

«Kuhn Rikon»: un disco di metallo che si trasforma in pentola
Il piccolo borgo di Rikon si fa sentire già nel nome dell'azienda: nel mondo intero, «Kuhn Rikon» è sinonimo di pentole di altissima qualità. Gran parte di esse sono «Made in Rikon» da quasi cent’anni. Ho potuto seguire la creazione di una pentola dallo schizzo di progettazione al prodotto finito.
Mi sono addormentato sul treno? Solo dieci minuti fa eravamo a Winterthur, la seconda città più grande del Canton Zurigo. Ora siamo arrivati a Rikon e pare quasi di essere nell'Emmental o nel Toggenburg. Un fiume serpeggia parallelamente alla linea ferroviaria estendendosi verso valle. A destra e sinistra non vedo altro che morbide colline boscose. È impossibile perdersi in un borgo così piccolo e in un attimo arrivo a destinazione. Mi trovo davanti alla fabbrica di pentole «Kuhn Rikon» che dal 1926 produce pentole e padelle per il mondo intero, in un edificio industriale proprio accanto alla stazione. La leggendaria «Duromatic» fa parte del repertorio di quasi tutte le cucine svizzere già dagli anni Cinquanta, tanto che il suo nome viene ancora utilizzato come sinonimo di pentola a pressione. L’azienda a conduzione familiare ormai giunta alla quarta generazione, oggi conta un personale di 200 persone e vende i suoi prodotti in più di trenta paesi.
Se la pentola a pressione «Duromatic» ha contribuito a divulgare il vecchio concetto della cottura a pressione in Svizzera, un altro vanto dell'azienda è la pentola «Durotherm», inventata dal figlio del fondatore Jacques Kuhn. Da scapolo, Jacques amava avere ospiti in casa e cucinare per loro, ma preferiva godersi l'aperitivo invece di stare in cucina a rimestare pentole. L'ingegnere ha quindi concepito una pentola che mantenesse il cibo caldo a lungo. Il principio è semplice: pentola e coperchio sono dotati di doppia parete. Lo strato d'aria tra le pareti isola e mantiene il cibo nella pentola caldo (o freddo, se lo si desidera).
Dalla sua invenzione nel 1975, il concetto di base non è cambiato e la doppia parete garantisce ancora oggi un isolamento perfetto. Ovviamente, il design e i materiali vengono continuamente adattati e si muovono al passo con i tempi.

All'inizio si traffica
Michael Hörth lavora da dieci anni come ingegnere progettista presso «Kuhn Rikon». La sua scrivania si trova dietro a quattro stampanti 3D. Se nel reparto contabilità non vediamo altro che raccoglitori e organizer per documenti, qui ci sono pile di pentole, coperchi e manici di tutte le dimensioni e forme. Tra le altre cose, c’è anche una «Durotherm» scolorita: «Questa perdita del colore originario può verificarsi soprattutto sui fornelli a induzione. Il materiale non può sopportare un calore così forte», spiega Hörth. Anche se scolorite, queste pentole possono essere utilizzate senza problemi, ma non sono belle da vedere. Negli ultimi anni il nostro personale del servizio clienti ha ricevuto diverse segnalazioni e per questo abbiamo cercato una soluzione.

«Abbiamo trafficato a lungo prima di trovare il nuovo materiale. Collaborando con varie università, siamo infine riusciti a trovare una giusta lega multistrato», afferma Hörth con orgoglio. Abbiamo testato queste pentole per mesi, condividendo pasti con amici e familiari. «Mio padre è uno chef, quindi è uno specialista. Spesso mi aiuta a testare i prototipi. È questo che mi piace del mio lavoro: le persone vengono spronate a livello creativo e spinte a creare qualcosa con questi prodotti», spiega Hörth. Prima lavorava nel settore della tecnologia medica. Doveva sottostare a regole specifiche e rigorose: «Ora ho voce in capitolo su come i prodotti debbano essere quando escono dal nastro trasportatore, al piano di sotto».
Un disco che diventa un cilindro
Il piano di sotto è dove avviene la produzione di «Kuhn Rikon». È composto da diverse sale in cui i pezzi grezzi vengono trafilati, levigati, lucidati, assemblati e confezionati per dare forma a pentole belle e finite. Un collaboratore che indossa protezioni acustiche e occhiali di sicurezza posiziona un disco metallico nella pressa idraulica e preme un pulsante. La pressa si chiude provocando un forte sibilo. Dopo qualche secondo, il disco si trasforma in un cilindro. Mi ricorda la forma del cappello di un mago che stupisce i bambini con i suoi trucchi con le carte. Il tecnico controlla impassibilmente che non ci siano crepe e blocca il cilindro grezzo nel macchinario successivo, che taglia il bordo del cappello magico con un forte «clac».

