OLED Evo G4 di LG alla prova: il migliore mai prodotto della serie Meta
Quasi ogni anno ci prende la tentazione di pronosticare l’inevitabile fine del dominio degli OLED LG. Almeno da quando Samsung ha scombussolato la scena OLED. Ma finora il pronostico non si è ancora avverato e pare che anche quest’anno non cambierà nulla.
Premessa-disclaimer: il televisore, versione da 65 pollici del G4, mi è stato fornito da LG per il test.
Partiamo con un breve recap: nella lotta per la supremazia tra i televisori OLED, LG è stata per anni l’avversario da battere. Infatti, il gigante tecnologico sudcoreano non solo produce schermi TV OLED per sé, ma anche per tutti gli altri. Di conseguenza non ha solo potere sul mercato, ma ha anche un vantaggio tecnologico.
Dal 2022, però, anche Samsung può vantare una propria tecnologia OLED: la QD-OLED. QD sta per Quantum Dot, ovvero punti quantici, in riferimento allo strato che garantisce una purezza del colore particolarmente elevata. Questa tecnologia funziona così bene che anche produttori come Sony o Alienware stanno acquistando sempre più spesso display QD-OLED da Samsung per installarli nei loro pannelli.
LG non ha altra scelta che fuggire in avanti. L’anno scorso, il produttore di televisori si è presentato sul ring con due nuovi miglioramenti:
- Un nuovo strato di microlenti (MLA) nel pannello OLED.
- Un algoritmo migliorato per una luminosità di picco ancora maggiore.
Insieme costituiscono la base della tecnologia META. Il suo scopo è quello di raggiungere la tecnologia QD-OLED di Samsung. E LG ci sarebbe anche riuscita con il G3 dell’anno scorso, almeno in base al mio test, se alla fine l’A95L di Sony non l’avesse superata di poco, con un display QD-OLED di Samsung nell’alloggiamento.
Quest’anno LG lancia in gara una versione migliorata dei vecchi sistemi con il G4: Meta ora si chiama Meta 2.0 e dovrebbe avere uno strato di microlenti ancora migliore e un algoritmo ulteriormente potenziato. Basterà per conquistare la prima posizione?
Design: piatto e rettangolare, ma con un nuovo piedistallo
La «G» in G4 identifica il design «Gallery». Perché il G4 potrebbe effettivamente essere esposto sulle pareti di qualche galleria d’arte. A livello di forma il televisore ha uno spessore uniforme, ovvero 2,4 centimetri. L’obiettivo (al momento di questa recensione) è creare l’illusione di un murale da 3499 franchi.
Diventa problematico solo se non hai una parete dove appenderlo. Oppure se semplicemente non vuoi appendere il televisore. Fortunatamente, quest’anno LG fornisce anche un piedistallo, che puoi avere semplicemente mettendo nel carrello del nostro shop la variante con la sigla «G49» nel nome. Grande! In realtà potevi acquistarlo anche in passato, ma a un sovrapprezzo di circa 200 franchi. E, no: il prezzo base del G4 non è aumentato della stessa cifra. Al contrario: il modello dell’anno scorso, il G3, costava inizialmente 3600 franchi, senza il piedistallo.
Tra il bordo inferiore del televisore e il mobile ci sono poco più di otto centimetri. Anche questo è più dell’anno scorso. Ed è una buona cosa: perché così la maggior parte delle soundbar dovrebbe avere spazio sufficiente per essere posizionata direttamente sotto al televisore. Se però il sensore a infrarossi del telecomando viene coperto proprio dalla soundbar, accendere e spegnere il televisore diventa problematico.
Per il resto, LG resta fedele al design «Gallery» e presenta un televisore moderno e sottile, dai bordi stretti e senza inutili fronzoli, a cui si aggiunge l’elegante cornice in alluminio sul lato anteriore. Sul retro, la pratica copertura in plastica nasconde i connettori e aiuta a far passare i cavi dietro al piedistallo, la cui piastra di base misura circa 500×250 mm. Se guardi dalla parte anteriore, i cavi non si vedono quasi. Nel complesso, un design ottimamente riuscito.
