
Opinione
Dobbiamo parlare, Thermomix
di Luca Fontana
Era finita. O almeno così pensavo. Ma poi è arrivato l'invito: vogliono farmi testare il nuovo Thermomix TM7. La mia ex, più bella che mai, che mi promette il mondo. Sarà un nuovo inizio o è il classico ritorno di fiamma che finisce in fumo?
Entro nella stanza. Eccola lì. La «all new» TM7, l'ultimo modello della gamma Thermomix. Più snella, più radiosa e pronta a fare qualsiasi cosa per me. Esito. Poi mi cade l'occhio sul nuovo design rivisitato. Il cuore mi batte all'impazzata. C'è ancora... qualcosa tra di noi?
Quanti ricordi. Le prime bellissime settimane, il leggendario gelato alla frutta – e poi la dura realtà: la separazione. All'improvviso un dipendente della Vorwerk mi sorride.
«Vuole provarla?».
So cosa state pensando. «Luca, davvero ci ricaschi un'altra volta?». Bella domanda. Me lo chiedo anche io.
Per coloro che non capiscono di cosa stia parlando: recentemente mi sono separato pubblicamente dal mio Thermomix TM6 – da Therma. È stata una decisione difficile, ma necessaria. Ci eravamo allontanati. Io ero sopraffatto, lei voleva di più. Io volevo soluzioni semplici, lei aveva 27 funzioni. Non poteva andare avanti così.
Sì, ho reso pubblica la mia separazione. Ufficialmente e in grande stile. Con tanto di lettera, drammaticità e cuore spezzato – se fosse il suo o il mio ancora non lo so. E lei ha risposto. Pubblicamente. A testa alta, piena di rabbia e acciaio inossidabile. Ero sicuro che fosse finita. Niente più Thermomix per me. Mai più. Definitivo. Non s'ha da fare.
Ma certi amori ritornano... o no?
Ora sono qui, a Dierikon, vicino a Lucerna, dove Vorwerk ha una delle sue otto sedi in Svizzera. Perché? Perché da certe cose non ci si libera così facilmente. O meglio, le circostanze non lo permettono. Thermomix, ad esempio. Tutto è iniziato con una breve e-mail. I miei due testi sono piaciuti a Vorwerk, c'era scritto. «Bello!», ho pensato, «Almeno quelli di Vorwerk hanno senso dell'umorismo!».
Ma non è tutto. Vorwerk mi ha invitato al primo evento stampa in Svizzera. Dopotutto, da lì a poco avrebbero presentato in esclusiva la «nuova» Therma: il Thermomix TM7. Il nuovo top di gamma. La cosa migliore che abbiano mai costruito. Così, ancora prima che il dispositivo sia disponibile, posso vederlo. Sentirlo. Metterlo alla prova.
Con tutto quello che abbiamo passato…
La sala è luminosa, moderna e ordinata fino all'ultimo dettaglio. Una dozzina di giornalisti e addette stampa sorseggiano entusiasti il caffè servito; hanno avuto solo poco a che fare con questo nuovo capolavoro. Oggi scopro che sarebbe la sua «prima volta». E che prima volta.
Sul bancone nero sono affiancati diversi modelli TM7. Sono allineati come auto sportive in un salone dell'automobile. Mi aspetto quasi che qualcuno arrivi con un microfono e dica: «E questa panterona raggiunge la bellezza di 10 700 giri al minuto – da ferma!».
Effettivamente, più tardi ci raggiunge un uomo dotato di microfono. Manca solo il rombo del motore. E i sedili in pelle. Ma ehi, chi ha bisogno di sedili quando si può fare il gelato?
La presentazione inizia con un riepilogo dei modelli Thermomix dei decenni passati. Il TM1 è nato nel 1971, il TM2 nel 1982. Molto più tardi, nel 2014, è uscito il TM5, il primo Thermomix con display touch e ricettario integrato. Un dipendente Vorwerk afferma casualmente: «Allora si diceva: un italiano non cucina mica da un portatile!».
Risate in sala. Rido anch'io.