Ora è chiaramente visibile che il cilindro grezzo in seguito diventerà una pentola. Con un panno, il tecnico elimina il lubrificante residuo e prende in mano il disco successivo. Un altro sibilo. E clac. Un altro sibilo. E clac. Più e più volte. La macchina deve produrre almeno duemila cilindri di un determinato diametro prima di essere adattata a un diametro diverso, altrimenti non ne vale la pena.
Un designer di New York arrivato a Rikon
Al piano superiore dell'ufficio, su una parete vedo appese diverse pagine A3 stampate a colori. È lo sguardo verso il futuro. Ecco l’aspetto che avranno le pentole «Kuhn Rikon» nei prossimi anni. Mi siedo alla scrivania di Jochen Schaepers, da due anni designer industriale presso «Kuhn Rikon». «Dopo 25 anni di lavoro come libero professionista a New York, questo è un grande cambiamento. Ma ne è valsa la pena», afferma Schaepers. Si è trasferito in Svizzera per amore: «Mia moglie lavora nell'industria farmaceutica e ha trovato lavoro nella regione di Basilea. Così eccomi qui».
A New York, il designer nativo della Germania forniva consulenza alle aziende. Dava suggerimenti alle start-up su come progettare i propri prodotti, ma non aveva voce in capitolo «se e come queste idee venissero poi implementate. Qui, invece, sono coinvolto dalla A alla Z, dal primo schizzo al prodotto finito. E questo mi piace». Non c’è il rischio di diventare un maniaco del controllo, osservando ogni singola mossa? Schaepers ci pensa un attimo e risponde: «Mia moglie direbbe di sì!», ma poi aggiunge che i disegni vengono creati insieme a un team e non sono frutto solo della sua penna.

Il team è composto da cinque persone e al suo interno tutti hanno la stessa voce in capitolo. Non è sempre stato così: «Quando ho iniziato, ognuno aveva i propri progetti. Questo modo di lavorare aveva lo svantaggio che i progetti non provenivano da un unico stampo, perché ognuno aveva il proprio stile». I prodotti di «Kuhn Rikon» devono essere riconoscibili a prima vista, «come questo coperchio delle nuove pentole Durotherm». Schaepers mi mostra più di una dozzina di prototipi di coperchi con manici diversi, stampati in 3D. Alcuni quadrati, altri rotondi, altri ancora forellati. Oltre ai prototipi stampati in 3D, Jochen Schapers mi mostra anche dei modelli di pentole più vecchie: «Qui vedi chiaramente come abbiamo cercato di riprendere il vecchio design», afferma entusiasta, e sono affascinato da quanta passione ci sia dietro a un oggetto così banale come il coperchio di una pentola.
Una base più spessa
Nel frattempo, la base del nostro cilindro grezzo si è fatta più spessa. Un disco di alluminio di un centimetro di spessore è stato saldato alla base del cilindro con un macchinario specifico. È un processo velocissimo: in trenta secondi, la pentola in formato grezzo viene bloccata e saldata con la spessa base in alluminio.
Un collaboratore si mette all'opera con una specie di martello pneumatico e cerca disperatamente di rimuovere la base dal cilindro, riuscendoci solo con grande difficoltà. C’è stato un errore? Il responsabile del montaggio Mathias Schneider risponde sorridendo: «No, speriamo di no! Si tratta di un controllo della qualità. Durante questo turno lo effettuiamo su circa duemila pezzi. Se la macchina è impostata male, i pezzi sono tutti da buttar via. È quindi importante controllare le prime pentole dopo la saldatura».

