Design decodificato: Fabio Hendry e le sue meravigliose lampade generate dai rifiuti di stampa 3D
Hot Wire Extensions produce oggetti scultorei dagli scarti di stampa 3D mischiati a sabbia tramite un processo appositamente sviluppato. Lo studio di design svizzero progetta i suoi oggetti seguendo il motto «La forma segue il processo».
Fabio Hendry ha un talento per la lavorazione meticolosa dei suoi oggetti. Il centro di produzione del marchio «Hot Wire Extensions» è un vero e proprio laboratorio dove si dà più importanza al processo che al risultato finale. Infatti, l'azienda svizzera sperimenta con diversi materiali di scarto – come i rifiuti di stampa 3D – dimostrandone il potenziale per determinati processi produttivi alternativi. Il problema è che alcuni tentativi non portano a nulla. Ma non bisogna perdersi d'animo perché prima o poi arriva l'idea giusta, come quella di Fabio, che è veramente geniale.
Fabio, cosa fa esattamente «Hot Wire Extensions»?
Fabio Hendry: Sviluppiamo nuovi processi di produzione e li utilizziamo per progettare una vasta gamma di prodotti, dai mobili alle installazioni fino a soluzioni su misura.
Come funziona questo processo di produzione?
Produciamo oggetti sfruttando la polvere di nylon degli scarti di stampa 3D a sinterizzazione laser selettiva (SLS), che normalmente non viene riciclata. Alla base del processo c'è il filamento che un tempo veniva usato nelle vecchie lampadine e che ancora oggi è utilizzato nei tostapane. Questo filo viene fissato e modellato in una scatola, che viene riempita di una miscela di diversi tipi di sabbia e polvere di nylon proveniente dagli scarti. Tramite una batteria si trasmette corrente elettrica al filamento, che diventa incandescente. La miscela di materiali sabbiosi attorno al filo man mano si solidifica. Più a lungo si scalda il filo, più spesso diventa lo strato sabbioso solidificato, generando forme organiche che ricordano quelle delle ossa.
Qual è stata l'ultima cosa che hai progettato?
La collezione «Signature» composta da dieci oggetti che si ispirano a pezzi unici già esistenti. Possiamo produrli in serie, il che li rende più accessibili, ma senza perdere il loro carattere artigianale perché ogni pezzo è comunque leggermente personalizzato. Negli ultimi anni abbiamo ricevuto molta attenzione da parte dei media. Ci ha fatto molto piacere, ma la visibilità non paga a fine mese. Dovevo trovare qualcosa per fare funzionare il brand anche senza Instagram e gli altri Social. La collezione «Signature» è più competitiva. Inoltre, ora ci occupiamo anche di progetti e installazioni in spazi pubblici. Attualmente, stiamo producendo sei grandi lampadari per una chiesa barocca e stiamo realizzando la segnaletica interna ed esterna di una scuola. Realizziamo regolarmente opere commissionate da diverse gallerie e ogni anno lavoro come co-curatore per la mostra «Raw Senses» in occasione della Zurich Design Weeks.
Mi fai un esempio delle tue opere fatte su commissione?
Attualmente sto realizzando oggetti ibridi per una mostra presso la Max Radford Gallery di Londra, riciclando mobili di metallo rotti e arrugginiti che ho trovato sulle strade di Zurigo. L'idea si ispira al ready-made dell'arte.
Cos'altro ti ispira, oltre all'arte?
Il mio ex docente Simon Hassan del Royal College of Art di Londra e la designer inglese Faye Toogood, con cui ho collaborato, mi influenzano tutt'oggi. Trovo incredibile il modo in cui Faye Toogood riesca a creare forme scultoree da oggetti conici. Non è facile creare forme geometriche tramite il processo di «Hot Wire Extensions».
Fonte: Pia Seidel
Che Leitmotiv segui quando progetti?
Seguo il motto «La forma segue il processo».
Finisci la frase: «Il design avrebbe bisogno di più ...»
Di maggiore fondamento e giustificazione per tutti i prodotti presenti sul mercato. I designer devono pensare attentamente come vogliono posizionarsi. Perché il design è ultra saturo quasi quanto la moda.
C'è qualcos'altro che noi non designer dovremmo sapere sul settore?
Dovremmo tutti sforzarci di capire meglio come vengono creati gli oggetti. Forse questo ci aiuterebbe a instaurare un rapporto più stretto con questi ultimi e a stimarli di più.
Fonte: Pia Seidel
Fonte: Pia Seidel
Fonte: Pia Seidel
Cosa lega le menti creative del design ai loro oggetti? Qual è il loro Leitmotiv e cosa li ispira? In questa serie di articoli cerco di dare una risposta a queste domande, intervistando personalità di spicco di questo settore. Seguimi per non perderti il prossimo episodio.*
Sono la cheerleader del buon design e ti informo su tutto ciò che ha a che fare con l'arredamento, parlandoti delle ultime trovate dell’interior design – dalle più semplici alle più sofisticate – mostrandoti i nuovi trend e intervistando le menti creative del design direttamente sul loro posto di lavoro.