Veniamo alle specifiche. Ecco cosa ti offre il G4 di LG:
- 4 porte HDMI 2.1
- di cui una con eARC (HDMI 2)
- 3 porte USB 2.0
- 1 uscita Toslink
- 1 porta LAN
- 1 slot CI
- connessioni dell’antenna
- Bluetooth 5.1
- WiFi 6 / 802.11ax
- compatibilità con Apple AirPlay 2, Apple HomeKit, Google Home e Amazon Echo
Tutti e quattro gli ingressi HDMI supportano HLG, HDR10 e Dolby Vision. Manca solo l’HDR10+. Un vero peccato. Ma in realtà è un formato poco diffuso: finora ho visto solo pochi contenuti in HDR10+ su Amazon Prime Video. Per contro, una caratteristica molto positiva è la funzione pass-through per i segnali audio Dolby Atmos e DTS 5.1. Funzione che ti serve se utilizzi un dispositivo esterno come sorgente. Ad esempio, un lettore Blu-ray UHD. Purtroppo, non ho potuto verificare se la funzione pass-through funziona anche con il DTS:X perché la mia soundbar – una Sonos Arc – supporta al massimo solo il DTS 5.1 Surround.
Ora due parole sul peso. Senza il piedistallo il televisore pesa 23,8 kg. Quindi se vuoi montare il televisore alla parete ti serve un supporto VESA 300×300 mm, che puoi trovare nel nostro shop. Oppure metti nel carrello direttamente un G4 con la sigla «G48» nel nome.
Misurazioni: una buona partenza, ma nessun salto quantico quest’anno
Stai per leggere informazioni molto tecniche. Per le mie misurazioni utilizzo lo strumento professionale di Portrait Display per classificare in modo oggettivo la qualità dell’immagine. Se dettagli e diagrammi non sono esattamente la tua passione, puoi leggere la versione breve qui di seguito e passare direttamente al capitolo «L’immagine».
I principali risultati in sintesi:
- Luminosità: grazie al Booster Meta 2.0 la luminosità di picco è elevata, ma solo in finestre di prova molto piccole. La luminosità complessiva delle immagini bianche rientra negli standard OLED.
- Contrasto: il contrasto è eccellente, il livello di nero è perfetto, com’è tipico degli OLED.
- Copertura dello spazio colore: il modello G4 copre egregiamente i più comuni spazi colore SDR e HDR. L’immagine risulta quindi estremamente naturale.
- Fedeltà cromatica: come prevedibile, la fedeltà cromatica è scarsa nella modalità standard, ma eccellente nella modalità immagine home cinema. Solo nelle aree più chiare dell’immagine è presente una leggera sfumatura rossa, appena visibile.
- Riflessi: il G4 di LG gestisce molto bene la luce ambiente e si può utilizzare tranquillamente anche in ambienti luminosi. Di sera i riflessi sono raramente un problema.
Per quanto riguarda i dati rilevati, ho misurato tutte le modalità dello schermo del televisore senza eseguire la calibrazione, ovvero nello stato in cui l’apparecchio esce dalla confezione. Ho fatto solo poche modifiche alle impostazioni standard:
- Luminosità: luminosità massima impostata su «Alta» per ottenere il massimo picco di luminosità dagli OLED e per migliorare l’espressione selezionare «Dettagli», per rendere l’immagine ancora più nitida.
- Chiarezza: riduzione del rumore e riduzione del rumore MPEG su «Automatico», TruMotion su «Naturale»; il processore Alpha 11 di LG riconosce quando l’immagine è rumorosa e dev’essere corretta senza risultare troppo morbida. In aggiunta, gradazione uniforme su «Off» per i contenuti SDR e su «Medio» per i contenuti HDR. Questo garantisce sfumature di colore omogenee senza gradazioni evidenti.
- Ho disattivato tutti i controlli per il risparmio energetico e i controlli automatici della luminosità.
I valori migliori per tutti i tipi di contenuto sono quelli che ho ottenuto nella modalità home cinema. Sia per contenuti SDR, HDR e Dolby Vision. I valori riportati più sotto fanno quindi sempre riferimento a questa modalità. Tranne che per i videogiochi, per i quali dovresti sempre utilizzare la modalità Gaming.
