Mamma mia che vergogna: non ho mai giocato a questi giochi leggendari!
Opinione

Mamma mia che vergogna: non ho mai giocato a questi giochi leggendari!

Domagoj Belancic
7/8/2024
Traduzione: Martina Russo

Nella mia carriera di gamer ho completamente ignorato alcune serie di giochi leggendarie. Ecco le dieci serie ignorate di cui mi vergogno di più.

È la mia «pile of shame». Quasi tutti i giocatori ne hanno una – e la odiano. Una pila di giochi acquistati, a cui però hanno giocato solo per pochissimo tempo. O che non hanno nemmeno mai iniziato. Più alta è la pila, maggiore è la pressione per mettere finalmente «ordine» e giocare quei titoli fino alla fine. Un problema che conosco bene anche io. Vengo costantemente distratto dalle nuove release e lascio da parte i giochi che ho già comprato.

Oltre al mio mucchio della vergogna «normale», ho un altro elenco che mi crea ancora più ansia. Un elenco di serie leggendarie che non ho toccato neanche per un secondo. Si tratta di giochi che fanno parte della formazione di base. Titoli che non puoi non aver giocato. Soprattutto se ti definisci un «redattore che scrive di giochi».

E tuttavia, nella mia carriera di gamer, non ho mai toccato uno solo dei giochi di questo elenco.

«Diablo»

«Diablo» è troppo cupo per i miei gusti.
«Diablo» è troppo cupo per i miei gusti.
Fonte: Blizzard Entertainment

Perché non ho mai giocato a questi titoli?
Per molte persone, i giochi della serie «Diablo» sono dei classici assoluti che hanno contribuito a creare il genere dei GDR d’azione e ne hanno influenzato molti altri. Ma a me la serie non ha mai ispirato. I vecchi titoli lugubri («Diablo» del 1997 e «Diablo II» del 2000) all’epoca mi avevano completamente scoraggiato. I nemici demoniaci erano piuttosto generici, i menu erano brutti e i dungeon neri come la pece. Avrei voluto un interruttore per illuminare il gioco.

«Diablo III» (2012) con il suo look colorato era un po’ più invitante, ma in qualche modo... senz’anima? Mi disturbavano in particolare le cifre dei danni che volavano in giro e che mi ricordavano quelle dei giochi gratuiti per cellulari. Tutta la controversia sulla casa d’aste inclusa nel gioco, dove potevi comprare e vendere bottini usando con soldi veri, aveva confermato la mia valutazione.

Qualche anno dopo ho evitato accuratamente anche «Diablo IV» (2023), che si presentava come la summa di tutti i giochi precedenti della serie. Un gioco che combinava molti elementi dei capitoli precedenti. In altre parole: non faceva per me.

«Diablo IV» non convince uno scettico come me.
«Diablo IV» non convince uno scettico come me.
Fonte: Blizzard Entertainment

Che probabilità ci sono che mi metta a giocare a questi titoli?
Preferisco vivere con la vergogna di non aver mai toccato un «Diablo» piuttosto che sforzarmi di entrare in un universo di gioco che non mi attira per niente.

«Half-Life»

Il piede di porco. Un’icona della serie.
Il piede di porco. Un’icona della serie.
Fonte: Valve

Perché non ho mai giocato a questi titoli?
Gordon Freeman e il suo piede di porco sono icone del gaming. All’epoca dell’uscita della prima versione per PC (1998), con i miei teneri otto anni ero ancora troppo giovane per questo rivoluzionario sparatutto in prima persona della Valve. Per di più, a quel punto mi ero anche largamente convertito dal gaming su PC a quello su console (eternamente grato, Playstation).

Con la successiva generazione di console, sono passato al Gamecube di Nintendo. Ecco perché ho rinunciato sia alla re-release di «Half-Life» (2001) che a quella di «Half-Life 2» (2004): nessuno dei due giochi era uscito per la scatoletta viola di Nintendo

Nel 2020 ho seguito con interesse il successo VR «Half-Life Alyx». Ma ancora una volta, mi mancava l’hardware necessario. Avevo una PS4 e delle cuffie Playstation VR. Dovevo comprarmi degli occhiali VR solo per questo gioco? Non se ne parla.

Che probabilità ci sono che mi metta a giocare a questi titoli?
Mi piacerebbe recuperare la serie «Half-Life». Le originali ambientazioni sci-fi, la storia e il gameplay che combina shooter e rompicapo mi ispirano un sacco.