Poi arriviamo al prossimo punto del programma: l'azoto liquido. Dominik Altorfer, capocuoco del Roof Garden di Zurigo, membro della squadra nazionale svizzera di cucina e due volte medaglia d'oro alle Olimpiadi culinarie, prepara un dessert. In cucina aleggia il vapore bianco. Tutto sibila, gorgoglia, bolle – come se fossi nella classe di pozioni di Piton a Hogwarts.
La superficie in plastica nera del nuovo TM7 brilla nella nebbia, illuminata dal caratteristico verde Vorwerk dai LED sul bordo superiore del display. Ha un tocco esoterico. Più tardi cerco il cucchiaio. Il dessert è delizioso.
Certo che lo è.
Quando finalmente la nebbia si alza, il nuovo design del Thermomix cattura l'attenzione: nero, a coste e quasi sensuale. Più tardi mi spiegano che tra le scanalature ci sono altre scanalature che non si possono vedere, ma si possono sentire. Mi assicurano che un Thermomix non ha mai fatto provare queste sensazioni prima d'ora.
A ciò si aggiunge il display delle dimensioni di un iPad che sembra provenire dal futuro. Come se Apple fosse stato l'amante di Vorwerk. E la nuova interfaccia sfrutta appieno le dimensioni attraenti del display quando mi guida attraverso una ricetta in modo chiaro e panoramico come mai prima d'ora.
Pochi minuti dopo, nell'aria c'è odore di cipolle stufate, coriandolo fresco tritato e qualcosa che sa proprio di caramello. Un misto di laboratorio di cucina e aromaterapia, forse. Oppure il nostro pranzo.
Mi aggiro per la stanza e osservo gli altri mentre mettono le mani su un Thermomix per la prima volta. Alcuni hanno gli occhi spalancati, annuiscono entusiasti e annotano appunti sui loro taccuini come in un risveglio spirituale. Continuo a sentire frasi come: «Lo voglio a casa mia. Subito».
Altri rimangono in silenzio, incrociano le braccia e alzano un sopracciglio con scetticismo. I loro sguardi dicono: «Non mi avrete così facilmente, ciarlatani!». Mi trovo tra i due mondi. A metà strada tra una minestra riscaldata e un piatto che mi ha stufato. Therma, c'è ancora qualcosa tra noi?
Mi è stato detto che gli ingegneri tedeschi hanno lavorato a questo capolavoro di dispositivo per sei anni e mezzo. Lo sviluppo è costato 173 milioni di euro. Un investimento che si ripagherà, ne sono certi. Come esattamente? Ebbene, il risultato di anni di armeggi e sperimentazioni sta per essere svelato, promette un uomo. Trattengo il respiro, attendo il grande momento. Il dettaglio rivoluzionario.
Eccolo, finalmente viene presentato.
Il coperchio.
Il coperchio?!
Guardo irritato la nuova Therma. Poi i dipendenti Vorwerk. Poi di nuovo Therma TM7. Cerco di non mostrare il mio disappunto.
«Il coperchio... quindi è questa la nuova caratteristica imperdibile?», chiedo cautamente al tipo accanto a me che non sta più nella pelle.
Annuisce vigorosamente. «Cambia tutto!».
Il fatto è che con il modello precedente, due bracci di sicurezza tenevano il coperchio saldamente in posizione – per una buona ragione. Si voleva evitare che qualcuno infilasse la mano nel dispositivo mentre cuoce, trita o frulla. Prima di poter accedere all'interno, bisognava interrompere il processo, aspettare che il meccanismo di sicurezza si allentasse e sperare che non fuoriuscisse nulla.
Ora? Niente più attese. Nessun conto alla rovescia di sicurezza. Basta aprire il coperchio, dare un'occhiata all'interno e aggiustare di sale. Il TM7 si arresta e si avvia automaticamente. «È così semplice», dicono.
Alcuni annuiscono con entusiasmo. A qualcuno sfugge un «finalmente». Nel frattempo, penso ai keynote di Apple, alle standing ovation per l'USB-C e alle persone che piangono durante l'unboxing del nuovo iPhone. Forse questo non è poi così diverso.
Ma che ne so io? Sono solo l'ex.
