A 25 anni è morto – Mats Steen continua a vivere in «World of Warcraft».
Retroscena

A 25 anni è morto – Mats Steen continua a vivere in «World of Warcraft».

Luca Fontana
14/11/2024
Traduzione: Martina Russo

Il norvegese Mats Steen (†) sognava una vita al di là delle limitazioni del suo gracile corpo. E l’ha trovata nel mondo virtuale di «World of Warcraft», sotto forma di libertà, amicizia e amore. Questa è la sua storia.

Quando Mats Steen se n’è andato aveva appena 25 anni. Serenamente. Mentre dormiva. Una magra consolazione, ma non insignificante, perché Mats aveva paura di morire, come aveva scritto nel suo blog. Il nome del blog? Ah, sì. Musings of life – Pensieri sulla vita.

Mats dalla sua Norvegia rifletteva molto sulla vita. Soprattutto nei suoi ultimi anni. Perché Mats era affetto dalla distrofia muscolare di Duchenne, una grave malattia genetica che colpisce i muscoli. Quando gli altri bambini si dondolavano sull’altalena, lui cadeva. Quando gli altri correvano, lui inciampava. Fino a quando al corpo di Mats non sono rimasti quasi più muscoli per alzarsi dal letto. O per parlare. Per mangiare. Per bere.

Per respirare.

Ma raramente ha abbassato la testa. «Sono su questa terra da 24 anni», scriveva nell’agosto del 2013, «e intendo restarci ancora a lungo». Qualche mese dopo a dicembre, quando aveva rischiato di soffocare nel suo stesso muco, aggiungeva: «C’è stato un momento in cui ho pensato: ‹È finita. Questa è la mia fine›. Ma la morte dovrà aspettarmi ancora per un po’».

E la morte l’ha aspettato per altri undici mesi. Poi Mats ha chiuso gli occhi per sempre.

L’altro mondo di Mats Steen

Nel dicembre del 2014 papà Robert Steen pronunciava l’elogio funebre del figlio Mats in una cappella nei pressi di Oslo. Ad ascoltare le sue parole non c’erano solo i parenti. C’erano anche tanti sconosciuti. Estranei alla famiglia. Ma quelle per Mats erano alcune delle persone più importanti della sua breve vita.

Una foto di Mats da ragazzo: è così che dovrebbe essere ricordato.
Una foto di Mats da ragazzo: è così che dovrebbe essere ricordato.
Fonte: Netflix

«Mats, voglio rivelarti una cosa», aveva detto Robert quella volta. Non in norvegese, ma in inglese. Perché anche gli sconosciuti presenti potessero capirlo. «La più grande sofferenza nella vita mia e di tua madre era l’idea che tu non potessi mai scoprire che cosa si prova ad amare. Che non avresti mai avuto degli amici. Che non avresti intessuto relazioni sociali o condiviso attività con altre persone. E che non avresti mai potuto avere un ruolo importante nella vita di altri».

Ma Mats è riuscito a dimostrare loro che si sbagliavano, come suo padre scoprì più tardi. Perché Mats era pieno di risorse. Trascorreva un sacco di tempo a giocare ai videogiochi. Soprattutto a «World of Warcraft», un gioco online in cui giocatori e giocatrici possono interagire tra loro simultaneamente in un mondo virtuale.

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E gli estranei nella stanza? Erano proprio quei giocatori e quelle giocatrici che, notte dopo notte, gli avevano tolto di dosso quelle catene rappresentate dalla sua malattia e gli avevano permesso di vivere le avventure più incredibili in un mondo fantastico. Per loro, giunti da ogni parte del mondo, Mats non era Mats. Per loro era Ibelin, nobile di nascita, investigatore privato, gran viveur ed esploratore, che si faceva amici e nemici ovunque andasse.

E che si era persino innamorato.

Un bacio virtuale e la nascita di una vera amicizia

Era una serata tranquilla e tiepida ad Azeroth. «Io e un paio di amici eravamo seduti intorno al falò, a berci qualche birra e a raccontarci belle storie», scriveva Mats in un post sul suo blog intitolato «Love». «La cosa bella della birra virtuale è che non ti ubriachi per davvero. Fai solo finta. Potrà sembrare assurdo, ma è una sfida divertente per un giocatore di ruolo».