Per quanto riguarda l’hardware VR, attualmente sono arrivato alla Playstation VR2. Grazie alla successiva compatibilità su PC con gli occhiali della Playstation adesso potrei anche giocare a «Half-Life Alyx». O magari inizierò dai giochi originali.

«Silent Hill»

I giochi «Silent Hill» non sono per i deboli di cuore.
I giochi «Silent Hill» non sono per i deboli di cuore.
Fonte: Konami

Perché non ho mai giocato a questi titoli?
Mi sono perso gli inizi della serie (1999) perché ero ancora troppo giovane per l’horror psicologico dello sviluppatore giapponese Keiichiro Toyama. A inizio degli anni 2000 ho iniziato a interessarmi un po’ di più al genere horror. Come possessore di un Gamecube attendevo con ansia l’uscita di «Resident Evil 4» (2005), uno dei pochi giochi in esclusiva per Nintendo pensato espressamente per un pubblico adulto. Il quattordicenne Domagoj pensava fosse una cosa fighissima.

Quello che il quattordicenne Domagoj ancora non sapeva mentre inseriva il disco di «Resident Evil 4» nella console era quanto lo avrebbe traumatizzato quel gioco. Io e il rivoluzionario titolo horror non eravamo compatibili. Dopo otto ore di gioco, ho dovuto smettere. Incubi, vampate di sudore, tremolii alle mani. Mi sono giurato che non avrei mai più toccato un titolo horror. Ho cancellato dalla mia lista dei desideri anche la serie di giochi «Silent Hill», che mi aveva sempre abbastanza ispirato, senza sostituirla con nulla.

Che probabilità ci sono che mi metta a giocare a questi titoli?
Nel frattempo, la mia astinenza dall’horror è finita. Ironicamente, ho superato il mio trauma da horror giocando al remake di «Resident Evil 4» uscito l’anno scorso. Ma la voglia di giocare a «Silent Hill» non mi è mai più tornata. Dopo il terzo episodio (2003), purtroppo la serie è crollata a livello di qualità.

Anche l’annunciato remake di «Silent Hill 2» finora sembra deludente. Pertanto, sono scettico anche riguardo gli altri giochi previsti («Silent Hill Townfall» e «Silent Hill f»).

«Tomb Raider»

Lara Croft: pochi vestiti e tante armi.
Lara Croft: pochi vestiti e tante armi.
Fonte: Crystal Dynamics

Perché non ho mai giocato a questi titoli?
L’uscita dei primi tre «Tomb Raider» (dal 1996 al 1998) per me è passata quasi inosservata. A scuola i ragazzi più grandi erano invece entusiasti di questo gioco. Circolavano voci su un certo cheat che ti permetteva di giocare con la protagonista Lara Croft tutta nuda. Da non credere! Anche in televisione vedevo servizi su questo gioco «per grandi», che spiccava nel mare di titoli per bambini.

Essendo nato nel ’90, non rientravo ancora nel target principale di «adolescenti arrapati» che volevano giocare con la protagonista in abiti succinti e dai seni a triangolo. Al contrario del collega di redazione Kevin, che invece aveva una cotta digitale per Lara:

  • Recensione

    «Tomb Raider I-III Remastered» alla prova: non tutto era migliore in passato

    di Kevin Hofer

Ad ogni nuova release, la qualità dei giochi calava sempre più e l’entusiasmo che circondava questa serie di azione e avventura veniva gradualmente meno. Di conseguenza, sentivo parlare sempre meno delle avventure di Lara.

Dopo un lungo periodo di silenzio, nel 2013 arriva il reboot, preannunciato come il grande ritorno della serie ormai in difficoltà. Ma non mi colpisce più di tanto. A dire il vero, i trailer che avevo visto sembravano abbastanza soddisfacenti. Ma ormai con «Uncharted» avevamo una serie di giochi che aveva perfezionato il genere di «Tomb Raider» e «Indiana Jones». Al suo confronto, l’avventura di Lara sembrava fosse stata ordinata su Wish.

Che probabilità ci sono che mi metta a giocare a questi titoli?
Sono passati otto anni dall’ultimo «Uncharted». Avrei una gran voglia di nuove avventure con tesori maledetti, scene d’azione mozzafiato e un gameplay misto di sparatorie ed enigmi. Di conseguenza, la tentazione di iniziare con la trilogia reboot («Tomb Raider». «Rise of the Tomb Raider» e «Shadow of the Tomb Raider») è grande. Ma non tocco giochi molto vecchi, a causa dei controlli antiquati ad alto potenziale di frustrazione.