La luminosità massima
All’inizio dell’anno LG ha annunciato la sua intenzione di ridefinire la massima luminosità possibile dei televisori OLED con la sua tecnologia Meta 2.0 migliorata. Si favoleggiava di una luminosità di picco di ben 3000 nit. Per lo meno nel modello da 77 pollici. Sono quasi 1000 nit in più rispetto all’anno precedente – e a livello degli LCD. Comodamente.
Dal test questi valori strabilianti non sono usciti. Ma detto così, suona più negativo di quanto non intendessi.
Riassumiamo brevemente la tecnologia Meta: migliaia di microlenti convesse garantiscono la focalizzazione e l’amplificazione della luce prodotta dai LED. Il Booster Meta, un algoritmo, aumenta invece la luminosità massima. Grazie all’aggiunta di un dissipatore di calore supplementare e alla composizione al deuterio del pannello particolarmente resistente al calore, il display brilla ancora di più senza surriscaldarsi e senza aumentare il rischio di burn-in.
LG ha dichiarato di avere analizzato grandi quantità di dati sulla precedente tecnologia MLA e di aver ottimizzato l’angolatura delle lenti. Inoltre, l’algoritmo Meta 2.0 Booster è diventato molto più potente, anche grazie al nuovo chipset Alpha 11. Rispetto al modello dello scorso anno, il G3, il miglioramento di circa 50 nit in modalità home cinema è abbastanza modesto. Eppure le lamentele sono a un livello decisamente alto: il G4 di LG è più luminoso di quello che finora era il top di gamma di Sony. Anche se di poco.
Se invece effettuo la misurazione in modalità «Vivido» – la modalità più luminosa, ma di gran lunga la peggio calibrata del televisore – il dispositivo di misurazione rileva addirittura un picco di luminosità di 2226 nit. Questo è un valore nettamente più alto dei 1863 nit che ho misurato l’anno scorso nella modalità «Vivido» del G3. È molto probabile che la versione da 77 pollici del televisore sia ancora più luminosa, avvicinandosi così ai 3000 nit promessi da LG.
Bilanciamento del bianco, colori e toni di grigio
Diamo un’occhiata a come il nuovo dispositivo di punta di LG riproduce il bianco, i colori e le sfumature di grigio. Te lo spiego con tre domande:
- EOTF e bilanciamento del bianco: con quale accuratezza il televisore visualizza i toni di grigio neutri?
- Copertura dello spazio colore: quanti colori riesce a visualizzare il televisore?
- Fedeltà dei colori: con quale precisione il televisore riproduce i colori?
Ogni pixel del G4 è composto da un sub-pixel rosso, uno verde, uno blu e uno bianco. Il bianco si crea quando tutti irradiano nello stesso momento e con la stessa intensità. Quindi la massima luminosità crea il bianco più chiaro, mentre la luminosità più bassa crea il bianco più scuro, ovvero il nero. Nel mezzo ci sono diverse sfumature di grigio. Per questo motivo si parla anche di «misurazione della scala di grigi».
Maggiore è la differenza tra il punto immagine più chiaro e quello più scuro, migliori sono i valori di contrasto. Non perdo tempo a misurare il contrasto perché, come tutti gli OLED, il G4 di LG può spegnere completamente singoli pixel. Di conseguenza, il rapporto di contrasto tende all’infinito.
La misurazione della scala di grigi del G4 di LG è convincente. I toni di grigio si discostano solo leggermente dal valore target: misuro un DeltaE medio di appena 1,1, anche se nei toni di grigio più chiari la componente rossa è leggermente troppo alta e quella blu leggermente troppo bassa. Tuttavia, la deviazione è quasi impercettibile per un occhio non esperto. A titolo di confronto: nella misurazione della scala dei grigi l’A95L di Sony ha ottenuto un DeltaE di 2,55. Il predecessore di LG, l’G3, aveva un DeltaE pari a 3,19.
Nella copertura degli spazi colore rilevo quanto segue:
- Rec. 709: 100% (buona = 100%) – lo spazio colore standard per contenuti SDR come live TV, DVD e Blu-ray.
- DCI-P3: 96,58% (buona = >90%) – lo spazio colore standard per i contenuti in HDR, ad esempio in HDR10 o Dolby Vision.
- BT.2020: 71,64% (buona = >90%) – lo spazio colore del futuro. I contenuti attuali lo usano raramente o mai.
