Zurich Pride: la società è un bene collettivo
Lo Zurich Pride ha avuto luogo sabato 19 settembre. Dopo un anno di pausa a causa del Covid, questa manifestazione per una società inclusiva ha avuto luogo nuovamente. Le richieste della community LGBTQIA+ sono importanti e giuste anche nel 2021.
«We are family», «Vai per il sì!», «Tutte le famiglie contano», «Same love – same rights», «Matrimonio per tutt*!», «Quasi tutto per quasi tutt*». Cinque motti dello Zurich Pride Festival, che segue le orme del Christopher Street Day, e il claim aziendale di Galaxus. Un'organizzazione che si batte affinché le minoranze ricevano un trattamento paritario all’interno della società e un rivenditore online che vuole solo una cosa: vendere. Che senso ha questo accoppiamento, ti starai chiedendo.
Una domanda non del tutto ingiustificata. A prima vista non sembrerebbe un’accoppiata vincente. Ma ti sbagli. Perché non è un caso che il claim aziendale includa un asterisco. La lingua è potere. Tanto che negli ultimi anni ci sono state intense discussioni sul maschile sovraesteso, su quanto sia ancora giusto e al passo con i tempi il suo utilizzo nella lingua italiana. Ebbene, dal dibattito emerge chiaramente che la lingua deve trovare il modo di includere e non di escludere le persone. Basta uno sguardo ai commenti sull’articolo di Thomas Meyer, scritto a febbraio di quest’anno, per capire che ci sono ancora opinioni controverse:
Se stai leggendo questo articolo, probabilmente ne avrai letto degli altri sul nostro portale nelle scorse settimane, negli ultimi mesi o anni. Di conseguenza, avrai notato che nei nostri testi usiamo un linguaggio inclusivo, adottando anche strategie diverse. E se la cosa ti fa arrabbiare e sei uno di quelli che esprimono questo disaccordo nei commenti con termini più o meno impostati – beh, fattene una ragione. O sopporti il nostro uso della lingua, o non lo sopporti. Il problema è solo tuo. E se scrivo «uno di quelli» è proprio perché voglio rivolgermi al pubblico di sesso maschile. Perché, purtroppo, spesso sono (quasi) solo gli uomini ad avere un problema con l’uso dell’asterisco.
Come dicevo, la lingua è potere. Ma è anche vero che un asterisco di genere cambia poco o nulla all’interno della società, nella vita quotidiana, con le persone a cui ci si rivolge. Ed è proprio per questo che lo Zurich Pride Festival è un evento importante, proprio come la Giornata internazionale della donna, lo sciopero delle donne, il Pride month, il movimento #metoo e così via.
Siamo esseri umani
La società muta continuamente e il cambiamento è l'unica condizione che perdura nel tempo. Quest’ultimo include anche – ed è giunta l’ora – che le persone di tutte le identità di genere, di tutti gli orientamenti sessuali, di tutte le confessioni religiose e di tutte le etnie possano partecipare normalmente a tutti gli aspetti sociali della vita, senza restrizioni e ostacoli.
«Ma in Svizzera è normale che ci siano uomini e donne, che il colore della pelle sia bianca, che la religione sia cristiana e che il matrimonio sia etero». Affermazioni di questo tipo mi danno la nausea e non posso proprio più sentirle. L'unica cosa normale è che siamo esseri umani. Tutto il resto sono concetti acquisiti e pregiudizi impliciti. Alle bambine e ai bambini non importa il colore della pelle delle compagne e dei compagni d'asilo. Alle bambine e ai bambini non importa se a casa ci sono mamma e papà, mamma e mamma, papà e papà, solo mamma o solo papà. Ciò che importa è che siano trattati amorevolmente dai loro genitori.
Mi sento incluso
La cosa meravigliosa del movimento LGBTQIA+ è che si aggiungono continuamente nuove lettere e segni. Durante la stesura di questo testo ho fatto diverse ricerche e per la prima volta mi sono imbattuto nell'estensione LGBTQIA2S+. In inglese questo acronimo sta per «Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender, Queer/Questioning, Intersexual, Asexual, Two-Spirit and all other ways to self-identify». Io, come individuo cisgenere, mi sento incluso in questo acronimo. Ed è così.
La cosa meravigliosa della nostra società, della vita e di tutti i diritti e doveri è che non si tratta di una torta da spartire e che a un certo punto finisce. Se più persone hanno più diritti, se più persone si sentono normalmente integrate all’interno della società, allora non è che tutti hanno un pezzo di vita in meno. La torta diventa semplicemente sempre un po' più grande.
Purtroppo, però, questo concetto non è ancora chiaro a tutti. Cito qui un post che ho letto recentemente su LinkedIn. Florian Wieser ha fatto un esperimento su sé stesso:
«Mi sono messo lo smalto sulle unghie! (...)
Così ora sono un individuo cisgenere, eteronormato e patriarcale come la maggior parte degli uomini di questa terra, con lo smalto sulle unghie. (...)
Sono in treno, Niki va in bagno e mi passa la sua borsa. Così ora sto lì con una borsetta e lo smalto sulle unghie, e aspetto.
Mi vengono in mente due cose:
1. E se ora arrivasse un ho.mo-fobico o se ne arrivassero addirittura due o tre? Sarei spacciato. Ciao ciao sicurezza!
Ah... Ora capisco. È così che si sente una coppia gay o lesbica che si tiene per mano. È così che si sente una persona con un colore di pelle diverso. È così che si sentono quando magari si trovano nel posto sbagliato al momento sbagliato e vengono minacciati da alcuni individui di mentalità ristretta. Non possono certamente sentirsi al sicuro. (...)
2. La seconda cosa a cui penso: e se fossi una donna che aspetta sola davanti al bagno? Dovrei aspettarmi occhiate languide o frasi squallide da chi vuole cuccare per non dire scopare, semplicemente perché sono una donna e sto aspettando?».
Il Pride è variopinto, il Pride è inclusivo, il Pride è importante. Finché ben oltre la metà della nostra popolazione è costretta a confrontarsi ogni giorno con pensieri simili a quelli che hanno sfiorato Florian solo per un attimo, il Pride è necessario.
Solo quando tutte le persone potranno esprimersi liberamente in tutti i sensi, ovunque e senza restrizioni all’interno della società, saremo una vera società.
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