. Ubi Soft ha difficoltà a farsi strada negli Stati Uniti. Ma i creatori di «Tom Clancy's Rainbow Six» sono pronti a cambiare le cose. Vale la pena rischiare.

Con Tom Clancy negli Stati Uniti

Con il nome dell'autore statunitense di successo alle spalle, i giochi militari stealth «Rainbow Six» e «Ghost Recon» vengono diligentemente ampliati. Ubi Soft si allea con Microsoft per lo sviluppo di «Splinter Cell». Il titolo, inizialmente esclusivo per Xbox, è destinato a competere con la serie «Metal Gear» di PlayStation. Concentrandosi su Xbox, Ubi Soft può sfruttare tutto il potenziale delle prestazioni. «Splinter Cell» stabilisce nuovi standard grafici, soprattutto per quanto riguarda gli effetti luce-ombra. La prima parte vince numerosi premi e segna l'inizio di una serie di successo.

Il dispositivo di visione notturna con le tre lenti luminose verdi diventa immediatamente il marchio di fabbrica di «Splinter Cell».
Il dispositivo di visione notturna con le tre lenti luminose verdi diventa immediatamente il marchio di fabbrica di «Splinter Cell».
Fonte: Ubisoft

Qualche anno dopo, i diritti di «Myst» e «Prince of Persia» vengono acquisiti da Ubi Soft grazie all'acquisizione di una società di software educativo. «Prince of Persia – Le sabbie del tempo» viene pubblicato nel 2003 e diventa un gioco da un milione di copie. Solo negli Stati Uniti le vendite vacillano all'inizio. «Beyond Good & Evil» di Ancel, che esce quasi contemporaneamente, fa ancora peggio. Si tratta di uno dei primi veri flop per Ubi Soft, anche se con il tempo il gioco diventa il preferito dai fan.

Nello stesso anno, Ubi Soft annuncia che in futuro la società si chiamerà Ubisoft. Viene presentato un nuovo logo, che esiste ancora oggi nella sua forma di base.

Il logo Ubisoft ha subito alcune modifiche.
Il logo Ubisoft ha subito alcune modifiche.
Fonte: Ubisoft

Presunta brama di acquisizione

A cavallo del nuovo millennio si verificano numerosi consolidamenti di grandi aziende. Squaresoft unisce le forze con Enix e Sega con Sammy. Vivendi Games si fonde con Activision diventando Activision Blizzard. All'epoca Blizzard apparteneva già a Vivendi.

EA, che non è più uno dei grandi player, rimane indietro. Le cose sarebbero potute andare in una direzione completamente diversa qualche anno prima.

Nel 2004, Yves Guillemot riceve una telefonata da EA con il messaggio: «Abbiamo appena acquistato il 20% della vostra azienda. Volevamo avvertirvi subito perché domani pubblicizzeremo il tutto», ricorda Yves. Ubisoft è scioccata. Il personale teme di perdere la propria cultura a causa dell'influenza di EA. Ma EA non sa esattamente cosa vuole. Allo stesso tempo, la società è coinvolta in trattative di acquisizione con Activision. Tuttavia, l'accordo fallisce e si conclude con l'inversione dei ruoli. Activision Blizzard è il nuovo gigante, mentre EA passa ancora una volta in secondo piano.

Il CEO Yves Guillemot ha già respinto alcune acquisizioni.
Il CEO Yves Guillemot ha già respinto alcune acquisizioni.
Fonte: Ubisoft

Una nuova stella nel firmamento

Nel 2007 segue uno dei momenti più importanti della storia di Ubisoft. È infatti l'anno dell'uscita del fiore all'occhiello dell'azienda: «Assassin's Creed». Sotto la direzione del produttore Jade Raymond, Ubisoft offre un affascinante gioco di arrampicata e stealth con animazioni e grafica all'avanguardia.

Anche se non tutto era perfetto, «Assassin's Creed» è considerato una pietra miliare nella storia dei videogiochi.
Anche se non tutto era perfetto, «Assassin's Creed» è considerato una pietra miliare nella storia dei videogiochi.
Fonte: Ubisoft

Ubisoft aveva originariamente previsto un sequel di «Prince of Persia» per la nuova generazione di console. La PS3 e la Xbox 360 vengono lanciate nel 2005. Tuttavia, il motore sviluppato per queste console permette a Ubisoft di pensare in ambiti più ampi e così con «Assassin's Creed» viene creato un franchise nuovo di zecca.