Il G4 fornisce un’eccellente copertura del 96,58 percento anche per l’importante spazio colore DCI-P3. Questo dato è leggermente inferiore al 98,67% di copertura raggiunto dal G3 lo scorso anno. Oppure al 99,78% dell’A95L di Sony. Ma nella pratica non c’è alcuna differenza visibile.
Per quel che riguarda la copertura dell’ampio spazio colore BT.2020, l’OLED di LG si comporta un po’ meno bene, registrando un 71,64%. A oggi, solo i televisori QD-OLED raggiungono l’obiettivo del 90% di copertura dello spazio colore BT.2020. Proprio per questo motivo, il settore cinematografico e delle serie calibra i propri contenuti HDR nel più diffuso spazio colore DCI-P3; Il grado di copertura BT.2020 è più che altro un indicatore della capacità del televisore di affrontare il futuro.
Ed eccoci alla seconda domanda: la fedeltà cromatica. Questo valore indica la fedeltà con cui vengono rappresentati i colori. Come già in precedenza per la scala dei grigi, anche lo scostamento del televisore dal valore di riferimento è indicato con DeltaE. Le caselle bianche mostrano i colori di riferimento inviati al televisore dal generatore dell’immagine di test. I cerchietti neri, invece, mostrano i colori effettivamente misurati.
Le misurazioni sono eccellenti. Il G4 di LG non ha solo una buona fedeltà cromatica di fabbrica nella modalità home cinema, ma è quasi degno di essere preso come riferimento! In effetti, dopo 40 letture complessive ottengo un ottimo DeltaE medio di 2,95. Risultato di poco inferiore al DeltaE di 3, valore a cui solo i professionisti possono riconoscere a occhio nudo la deviazione rispetto a un monitor di riferimento. In modalità gaming il G4 raggiunge anche un ottimo DeltaE di 3,44.
A titolo di confronto: nella misurazione della fedeltà cromatica il G3 di LG ha ottenuto un DeltaE di 1,97. È un peccato che il G4 sia leggermente superiore, anche se la differenza è difficile da riconoscere anche per gli esperti. L’A95L di Sony, invece, ha un DeltaE di «soli» 4,16.
Riflessi
Di per sé, i riflessi sullo schermo non si possono misurare. Ma è comunque importante esaminarli nei test. Per fare un paragone, prendo un’immagine del mio test condotto sul televisore di punta dello scorso anno, l’A95L di Sony. Le fotografie sono state scattate verso mezzogiorno e senza cercare di oscurare ulteriormente la stanza.
Entrambi i televisori riflettono sorprendentemente poco, anche durante il giorno. Insieme alla luminosità complessiva nettamente migliorata rispetto agli anni precedenti azzardo a dire che entrambi i televisori funzionano ottimamente anche in ambienti luminosi.
Di sera, quando la stanza è più buia, i riflessi non sono comunque più un problema. Nel televisore Sony, invece, si riconosce il riflesso leggermente violaceo della luce ambientale. Questo perché il suo pannello QD-OLED non ha un filtro di polarizzazione che blocchi alcune onde luminose, come invece hanno i comuni pannelli OLED di LG. Pertanto, nel confronto diretto, appare più nero.
L’immagine: qualità da riferimento degna degli OLED con il consueto potente processore
Immagine molto luminosa. Eccellente fedeltà cromatica appena fuori dall’imballaggio, anche senza calibrazione. In teoria. Ma come siamo messi a livello pratico? Ho confrontato il G4 di LG con il suo predecessore, il G3, e con il migliore televisore dello scorso anno, l’A95L di Sony.
Resa cromatica
Per testare la resa cromatica di un televisore ricorro a «Guardiani della Galassia, Vol. 2». In particolare a questa scena: presenta dei dettagli finissimi nel cielo senza evidenziarli troppo, ha immagini di un certo impatto che mi piace così tanto nei display OLED - con o senza «QD» davanti – e alla luce del tramonto il palazzo di Ego rifulge di un rosso saturo. Il G4 di LG coglie perfettamente l’intenzione del regista di riprodurre l’estetica kitsch delle «ore d’oro» del pianeta.