«Tom Clancy’s»

Di tutti i «Tom Clancy», «Splinter Cell» è quello che mi ha sempre affascinato di più.
Di tutti i «Tom Clancy», «Splinter Cell» è quello che mi ha sempre affascinato di più.
Fonte: Ubisoft

Perché non ho mai giocato a questi titoli?
Il franchise «Tom Clancy’s» di Ubisoft ora comprende più di 40 (!) giochi. Tra i titoli più noti ricordo «Splinter Cell», «Rainbow Six», «Ghost Recon» e «The Division». Non ho mai toccato nessuno di questi giochi. Gli sparatutto militari e di spionaggio non mi hanno mai interessato. Ogni tanto gioco a «Call of Duty», dopo di che per un paio di mesi non voglio sentire parlare di sparatorie militari.

La mia preferita è sempre stata la serie «Splinter Cell», perché il suo gameplay stealth è molto diverso da quello degli altri sparatutto.

Ricordo ancora l’hype intorno alla grafica, alla prima apparizione dell’agente segreto Sam Fisher su Xbox. Al suo lancio nel 2002 il gioco aveva un aspetto incredibile. Erano in particolare gli effetti luminosi, con le ombre realistiche, a lasciare a bocca aperta critici e fan. A me ha sempre colpito anche la grafica. Ma non abbastanza da indurmi a comprare il gioco o uno dei suoi numerosi successori.

Che probabilità ci sono che mi metta a giocare a questi titoli?
Ubisoft sta lavorando a un remake di «Splinter Cell». Non appena esce, mi immergerò nella serie. Sempre che Ubisoft non rovini del tutto il rientro di Sam Fisher. Dopo la disastrosa presentazione del remake di «Prince of Persia», meglio essere cauti.

C’è inoltre una buona probabilità che nei prossimi mesi mi cimenti in «Rainbow Six Siege». Con una votazione pubblica, la Community di Digitec ha scelto il celebre sparatutto tattico come gioco per la prossima Digitec Playground Cup. Ma devo ammettere che la difficoltà di entrare come principiante assoluto in un gioco che è in giro da nove (!) anni è davvero grande.

  • Novità e trend

    Iscriviti alla Digitec Playground Cup Vol. 13 con "Rainbow Six Siege

    di Domagoj Belancic

«Metal Gear»

«Metal Gear Solid» ha contribuito a far nascere il genere stealth.
«Metal Gear Solid» ha contribuito a far nascere il genere stealth.
Fonte: Konami

Perché non ho mai giocato a questi titoli?
Alcuni dei miei amici sono fanatici assoluti di Kojima e hanno sempre cercato di convincermi a giocare a «Metal Gear». Senza riuscirci.

Ho saltato a piedi pari i vecchi giochi «Metal Gear» sul NES. Quando è uscita la prima parte (1987) non ero nemmeno nato. Anche la pietra miliare in 3D «Metal Gear Solid» (1998) per Playstation è passata completamente inosservata. Ho capito solo a posteriori quanto il titolo fosse all’avanguardia per l’epoca, tra l’altro grazie alla sensazionale grafica in 3D, alle scene in stile cinematografico e alle folli trovate del gameplay. Un boss che legge i dati di gioco dalla tua scheda di memoria e «ti spegne» la TV per confonderti? Ma che genialata è?

Dopo aver perso l’inizio, ad ogni nuovo gioco che esce diventa sempre più difficile entrare nella serie. Le storyline sono complesse e intrecciate tra loro. Metto sempre i giochi nella mia lista dei desideri, ma questo non basta per comprarli. Nel 2015, con «Metal Gear Solid V», la serie ha subito una battuta d’arresto dopo la turbolenta separazione tra l’editore Konami e Kojima. E io mi sono sentito un po’... sollevato. La serie è morta e posso cancellarla dalla mia to-do list virtuale.

Che probabilità ci sono che mi metta a giocare a questi titoli?
Dopo essermi perso l’intera serie di «Metal Gear», mi sono ripromesso di seguire il prossimo progetto di Kojima sin dall’inizio. «Death Stranding» (2019) è il primo gioco di Kojima che ho giocato. E improvvisamente capisco perché i miei amici continuavano a tormentarmi con «Metal Gear». Adesso non sono più sollevato, ma triste per il fatto che la serie sia praticamente morta senza Kojima.