Il gioco ruota attorno ad Altaïr, un assassino che combatte contro i Cavalieri Templari nel 1191 durante le Crociate. L'attenzione per i luoghi ricchi di storia, realizzati con un'attenzione ai dettagli senza precedenti, diventa il marchio di fabbrica della serie. Inoltre, la libertà di movimento simile a quella di un parcour lascia davvero senza fiato. I passaggi di arrampicata erano rudimentali all'epoca. Altaïr, invece, può arrampicarsi sul mondo quasi liberamente e ha un aspetto estremamente slanciato.

«Quando ho visto Assassin's Creed per la prima volta, ho pensato: ‹Ce l'abbiamo fatta di nuovo. Dopo Prince of Persia e Splinter Cell, questo è un altro gioiello›. Siamo stati molto fortunati ad arrivare sul mercato in un momento in cui c'era carenza di nuovi franchise. Abbiamo tratto vantaggio colmando questa lacuna», afferma Alain Corre, direttore esecutivo di Ubisoft, nell'intervista a Gameinformer.

Il primo «Salto della fede» non sarà mai dimenticato.
Il primo «Salto della fede» non sarà mai dimenticato.
Fonte: Ubisoft

Se il primo «Assassin's Creed» ha ancora qualche punto debole, Ubisoft è riuscita a mettere a segno un colpo con il sequel, mettendo a tacere anche gli ultimi critici. Si espande in una trilogia incentrata sull'affascinante fiorentino Ezio Auditore. Insieme all'avventura piratesca «Black Flag», che segue nel 2013, le avventure di Ezio sono tra le più amate dai fan. Tuttavia, la svolta decisiva per la serie deve ancora arrivare.

La formula Ubisoft

Nel 2012, «Far Cry 3» getta le basi della famosa e famigerata formula Ubisoft. Il terzo gioco d'azione open world delizia i fan e la critica con un antagonista carismatico e un mondo di gioco aperto e pieno di possibilità. Mentre in «Far Cry 2» il mondo era ancora molto limitato in termini di esplorazione, nella terza parte è possibile muoversi liberamente. Qui si apre anche il sipario sulle quest secondarie: dalla caccia agli animali per soldi, alle corse con i quad a quattro ruote, fino alla scalata delle torri radio per scoprire un'area. «Far Cry» ha copiato le torri radio da «Assassin's Creed». È il primo esempio evidente di come i giochi Ubisoft crescano insieme.

Il folle Vaas è uno dei migliori cattivi in un gioco di «Far Cry».
Il folle Vaas è uno dei migliori cattivi in un gioco di «Far Cry».
Fonte: Ubisoft

Mentre il terzo «Far Cry» brilla ancora per innovazione, il quarto capitolo, uscito solo due anni dopo, segue esattamente la stessa strada. I fan cominciano a mostrare segni di stanchezza. La mancanza di creatività diventa ancora più chiara con «Primal», che esce allo stesso ritmo nel 2016 e utilizza la stessa mappa della quarta parte. Neanche l'età della pietra può nascondere questo fatto.

Mentre «Far Cry» si ferma, «Assassin's Creed» apre un nuovo capitolo. L'avventura in Egitto del 2017, «Origins», non solo vanta il mondo più vasto mai realizzato finora – senza contare il mare di «Black Flag» – ma trasforma «Assassin's Creed» in un gioco di ruolo open world a tutti gli effetti. I punti esperienza, gli alberi dei talenti e il sistema di missioni sono ora una parte centrale della serie degli assassini. E come nelle ultime parti di «Far Cry» e «Assassin's Creed», il cosiddetto «map barf», ossia una sorta di esagerazione sulla mappa, è in costante aumento. La mappa è disseminata di icone colorate per le attività di raccolta, le missioni secondarie, i luoghi non ancora scoperti e così via.

Fedele al motto «più è meglio», Ubisoft inonda i suoi giochi open world con innumerevoli attività collaterali, come in «Assassin's Creed Unity».
Fedele al motto «più è meglio», Ubisoft inonda i suoi giochi open world con innumerevoli attività collaterali, come in «Assassin's Creed Unity».
Fonte: Ubisoft

In questo modo aumenta anche il tempo di gioco. Mentre per le prime parti sono necessarie in media circa 25 ore, per «Origins» ce ne vogliono oltre 50. Con «Odyssey» del 2018, sono già 85 e con l'ultima parte «Valhalla» molti gamer superano la soglia delle 100 ore. Si tratta di un sacco di ore di gioco per il prezzo che costa, ma le opinioni sulla qualità dei contenuti divergono. Ubisoft parla del più grande lancio di «Assassin's Creed» di tutti i tempi. A parte gli 1,8 milioni di unità vendute nella prima settimana, Ubisoft non alcun alcun dato di vendita concreto. Oggi ci sono 17 studi e oltre 2000 dipendenti in tutto il mondo impegnati nello sviluppo. La serie ha venduto oltre 200 milioni di copie in tutte le sue parti.