Mi piacciono in particolare i toni caldi e rossastri della pelle che nella versione precedente di LG apparivano un po’ giallastri. Nel pannello QD-OLED di Sony sono proprio i toni della pelle a sembrare un po’ più naturali. Differenze che tuttavia si notano appena.
Per variare un po’, ho inserito una scena di «Avatar: la via dell’acqua» dove dominano i toni verdi e soprattutto blu. Soprattutto con la tonalità bluastra della pelle dei Na’vi, collegata alla natura, si nota subito che il G4 di LG non ha la stessa sfumatura verdastra del suo predecessore, ma in compenso è più dinamico. In confronto all’A95L di Sony, però, l’immagine sembra un po’ troppo satura. Ma non riesco quasi a decidere se l’immagine di LG mi piace di più proprio per questo motivo. Questione di gusti, mi sa.
Mi viene più facile dare un giudizio con «James Bond – Skyfall», quando James e il giovane quartiermastro Q in un museo d’arte ammirano l’immagine di una vecchia e orgogliosa nave da guerra che viene ignominiosamente trainata verso la rottamazione. Naturalmente un’allusione all’agente segreto non più nel fiore degli anni, che però vuole ancora sapere.
Qui mi convince di più l’immagine del G4, anche se il G3 di LG ha senza dubbio un aspetto più naturale. Almeno se guardo solo i toni della pelle. Tuttavia, il G4 ha una tonalità bellissima, piacevole e calda che personalmente preferisco. Al secondo posto si piazza, per pochissimo, l’A95L di Sony.
Black Crush e ombre
Come si comporta l’LG nelle scene buie? Per questo test, mi servo della prima scena di «Blade Runner 2049». I televisori (QD-)OLED di LG e Sony riproducono immagini meravigliosamente scure. Se giri una scena in controluce, è normale che i dettagli delle sagome nere vengano «inghiottiti», un effetto chiamato black crush. E che è più presente nei due modelli LG rispetto all’A95L di Sony. Potrebbe anche essere intenzionale. Ma potrebbe essere dovuto al pannello QD-OLED.
Gradazioni di luminosità
Un ultimo test sull’immagine: la resa dei dettagli nelle aree luminose dell’immagine. Nel prossimo esempio tratto da «Jurassic World» sul G4 guarda il sole sullo sfondo: anche in una zona così chiara dell’immagine le gradazioni tra le singole tonalità di arancione del cielo sono talmente fini che è ancora possibile riconoscere la forma sferica del sole in cielo. Proprio in scene come questa è utile che nelle impostazioni della chiarezza per i contenuti HDR abbia settato la gradazione uniforme su «Media».
Se te lo stai chiedendo: per i contenuti SDR sopprimo volutamente le gradazioni omogenee. Quando guardo le partite, ad esempio, può succedere che le sfumature verdi dell’erba abbiano gradazioni così omogenee da cancellare ogni dettaglio, inclusi i fili d’erba! E i giocatori, invece che a giocare sull’erba, si trovano improvvisamente su superfici verdi e lisce. Purtroppo, non posso mostrare alcun esempio, perché le regole delle licenze di YouTube sono estremamente rigide.
Il processore: come sempre, di livello elevato
Il processore è il cervello del televisore. Il suo compito principale è quello di ricevere, elaborare e visualizzare i segnali delle immagini. Elaborazione significa che il processore riconosce la scarsa qualità dell’immagine e la migliora. Ciò avviene, ad esempio, rimuovendo il rumore, migliorando i colori, smussando i bordi, rendendo più fluidi i movimenti e aggiungendo le informazioni mancanti ai pixel.
Motion processing e judder
Tanto per cominciare, voglio rendere la vita difficile al processore. In pratica il judder è un fenomeno presente in tutti i televisori. Soprattutto in presenza di lunghe panoramiche della telecamera. «1917» di Sam Mendes è pieno di questi movimenti di cinepresa costanti e lenti e quindi perfetto per testare il judder. Quando fai il confronto guarda soprattutto se le barre verticali della stalla scorrono in modo fluido nell’immagine o se si muovono «a scatti».
