Digrigni i denti? Non sei l'unica persona a farlo
Retroscena

Digrigni i denti? Non sei l'unica persona a farlo

Mareike Steger
12/9/2023
Traduzione: Rebecca Vassella

Sicuramente è capitato anche a te di stringere i denti in situazioni di tensione. I muscoli masticatori di alcune persone, però, sono troppo attivi durante il sonno a causa del digrignamento dei denti. Nel linguaggio tecnico questo fenomeno viene chiamato bruxismo e può essere trattato con una terapia.

Il digrignamento dei denti non è affatto un fenomeno nuovo o raro: viene addirittura già menzionato nella Bibbia. Ma mentre in Giobbe e Matteo la gente stringeva i denti per la rabbia o la paura, al giorno d'oggi il mondo li digrigna per alleviare lo stress, con una frequenza sempre più alta: «La letteratura dimostra chiaramente che la prevalenza del bruxismo è aumentata in tutte le fasce d'età durante la pandemia COVID 19», afferma il Prof. Dr. Jens Christoph Türp della Oral Health & Medicine presso il Centro Universitario di Medicina Dentale di Basilea (UZB). Questa crescita viene dimostrata anche da diversi altri studi. Türp è un esperto di bruxismo e si occupa delle malattie dei muscoli masticatori e delle articolazioni temporo-mandibolari presso l'UZB.

Ma non è stata solo la scienza a occuparsi del problema durante la pandemia: «Anche i profani si sono interessati a questo fenomeno, come dimostra questo studio, il quale ha valutato la ricerca del termine bruxismo su Google al momento della pandemia».

Digrignare i denti: un fenomeno nervoso centrale

Gli esperti usano il termine bruxismo per descrivere due fenomeni: il digrignamento dei denti e il serramento della mandibola, cioè quando si mordono con forza i denti laterali. Spesso succede al mattino dopo il risveglio, ma anche nel corso della giornata.

Oggi la scienza è d'accordo: il bruxismo è un fenomeno del sistema nervoso centrale e non, come si pensava a lungo, di natura anatomo-morfologica. Inoltre, il digrignamento dei denti non è causato dal fatto che i denti superiori e inferiori si tocchino in alcuni punti.

Il bruxismo non è più considerato un disturbo o una disfunzione, ma piuttosto l'espressione di processi fisiologici e comportamentali: il digrignamento è, da un lato, uno sfogo contro lo stress. Dall'altro, e lo avrai sicuramente osservato anche tu, una reazione quando si trasportano carichi pesanti. Inoltre, il digrignamento durante il sonno provoca l'apertura delle vie respiratorie.

A proposito, molte persone soffrono di bruxismo: Jens Christoph Türp riferisce di studi sulla popolazione secondo i quali circa 60 adulti su 100 ne sono affetti e «8 casi su 100 sono addirittura così gravi da richiedere una terapia».

Tuttavia, non si sa quanto sia alto il numero di casi non segnalati. Dopotutto, non sempre si è coscienti di soffrirne. «Nessuno dice: mi sento sotto stress, quindi ora digrigno i denti», spiega Türp. Pertanto, il COVID-19 non ha innescato nessuna «tendenza», né le persone hanno scoperto il bruxismo come misura per alleviare lo stress. Digrignano i denti e basta. Per lo più senza rendersene conto.

Bruxismo: digrignare dissipa le tensioni corporee

Ma cosa succede in realtà durante l'inconsapevole movimento dei muscoli masticatori? Viene scaricata la tensione dal corpo ma: «Si aumenta lo stress sui muscoli masticatori, sulle articolazioni della mascella e sui denti». Questo non è tragico all'inizio, perché il nostro corpo ha «fondamentalmente un'elevata adattabilità all'aumento della forza. Ma in casi imprevedibili, questa capacità può esaurirsi e il paziente può avvertire sintomi come tensione dei muscoli mascellari, o addirittura dolore ai muscoli masticatori, alle articolazioni della mandibola o ai denti».

Un bruxismo pronunciato può essere riconosciuto anche visivamente dall'aumento dei muscoli masseteri (muscoli masticatori tra lo zigomo e la mascella inferiore) che «non sempre ha un aspetto attraente», dice l'esperto. Allo stesso modo, un occhio esperto rileva l'abrasione dello smalto o addirittura della dentina sottostante.