L'ondata di scandalo

Sulla scia del movimento MeToo, nel 2020 le accuse di cultura lavorativa tossica) sono esplose anche presso Ubisoft. Bloomberg riferisce di oltre una dozzina di persone che accusano dipendenti Ubisoft di molestie e abusi sessuali. Tra questi, alcuni membri della direzione, come il Chief Creative Officer di lunga data e amico personale della famiglia Guillemot, Serge Hascoët, il Vice President of Editorial, Maxime Béland, e il Vice President of Editorial and Creative Services, Tommy François. Le accuse sono passate inosservate per anni.

L'amministratore delegato Yves Guillemot promette ricerca e miglioramenti alla cultura del lavoro. Seguono diversi congedi, dimissioni e licenziamenti. Tra questi ci sarebbe anche il creatore di «Rayman» Michel Ancel, che lascia la società a causa del suo stile di gestione abusivo e arbitrario. Tuttavia, Ancel nega le accuse ed è già stato riassunto come consulente per il prossimo capitolo.

Il creatore di «Rayman» Michel Ancel ha lasciato Ubisoft dopo 30 anni.
Il creatore di «Rayman» Michel Ancel ha lasciato Ubisoft dopo 30 anni.
Fonte: Ubisoft

Anche il figlio di Guillemot, Charlie, lascia l'azienda nel 2021. Sotto la sua guida, viene pubblicato un trailer per il gioco mobile «Tom Clancy's Elite Squad», che ritrae i manifestanti di Black Lives Matter come criminali. Ubisoft ritira il trailer con delle scuse.

Gli scandali hanno gettato un'ombra sull'azienda, che si è sempre presentata come cosmopolita e accogliente.

I flop si accumulano

Negli ultimi 20 anni, il portfolio di Ubisoft si è costantemente assottigliato. Mentre più di 800 giochi sono stati sviluppati o distribuiti da Ubisoft tra il 2000 e il 2009, questa cifra è scesa a poco meno di 700 tra il 2010 e il 2019. Dal 2020, sono meno di 240. Estrapolati su dieci anni, sarebbero 600 titoli. Sembrano comunque tanti. Tuttavia, questi includono numerosi spin-off per piattaforme aggiuntive come gli smartphone o nuove edizioni di titoli esistenti. Questo comporta dei rischi se i marchi non si sviluppano come sperato.

Gli attuali cavalli di battaglia sono «Far Cry», «Assassin's Creed», «Ghost Recon», «Rainbow Six», il gioco di ballo «Just Dance» e «Watch Dogs», un altro gioco open world che segue la formula Ubisoft.

Anche «Watch Dogs» segue la tipica formula open world di Ubisoft.
Anche «Watch Dogs» segue la tipica formula open world di Ubisoft.
Fonte: Ubisoft

Lo studio tedesco Blue Byte – i creatori di «The Settlers» – è stato acquisito 20 anni fa. Tuttavia, l'ultimo capitolo «New Alliances» è stato un flop assoluto, nonostante sia stato posticipato di un anno in seguito ai feedback ricevuti dalla fase beta. Le cose vanno meglio con la serie «Anno», che ora viene sviluppata anche da Blue Byte in seguito a una fusione di studi. Il marchio è stato trasferito a Ubisoft nel 2007 con l'acquisto della società tedesca Sunflowers.

Un'altra importante acquisizione europea è Massive Entertainment. Lo studio svedese appartiene a Ubisoft dal 2008. I primi due «The Division» hanno avuto un grande successo. Con «Star Wars Outlaws», uscito nell'autunno del 2024, Massive ha dimostrato di avere meno talento. «Outlaws» dovrebbe essere il grande successo al botteghino per il 2024, ma le carenze tecniche e il gameplay non particolarmente originale hanno portato a vendite deludenti.

«Star Wars Outlaws» è stato molto al di sotto delle aspettative.
«Star Wars Outlaws» è stato molto al di sotto delle aspettative.
Fonte: Ubisoft

«Avatar: Frontiers of Pandora» dimostra anche che un marchio famoso non garantisce il successo. Il gioco, che molti descrivono come «Far Cry» con gli omini blu, è scomparso rapidamente senza far rumore. Il fatto che Ubisoft non abbia annunciato un adattamento videoludico di successo del film di maggior incasso di tutti i tempi la dice lunga.