Mi sono quindi ripromesso di affrontare la «Metal Gear Master Collection» e l’imminente remake di «Snake Eater». E ora spero che la serie venga comunque continuata in qualche modo.

«Borderlands»

Si presenta bene, ma è irritante: «Borderlands 3».
Si presenta bene, ma è irritante: «Borderlands 3».
Fonte: 2K

Perché non ho mai giocato a questi titoli?
Non sopporto l’umorismo di «Borderlands». Tutto quello che ho visto o sentito finora su questi giochi mi irrita. I giochi sono pieni di riferimenti di cultura pop vuoti e superati. I dialoghi sono inutilmente lunghi, inutilmente chiassosi e inutilmente volgari. L’atteggiamento pseudo-edgy accoppiato a dichiarazioni pseudo-politiche mi fa rabbrividire.

Sembra quasi che i giochi siano stati scritti da persone rimaste bloccate a livello mentale nel periodo di sviluppo dell’adolescenza. Lo youtuber Jareberri pie riassume bene i problemi che ho con questo tipo di umorismo facendo qualche esempio:

È un peccato, perché dal punto di vista visivo trovo che la serie sia riuscita molto bene. Colori intensi, design dei personaggi originale e uno stile fumettistico accattivante lo fanno spiccare sulla massa dei giochi AAA «realistici».

Che probabilità ci sono che mi metta a giocare a questi titoli?
Ma non riuscirò mai a farmi piacere l’umorismo della serie. Nelle mie ricerche sui giochi, ho letto che il primo titolo (2009) utilizzava un umorismo molto più «gradevole» rispetto a «Borderlands 3» (2019) e agli spin-off usciti successivamente («Tiny Tina’s Wonderland», «New Tales from the Borderlands»). Ma non ho comunque intenzione di giocarci.

Ho avuto un’ulteriore conferma che la mia astinenza da «Borderlands» era giustificata anche dall’adattamento cinematografico, assolutamente inguardabile. I trailer del film «Borderlands», con dialoghi pessimi e battute patetiche, sembrano girati da un gruppo fan a una convention di cosplay. Terribili. Non voglio avere nulla a che fare con questo franchising.

«Kingdom Hearts»

Ho paura a entrare nel mondo di «Kingdom Hearts».
Ho paura a entrare nel mondo di «Kingdom Hearts».
Fonte: Square Enix

Perché non ho mai giocato a questi titoli?
Mi piacciono i giochi di ruolo giapponesi. E mi piace la Disney. La serie di giochi «Kingdom Hearts» è la fusione definitiva di questi due mondi. Ma non riesco a trovare il modo giusto di accedere alla serie. Inizialmente perché non avevo l’hardware necessario (PS2). E successivamente, perché avevo perso la visione d’insieme dei giochi.

La storia estremamente complessa – le malelingue direbbero: inutilmente caotica – di «Kingdom Hearts» è raccontata attraverso innumerevoli giochi principali, spin-off e riedizioni. La nomenclatura dei singoli giochi è un disastro: cosa diavolo sarebbe «Kingdom Hearts: 1.5 Remix»? E cosa mi significa «Kingdom Hearts: 2.8 Final Chapter Prologue»? O, ancora, «Kingdom Hearts Re:coded (HD Remastered cinematics)»? Chi cavolo va a pescare questi nomi allucinanti?

A questo si aggiunge il fatto che i giochi sono distribuiti su moltissime piattaforme, tra cui PS2, PS3, PSP, Gameboy Advance, DS e 3DS. Forse anche altre console. Io di certo non lo so, perché mi sono perso. Mi piacerebbe molto addentrarmi in questo mondo, ma mi sembra un’impresa anche solo trovare il giusto punto d’ingresso. E a causa dei numerosissimi giochi in formato XXL con centinaia di ore di gioco, mi sembra un impegno troppo gravoso.

Che probabilità ci sono che mi metta a giocare a questi titoli?
Lo studio di sviluppo Square Enix sta attualmente lavorando a «Kingdom Hearts IV». Non voglio lanciarmi nel quarto capitolo senza aver prima giocato a tutti i giochi precedenti.

Nonostante il mio amore per i personaggi Disney e per i JRPG, dubito che troverò mai la voglia e soprattutto il tempo di giocare a questa serie.