Anche quest’anno il nuovo processore Alpha 11 di LG dimostra di che pasta è fatto: non c’è quasi traccia di judder. Ricorda: nelle impostazioni alla voce «Chiarezza», ho impostato l’opzione TruMotion su «Immagine naturale», che per me è un buon compromesso tra un’immagine fluida e la sensazione di stare al cinema. E il processore della Sony sembra avere una netta preferenza per quest’ultima opzione: per come la vede Sony, un film deve sobbalzare anche dopo la regolazione nel menu della TV. Come succedeva una volta al cinema, prima dell’era digitale. Ma per me ci sono comunque troppi strappi.
La prossima scena è tratta da «1917». Ancora una volta il lavoro di Mendes con la cinepresa costituisce una sfida immensa per la maggior parte dei processori. Soprattutto dove ci sono bordi che si stagliano netti contro uno sfondo sfocato, per esempio intorno agli elmi dei due soldati. Qui, sia il processore che i pixel devono reagire in modo incredibilmente veloce.
Il processore di Sony, nel terzo confronto, si comporta molto bene anche se sfoggia i suoi muscoli come l’LG Alpha 11 nel G4 o l’Alpha 9 del G3. Ma qui ci stiamo lamentando del brodo grasso: l’immagine scorre, ma non sembra mai innaturale.
Tempo di risposta dei pixel
Passiamo ora ai contenuti originali Apple: «For All Mankind». Voglio vedere quanto tempo impiega un singolo pixel a cambiare colore. Se questo non avviene abbastanza velocemente, ti sembrerà che l’immagine sia striata: questo fenomeno si chiama «ghosting». Quando la telecamera si sposta sulla superficie della luna, fai attenzione al testo visualizzato in basso a sinistra.
Problemi? Niente affatto. Almeno non con LG e Sony, dove i testi sovrapposti rimangono sempre nitidi. Ma per farti capire come si presentano le sbavature di cui parlo, alla fine ho aggiunto ancora un confronto con il modello C82 di TCL. Va detto, a essere sinceri, che si tratta di un televisore di due anni più vecchio. L’esempio è quindi solo a titolo illustrativo. Da allora TCL è migliorato notevolmente con i modelli successivi.
Questo esempio mostra anche gli eccellenti tempi di risposta dei pixel tipici dei televisori OLED. Ecco perché sono anche considerati ottimi monitor da gaming. I televisori LCD, come il TCL C82, sono solitamente svantaggiati da questo punto di vista.
Upscaling
E ora il test più difficile. Qui voglio vedere come il processore riesce a migliorare la qualità di fonti meno pregiate, come i Blu-ray o le buone vecchie trasmissioni in diretta. Oppure «The Walking Dead». La serie è stata volutamente girata su pellicola da 16 mm, per creare la sensazione di un mondo post-apocalittico grazie alla granularità antiquata e al rumore dell’immagine.
Anche l’Alpha 11 di LG fa la sua solita ottima figura. Solita, perché i processori LG già negli anni scorsi riuscivano a migliorare sorgenti di qualità inferiore in modo particolarmente efficiente. In altre parole, l’immagine è nitida, piacevolmente calda, ricca e allo stesso tempo naturale. Inoltre, il rumore dell’immagine è quasi assente. In un confronto a tre con Sony, LG è quello che funziona meglio. Te ne accorgi se metti in pausa il video qui sotto e ti concentri sull’area scura tra i due nemici.
Gaming: input lag e modalità Game
Misurando la correttezza del colore nella modalità Game, ottengo un ottimo Delta E medio di 3,44 (vedi «Bilanciamento del bianco, colori e toni di grigio» più in alto, se ti interessano maggiori dettagli su questo argomento). Questo è uno dei valori migliori che abbia mai misurato nella modalità Game di un televisore – anche meglio del G3.
Per quanto riguarda l’input lag, ovvero il ritardo di inserimento, con il dispositivo di misurazione di «Leo Bodnar» ho misurato un input lag medio di ben 9,8 millisecondi in un’immagine UHD di 60 fotogrammi al secondo e HDR attivato. Anche qui, un miglioramento rispetto al G3 di LG con il suo vecchio processore Alpha 9. Il televisore supporta anche tutte le funzioni più importanti per i gamer:
- 4 porte HDMI 2.1 (4K 120 Hz con console o 4K 144 Hz con PC)
- Auto Low Latency Mode (ALLM)
- Quality Motion Smoothing (QMS)
- frame rate variabili (Nvidia G-Sync, AMD Freesync Premium e HDMI Forum VRR)
A tal fine LG – proprio come Samsung, Sony, Philips, TCL e Panasonic – ha stretto una partnership con importanti studi di giochi. Il risultato è l’HGiG – HDR Gaming Interest Group. Secondo il produttore, questo dovrebbe garantire che l’HDR venga visualizzato come voluto dagli sviluppatori del gioco. Ad esempio, giocando a «Spider-Man 2» sulla mia Playstation 5.