Le basi rotte giacciono lì come foglie d’autunno e tutto viene documentato meticolosamente. Se la base si stacca troppo facilmente dal cilindro, bisogna regolare diversamente la saldatrice. In questo caso, non è necessario e il tecnico può iniziare la produzione.
«Questa macchina lucida le pentole in modo abbastanza automatico e in varie fasi», mi viene spiegato alla stazione successiva dal Signor Schneider, responsabile della produzione. Siamo davanti a un cubo enorme, grande quanto una stanza di medie dimensioni. Le pentole grezze, opache e sporche entrano da un lato del cubo per uscire dall’altro lato in forma smagliante e lucidate a specchio. Non capisco esattamente come funzioni questo processo. Il cubo non ha praticamente nessuna apertura e non riesco a vedere cosa succede al suo interno.
Le telecamere dovrebbero mostrare ciò che accade all'interno dell'impianto di lucidatura, ma io riesco a scorgere solo contorni astratti e colorati. Si tratta di telecamere termiche: un collaboratore verifica le immagini su un monitor in modo che le pentole non si scaldino troppo durante la lucidatura. I dischi di lucidatura sfregano contro i pezzi grezzi ad altissima velocità ed è facile che il contenuto si surriscaldi. «Nel 2015 c’è stato un incendio in questa macchina ed è stato un disastro. Per mesi abbiamo dovuto esternalizzare la lucidatura e acquistare una nuova macchina», spiega Schneider. Il risultato è stato un danno di milioni di franchi. Fidarsi e bene, non fidarsi è meglio.

Gli utensili pesano tonnellate qui
Nel frattempo, nel reparto di progettazione, il capo designer Schaeper mi mostra il nuovo coperchio: «Il clou è che il manico è incorporato nella parte superiore del coperchio». Quello che non noti, da profano, è il risultato di un processo di progettazione durato mesi. Sono stati coinvolti tutti i reparti, dal design industriale all’ingegneria fino alla produzione di utensili. Ciò che viene escogitato da determinate persone in ufficio, viene poi messo in pratica da Lemi nella produzione di utensili: «Lemi con la i e non con la y! Non come Lemy Kilmister, cantante e bassista dei Motörhead», mi fa notare il meccanico, il cui vero nome è Rolf Lehmann, correggendo gentilmente i miei appunti. La sua postazione di lavoro è tappezzata di poster di gruppi rock e vari festival. «Sono tutti poster di concerti in cui sono stato», afferma con orgoglio mentre traffica con un utensile di cui non capisco bene lo scopo. «Questa cosa qui fa i coperchi per le pentole a pressione. Genera i fori di chiusura. Ma ora è qui da me per essere revisionata. Dopo ogni ciclo di produzione, controllo gli utensili per vedere se funzionano ancora».

Gli utensili che trovi qui non sono semplici cacciaviti o martelli, ma macchinari interi che producono migliaia di coperchi dalle 5 del mattino alle 10 di sera. Sono pesanti, tanto da dover essere spostati con carrelli elevatori e gru. Vengono depositati in un enorme magazzino, aspettando di essere riutilizzati in fabbrica o di essere revisionati nell'officina degli attrezzi, dove Lemi lavora da trent’anni: «Mi piace ancora», afferma, anche per via del tragitto. Non a caso, vive a due minuti dalla fabbrica. «Quando ho iniziato a lavorare qui, il buon vecchio Jacques Kuhn, l'inventore della Durotherm, mi ha trovato un appartamento qui vicino. I Kuhn erano proprietari di questi appartamenti e all'epoca li affittavano praticamente a tutto il personale di Kuhn Rikon». Ma non ci vuole svelare quanto paga d'affitto, «altrimenti la gente si ingelosisce!».