«Gears of War»

Marrone e cupo. Questo è «Gears of War».
Marrone e cupo. Questo è «Gears of War».
Fonte: Microsoft

Perché non ho mai giocato a questi titoli?
Con le sue sparatorie basate sulla copertura, «Gears of War» ha influenzato e ispirato molti altri giochi. Tra gli altri, uno dei miei franchise preferiti in assoluto: «Uncharted». A posteriori, sono grato a «Gears of War» per questo.

All’epoca della trilogia di «Gears of War» su Xbox 360 (dal 2006 al 2011), invece, trovavo quei giochi repellenti. Per me, sono il simbolo di un’epoca noiosa di sparatutto generici, popolati da uomini fisicati del periodo dell’Xbox 360 e della PS3. Un periodo in cui molti giochi erano praticamente tutti uguali. Giochi «da adulti», tetri, sanguinolenti. Con una palette di colori desaturati e un look grigio-marrone deprimente.

Questa atmosfera cupa non mi attira.
Questa atmosfera cupa non mi attira.
Fonte: Microsoft

Per di più, all’epoca ero ancora un guerriero delle console, che aveva giurato fedeltà agli schieramenti Playstation e Nintendo. Guai a fare entrare un’Xbox 360 in casa mia!

Che probabilità ci sono che mi metta a giocare a questi titoli?
Adesso non mi interessa più come e dove gioco. Con l’Xbox Game Pass, potrei recuperare l’intera serie sulla mia Xbox Series X. Ma non è che abbia tutta questa voglia. Quei giochi sembrano reliquie di un’epoca a cui non voglio tornare, anche quelli più recenti («Gears of War 4» 2016 e «Gears 5» 2019).

Microsoft sta attualmente lavorando al prequel «Gears of War: E-Day». Dubito che questo progetto mi convincerà a dedicarmi alla serie.

«Civilization»

Stavo per comprarlo: «Civilization VI».
Stavo per comprarlo: «Civilization VI».
Fonte: 2K

Perché non ho mai giocato a questi titoli?
Gioco molto raramente a giochi di strategia e di costruzione. Il titolo di questo genere a cui ho dedicato più tempo probabilmente è stato «Anno 1503», un gioco di strategia in real time. Nei primi anni del 2000 era uno dei pochi giochi capaci di riportarmi dalla console al PC. Ogni tanto ci riusciva anche «Age of Empires II».

In quel periodo avevo sperimentato la modalità di gioco a turni di «Civilisation» solo di sfuggita. Non mi interessava molto e preferivo invece giocare in tempo reale con «Anno».

Fra l’altro, nella mia carriera di gamer mi stavo allontanando sempre più dai giochi su PC a favore della comodità di giocare davanti alla TV con le console come Playstation e Nintendo. Conseguentemente, con il tempo era anche calato il mio interesse per i giochi di strategia in generale.

I vecchi giochi di «Civilisation» non li considero proprio.
I vecchi giochi di «Civilisation» non li considero proprio.
Fonte: 2K

A novembre 2019 la serie ha fatto il salto nel mondo delle console con «Civilization VI» e quindi è tornata anche nella mia orbita. I trailer e il gameplay sembravano convincenti. Quindi ho riflettuto brevemente se fosse il caso di dare una possibilità al titolo. Ma quando è uscito il gioco, la mia PS4 era molto impegnata con giochi di alto livello come «Death Stranding», «Star Wars Jedi: Fallen Order» e «Doom Eternal». E quindi non sono andato oltre l’idea di comprarlo.

Che probabilità ci sono che mi metta a giocare a questi titoli?
Lo studio di sviluppo Firaxis Games sta attualmente lavorando a «Civilization VII». Se nel mese di uscita del gioco non ci sono di nuovo tre altri candidati al GOTY, potrei anche pensare di tuffarmi nella serie.

Quale serie di giochi leggendari dovrei recuperare?

Voglio colmare le mie lacune. Aiutami a decidere quale serie di giochi dovrei recuperare!

  • Diablo
    9%
  • Half-Life
    26%
  • Silent Hill
    2%
  • Tomb Raider
    9%
  • Tom Clancy's
    5%
  • Metal Gear
    11%
  • Borderlands
    6%
  • Kingdom Hearts
    3%
  • Gears of War
    2%
  • Civilization
    26%

Il concorso è terminato.

Immagine di copertina: "Silent Hill 3"

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Il mio amore per i videogiochi si è svegliato alla tenera età di cinque anni con il Gameboy originale ed è cresciuto a dismisura nel corso degli anni.


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