LG riesce a creare una vera e propria festa per gli occhi. Con una risoluzione stabile di 120 fotogrammi al secondo, mi lancio a rotta di collo tra gli stretti vicoli urbani, sconfiggo i miei avversari in accese battaglie grazie a ritardi di input appena percettibili o mi godo una liberatoria scivolata sui tetti di New York. Completano il quadro colori assolutamente brillanti, contrasti perfetti dove il nero è davvero nero, bordi nitidi e un’immagine che non presenta sbavature nemmeno con le rapide e nervose panoramiche della fotocamera.
È così che dev’essere una buona modalità di gaming.
Smart OS: webOS
LG si affida da sempre a webOS, completamente rivisto nel 2021 e che da allora ricorda molto la vecchia versione di Google TV – cosa che non apprezzo. Il vecchio webOS era semplice ed essenziale. Premendo il tasto Home compariva solo una barra delle applicazioni nella parte inferiore dello schermo. Ora si apre un’intera finestra piena di icone. Dà l’impressione di essere pieno e sovraccarico, anche se ormai questa estetica va per la maggiore tra tutti i produttori.
Almeno con la versione attuale – webOS 24 – LG ha smesso di collocare nella parte superiore dello schermo le fastidiose e mai azzeccate raccomandazioni di film e serie. Ora ci sono invece semplicemente le app installate.
Raramente scorro più in basso. In effetti, non uso quasi mai la finestra home perché i servizi di streaming più popolari come Netflix, Disney+ o Prime hanno già il loro pulsante dedicato sul telecomando. Alle app come YouTube o Plex assegno invece semplicemente un tasto numerico del telecomando (devi sono tenere premuto un numero quando ti trovi nell’app corrispondente e in un attimo l’app è assegnata). Quindi il menu home mi serve solo per aprire l’app store se mi accorgo che mi manca un’applicazione.
Per il resto, navigo tra le impostazioni e le app in modo molto fluido e reattivo, grazie al processore di qualità. Fanno eccezione le app mal programmate di Amazon e Sky. Ma LG può farci ben poco: le app funzionano a rilento su tutti i televisori.
In breve
Ancora in testa, ma per quanto?
Non sembra sia ancora giunta l’ultima ora della vetusta ma perfezionata tecnologia (W)OLED di LG. I sudcoreani devono ringraziare la versione migliorata della tecnologia META, costituita da microlenti convesse che focalizzano e potenziano la luce generata e da un algoritmo migliorato – il Booster META – che aumenta la luminosità massima in specifici punti. Tutto questo contribuisce a creare uno dei televisori OLED più luminosi che abbia mai testato.
Ma LG ha anche altre frecce al suo arco: livelli di nero perfetti tipici degli OLED si combinano a colori brillanti e accurati con un’eccellente fedeltà cromatica appena fuori dalla scatola, anche senza calibrazione. Senza parlare del processore notevolmente migliorato con eccellenti capacità di upscaling. Un televisore da sogno, anche se caro.
Pro
- livelli di nero OLED perfetti
- ottima luminosità per i televisori OLED
- ottima copertura dello spazio colore e fedeltà cromatica
- buona gestione dei riflessi
- processore molto potente per l’upscaling
- funzione pass-through per l’audio Dolby Atmos e DTS
Contro
- minimo rischio di burn-in con i contenuti statici
La mia zona di comfort consiste in avventure nella natura e sport che mi spingono al limite. Per compensare mi godo anche momenti tranquilli leggendo un libro su intrighi pericolosi e oscuri assassinii di re. Sono un appassionato di colonne sonore dei film e ciò si sposa perfettamente con la mia passione per il cinema. Una cosa che voglio dire da sempre: «Io sono Groot».