Una vita senza computer e cellulare
Il fatto che il nuovo design del coperchio con la maniglia integrata funzioni è anche merito del fanatico del rock con la bandana nera. Progettisti e ingegneri possono inventarsi le forme più assurde, ma a un certo punto queste ultime devono poter uscire dalla catena di montaggio. A tal scopo, Lemi fresa i prototipi secondo i desideri degli ingegneri e dei progettisti. Tutto lavoro manuale. Ha già avuto a che fare con fresatrici e foratrici computerizzate, le cosiddette macchine CNC, ma «non fanno per me. Non ho né un computer né un cellulare». Invece di ascoltare Spotify, Lemi colleziona dischi in vinile, ne possiede più di 1200, incluse vere e proprie rarità.
La mia tappa successiva è una sala di produzione dove il grezzo lucidato viene ispezionato da una collaboratrice del controllo qualità, la quale picchietta il fondo con un martelletto, ascoltando il suono con molta attenzione per assicurarsi che il fondo sia davvero al posto giusto. «Questa produzione è destinata a Taiwan, per una clientela molto sofisticata», spiega il responsabile della produzione Mathias Schneider. «Lì le persone considerano le nostre padelle come un prodotto di lusso e spendono un quarto del loro stipendio mensile per comprarle. È nostra responsabilità consegnare solo i prodotti migliori e più belli in assoluto».
Un trattamento di favore per Taiwan? «Ovviamente no! Ma gli svizzeri scrutano le pentole un po' meno da vicino quando aprono la confezione. In caso di dubbio, tutto ciò che esce da questa fabbrica ha comunque una garanzia di 10 anni e ha una qualità impeccabile, indipendentemente dal fatto che sia prodotto per Taiwan, gli Stati Uniti o la Svizzera», ci assicura Schneider mentre osserviamo le pentole classificate di qualità inferiore. I graffi sono stati evidenziati con un pennarello, altrimenti non li avrei neanche visti.

A questo punto decidiamo quale pentola sarà realizzata a partire dal nostro cilindro grezzo. Un braccio robotico fissa il cilindro grezzo lucidato e, con un breve scoppiettio, salda due bulloni che sporgono leggermente dal lato. Mistero svelato: si tratta di una pentola con manico.
Dopo un viaggetto tra le braccia del robot, il nostro cilindro torna nelle mani di persone in carne e ossa. Bisogna montare l’impugnatura. Segue un altro breve controllo di qualità, dopodiché la pentola può continuare il suo viaggio.

Pettegolezzi a gogo mentre si impacchettano le pentole
«Abbiamo già finito, per questo stavamo spettegolando!», spiega un po' imbarazzata una delle quattro collaboratrici mentre spingiamo un carrello di pentole nella sala successiva. «Non c'è problema, basta che il lavoro sia finito», risponde il direttore di produzione con un occhiolino. Detto fatto. Con una concentrazione estrema, le quattro donne impacchettano le pentole. Apri la scatola, inserisci le istruzioni, sistema il cartone di protezione attorno alla pentola, metti il coperchio, chiudi la scatola, mettila sulla palletta di carico, dopodiché ricomincia tutto da capo. Avviene tutto così velocemente che non riesco nemmeno a vedere chi sta facendo cosa. Le pile di scatole sulla paletta diventano sempre più alte, finché non sono completamente imballate, giusto in tempo per il pranzo e le quattro collaboratrici vanno a mangiare tutte contente.

Siamo ancora lì, nei corridoi vuoti, e all'improvviso tutto diventa così silenzioso. Lemi mi passa accanto, noto la sua maglietta dei Pink Floyd: «È la mia band preferita», afferma.
Mi viene in mente la canzone «Time» dei Pink Floyd, dove il cacofonico rintocco dell'orologio lentamente si dissolve in un ticchettio preciso per prendere parte a una composizione colossale. Qui da «Kuhn Rikon» avviene più o meno la stessa cosa: all’inizio prendono forma le idee più ardite del design industriale, poi ingegneri e responsabili della costruzione di utensili creano il prototipo preciso della futura pentola. Alla fine, esce un prodotto «Made in Svizzera» di una precisione pazzesca.
Il nuovo Durotherm di «Kuhn Rikon» arriverà su Galaxus.ch in autunno. Ecco una selezione di altre pentole e padelle prodotte a Rikon. L'intera gamma è disponibile qui in negozio
A 70 persone piace questo articolo
Quando 15 anni fa ho lasciato il nido di casa, mi sono improvvisamente ritrovato a dover cucinare per me. Ma dalla pura e semplice necessità presto si è sviluppata una virtù, e oggi non riesco a immaginarmi lontano dai fornelli. Sono un vero foodie e divoro di tutto, dal cibo spazzatura alla cucina di alta classe. Letteralmente: mangio in un battibaleno..