Ma anche se il bruxismo non ha ancora causato sintomi gravi, è visibile a tutti: «Guardati allo specchio, separa le tue labbra e lascia che la mascella inferiore cada rilassata», dice Türp. «I canini sono ancora appuntiti, come una volta, o assomigliano agli incisivi adiacenti, con un bordo largo? Probabilmente si tratta del risultato di molti anni di digrignamento dei denti. I movimenti mandibolari guidati dai denti hanno abraso le punte dei canini e i bordi degli incisivi laterali e centrali».

Il bruxismo non è così tragico il più delle volte

Se ti trovi davanti allo specchio a controllare ansiosamente i tuoi denti, non preoccuparti: «Nonostante questo elenco dall'aria minacciosa, il bruxismo è molto meno grave di quanto si pensi. È possibile intervenire sulla tensione e sul dolore causati dal bruxismo. Inoltre, fino a pochi secoli fa, i cambiamenti nei denti descritti, soprattutto l'abrasione dello smalto e della dentina, erano molto più pronunciati nel corso della storia dell'umanità rispetto a quelli che vediamo oggi. Una volta, era normale che a metà dei 20 anni, i denti erano tutti livellati. Oggi, invece, il modo in cui mangiamo e prepariamo i cibi è cambiato e non porta più alla perdita precoce e grave della struttura dentale che era comune in passato».

Se il bruxismo è così grave da necessitare un trattamento, e lo si scopre al più tardi quando ci si reca dal dentista o si soffre di tensione o dolore mandibolare, gli esperti raccomandano una terapia: auto-osservazione, rilassamento muscolare e bite dentale.

Soluzione 1: auto-osservazione

L'esperto Türp spiega la procedura di auto-osservazione: «A questo scopo do ai pazienti degli adesivi rossi e rotondi. Dovrebbero attaccarli per tre giorni a casa e al lavoro, in posti su cui posano lo sguardo di tanto in tanto. È sufficiente dare un'occhiata a uno di questi adesivi colorati ogni ora e chiedersi: i miei denti si toccano o la mia mascella inferiore è rilassata senza che i denti inferiori entrino in contatto con quelli superiori? La mascella risulta rilassata se non si digrignano i denti nella vita di tutti i giorni, tranne quando si mastica, ovviamente».

Poiché la maggior parte dei soggetti che ne soffre digrigna molto più spesso di quanto si renda conto, la terapia consiste nel ridurre la frequenza e la gravità dell'attività muscolare eccessiva. «Per fare questo, ad esempio, basta mettere un nocciolo di ciliegia o una gomma da masticare nella cavità orale durante il giorno. Di solito questo porta la lingua a giocare inconsciamente con il nocciolo o con la gomma da masticare, che si può anche masticare di tanto in tanto. Tuttavia, funziona solo se i denti della mascella superiore e inferiore non sono in contatto. Abbassando inconsapevolmente la mascella inferiore e aumentando così la distanza tra le arcate dentali, si crea lo spazio necessario in modo che i denti non si tocchino e non possano quindi digrignare».

Soluzione 2: rilassamento muscolare

Con il rilassamento muscolare, invece, i pazienti imparano diverse tecniche come, ad esempio, il rilassamento muscolare progressivo secondo Jacobson. Di solito è sufficiente una visita una tantum da uno psicologo clinico o da uno psicoterapeuta.

Soluzione 3: bite dentale

Il bite, realizzato nel laboratorio odontotecnico con le indicazioni dello studio dentistico, viene indossato nella mascella superiore esclusivamente durante il sonno. Il più popolare, dice l'esperto Türp, è il bite dentale di Michigan. «Ha l'obiettivo di prevenire l'usura dei denti e mira a distribuire in modo più uniforme le forze che agiscono sulla mascella e sui denti». Grazie all'effetto delle altre due misure, queste forze dovrebbero essere meno intense e verificarsi comunque con minore frequenza. Se realizzato professionalmente, il bite dentale è molto confortevole. I pazienti di solito non vogliono più dormire senza».

Tuttavia, finché il digrignamento dei denti non provoca dolore o non mette a dura prova l'apparato masticatorio, ci si può continuare a sfogare con questa strategia inconscia.

Immagine di copertina: shutterstock

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Mareike Steger
Autorin von customize mediahouse

Avrei potuto fare l'insegnante, ma preferisco imparare che insegnare. Adesso imparo qualcosa di nuovo ogni volta che scrivo un articolo, soprattutto nel campo della salute e della psicologia.


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