Il gioco multiplayer piratesco «Skull and Bones» è un flop ancora più grande. È stato rinviato innumerevoli volte e infine lanciato all'inizio del 2024. Con un punteggio Metacritic di 59, è meglio non parlare di un «gioco da quadrupla A».

Va notato che «Skull and Bones» è stato sottoposto a innumerevoli revisioni.
Va notato che «Skull and Bones» è stato sottoposto a innumerevoli revisioni.
Fonte: Ubisoft

Mentre «Skull and Bones» può almeno continuare a esistere, è stata staccata la spina allo sparatutto free-to-play «Xdefiant» dopo meno di un anno. I server sono ancora online fino a giugno, ma 277 dipendenti sono già stati licenziati.

Dopo tutto, un altro sparatutto free-to-play è sopravvissuto per due anni. «Hyper Scape» ha cercato di capitalizzare il clamore dei battle royale, ma non è riuscito a raggiungere la massa critica.

Anche un sequel del gioco di corse open world «The Crew» è improbabile. La seconda parte non è stata in grado di sfruttare il successo del primo capitolo. Mentre l'originale ha superato la soglia dei dieci milioni, il secondo capitolo è stato inferiore alle aspettative, come si evince dal rapporto finanziario di Ubisoft. Anche la prima parte non può ritirarsi indenne. Poiché Ubisoft ha chiuso i server, due gamer hanno fatto causa alla società.

Ubisoft ottiene ben poco e anche l'etichetta Tom Clancy non è più una garanzia di successo. «Ghost Recon Breakpoint» è considerato un flop sia per la critica che per le vendite. «Rainbow Six Extraction» non merita certo una nota marginale. E anche «The Division 2» ha avuto bisogno di numerosi aggiornamenti prima che i gamer fossero soddisfatti.

A peggiorare le cose, Ubisoft ha anche sperimentato NFT in «Ghost Recon Breakpoint», che nessuno ha voluto.
A peggiorare le cose, Ubisoft ha anche sperimentato NFT in «Ghost Recon Breakpoint», che nessuno ha voluto.
Fonte: Ubisoft

Un futuro incerto

Quando Ubisoft crea nuovi marchi, come il sottovalutato «Immortals Fenyx Rising» o l'originale gioco multiplayer di pattinaggio a rotelle «Roller Champions», i dati di vendita sono deludenti. E con oltre 45 studi e 21 000 dipendenti in tutto il mondo, il rischio di cluster è immenso se i giochi non funzionano come sperato. Il valore delle azioni è in calo da anni e ha raggiunto il livello più basso dal 2014.

Questo mi riporta ad «Assassin's Creed». Le aspettative per l'ultimo capitolo sono molto alte. «Shadows» è già stato rinviato due volte e la sua uscita è prevista per marzo 2025. Le richieste di un cambio di gestione presso Ubisoft si fanno sempre più forti. Anche le voci di un'acquisizione rimangono salde.

Tutte le speranze sono ora riposte in «Assassin's Creed Shadows».
Tutte le speranze sono ora riposte in «Assassin's Creed Shadows».
Fonte: Ubisoft

Attualmente la famiglia possiede il 15% della società e detiene il 20,5% dei diritti di voto. Subito dopo c'è il gruppo cinese Tencent, che possiede il 10% della società e il 9,2% dei diritti di voto.

Se «Assassin's Creed Shadows» non sarà un mega successo, i Guillemot difficilmente potranno nascondersi dai loro investitori, nonostante la loro partecipazione di maggioranza. Un'acquisizione potrebbe cambiare radicalmente l'azienda. La domanda è se in meglio o (addirittura) in peggio.

Immagine di copertina: Shutterstock, Alex Van Aken

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Vado matto per il gaming e i gadget vari, perciò da digitec e Galaxus mi sento come nel paese della cuccagna – solo che, purtroppo, non mi viene regalato nulla. E se non sono indaffarato a svitare e riavvitare il mio PC à la Tim Taylor, per stimolarlo un po' e fargli tirare fuori gli artigli, allora mi trovi in sella del mio velocipede supermolleggiato in cerca di sentieri e adrenalina pura. La mia sete culturale la soddisfo con della cervogia fresca e con le profonde conversazioni che nascono durante le partite più frustranti dell'FC Winterthur. 

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