Più tardi, un altro uomo prende la parola. Sulla sua targhetta leggo: Dr. Stefan Hilgers – Senior Product Manager. I dipendenti di Vorwerk lo chiamano anche «il manager dell'innovazione». Lui stesso preferisce descriversi come un evangelista del Thermomix.
Il dottor Hilgers indossa una camicia blu. Ha dovuto togliersi la giacca. «So che non è appropriato per un evento mediatico», dice, «ma sono un po' emozionato e fa così caldo qui dentro». Mi ha già preso in simpatia, anche se l'evangelista butta l'occhio un po' troppo spesso su Therma TM7, come se avesse appena partorito un soufflé perfetto.
All'improvviso, nel bel mezzo della presentazione, mentre alcuni giornalisti stanno chiacchierando, lui ci chiede di fermarci un attimo ad ascoltare. Poi chiude gli occhi. Sognante. Come un sacerdote che prega durante la messa domenicale. Solo che in questa chiesa le ostie sono chicchi di riso cotti alla perfezione e lo Spirito Santo non profuma di incenso ma di coriandolo fresco.
«Lo sentite? Questo gorgoglio silenzioso?».
Ascolto. Percepisco. Nessun cigolio. Nessun ronzio. Solo il dolce sobbollire del brodo che si è creato dopo la cottura a vapore del riso e delle verdure fresche.
«Ce lo invidia chiunque ha un TM6», afferma.
Annuisco. Rispettoso. Quasi con devozione. Sì, Therma TM7 è decisamente più silenziosa di Therma.
Poi voglio sapere cosa ne è delle funzioni AI. A Berlino, alla prima grande presentazione che assomigliava in tutto e per tutto a un keynote di Apple, se ne parlava, ma non ho ancora capito cosa sarà in grado di fare esattamente l'IA e fino a che punto sarà intelligente.
Il dottor Hilgers sorride come se si aspettasse la domanda. «Guardi il dispositivo! È come Brad Pitt. È sensazionale. E poi ora arriva lei – e vuole che il nostro Brad Pitt sia anche un ballerino professionale?!».
Lo guardo. Non sta scherzando.
E come se non bastasse, propone anche una metafora sul Cervino. «L'IA è come la cima della montagna che si vuole scalare. La vetta è ben visibile dalla valle. Ma questo non significa che si è già in cima quando inizia l'escursione». Mi sono perso, non ho idea di cosa parli.
La nuova Therma – la «all new» TM7 – è senza dubbio un potente elettrodomestico da cucina. Design migliore, più silenzioso, più moderno. Brilla dove il suo predecessore cigolava. Il suo display è più grande, la sua gestione più fluida, la sua autostima imperturbabile. In breve: è venuta davvero bene. Forse meglio che mai. Eppure, non è scoccata di nuovo la scintilla.
Chi si lascia raramente lo fa per un singolo momento. Di solito è un processo graduale. Piccole delusioni. Fraintendimenti. Esigenze che non combaciano. E anche se, col tempo, il ricordo ama enfatizzare gli alti e attenuare i bassi, la realtà era quella. Io ero sopraffatto, lei voleva di più. Io cercavo convenienza, lei voleva impegno.
Questo non è cambiato.
È stato bello rivederti, Therma. Seriamente. Sono felice per la tua nuova autostima, le tue scanalature tra le scanalature, il tuo motore silenzioso e il tuo coperchio rivoluzionario. Farò il tifo per te quando scalerai il Cervino. Magari anche al balletto di danza classica con Brad Pitt. E soprattutto, ti auguro di finire in una cucina dove non ti vogliono solo per un dessert a base di azoto liquido, ma per la vita di tutti i giorni. Per tutto.
Abbi cura di te, Therma. Ti auguro il meglio.
Il tuo Luca.
La mia zona di comfort consiste in avventure nella natura e sport che mi spingono al limite. Per compensare mi godo anche momenti tranquilli leggendo un libro su intrighi pericolosi e oscuri assassinii di re. Sono un appassionato di colonne sonore dei film e ciò si sposa perfettamente con la mia passione per il cinema. Una cosa che voglio dire da sempre: «Io sono Groot».