D’un tratto, continua a scrivere Mats, una bellezza misteriosa dai capelli scuri era emersa dalla foresta e si era seduta di fianco a Mats, davanti al fuoco: era Rumour. La ragazza aveva iniziato a scherzare con Ibelin. A flirtare con lui. E a Mats questa cosa piaceva. «Avevo 17 anni e non avevo la minima idea di come abbordare una ragazza!». D'un tratto Rumour aveva afferrato il cappello di Ibelin ed era scappata nel bosco. Ibelin l’aveva inseguita e raggiunta. Erano rimasti per un po’ fermi, l’una di fronte all’altro. Impacciati. E poi, senza alcun preavviso, la ragazza aveva stampato un bacio sulla guancia di Ibelin.

«Era solo un bacio virtuale, ma caspita, mi sembrava quasi di sentirlo».

Tra l’intraprendente Rumour e l’impacciato Ibelin nasce ben presto una storia d’amore.
Tra l’intraprendente Rumour e l’impacciato Ibelin nasce ben presto una storia d’amore.
Fonte: Netflix

E la cosa non era rimasta solo un flirt. Rumour e Ibelin si erano innamorati, mentre tra Lisette – così si chiamava in realtà la ragazza olandese – e Mats si era instaurata una profonda amicizia. Lisette ricorderà anni dopo in un'intervista alla BBC come Mats avesse scritto una volta una lettera toccante ai genitori di Lisette. Loro le avevano confiscato il computer, perché Lisette passava troppo tempo su «World of Warcraft» e i suoi voti a scuola ne stavano risentendo. Quell’azione dei genitori aveva portato Lisette alla depressione.

Nella lettera Mats scriveva che le preoccupazioni dei genitori erano giustificate. Ma spiegava anche che delle misure così drastiche avrebbero creato una spaccatura ancora più grande tra loro e la figlia. Sicuramente, si poteva trovare un’altra soluzione che fosse accettabile per entrambe le parti.

E così Lisette aveva riavuto il suo computer. Per ringraziarlo, aveva fatto un disegno di Ibelin e Rumour, affettuosamente abbracciati, che gli aveva spedito in Norvegia per il suo compleanno. Mats più tardi scriverà che guardare quell’immagine gli strappava sempre un sorriso quando pensieri cupi minacciavano di buttarlo di nuovo giù.

Oggi quel disegno è ancora appeso nella vecchia stanza di Mats.

Sarà anche stato solo un gioco di ruolo, ma per Mats quella relazione è stata la cosa più vicina all’«amore» che avesse mai provato.
Sarà anche stato solo un gioco di ruolo, ma per Mats quella relazione è stata la cosa più vicina all’«amore» che avesse mai provato.
Fonte: Mats Steen/blog «Musings of life»

All’epoca Lisette non sapeva che Mats soffriva della Duchenne, che era su una sedia a rotelle e che ben presto sarebbe stato in grado di muovere solo le dita.

«In quest’altro mondo una ragazza non vede una sedia a rotelle o altre cose», scriveva Mats nel suo blog, «vede solo la mia anima, il mio cuore e la mia mente, che sono convenientemente collocati in un corpo bello e forte».

E ancora: «Qui tutti i personaggi sono forti e belli. C’è chi la troverà una cosa stupida, ma almeno qui le apparenze non giocano più alcun ruolo. Quello che conta è solo la personalità».

Rompere le catene: la voglia di normalità di Mats

C’era un motivo per cui Mats non aveva mai detto ai suoi compagni e alle sue compagne di squadra della sua malattia: non voleva essere compatito. Nessun trattamento speciale. Voleva solo essere normale. Ne aveva scritto anche nel suo blog. «Da bambino, una volta sono dovuto andare a un campo estivo per bambini disabili. Naturalmente odiavo l’idea». La cosa di cui serbava un ricordo più vivido era stata una gita a un parco divertimenti. Tusenfryd, fuori Oslo.

Un grande autobus attrezzato per le sedie a rotelle era andato a prendere Mats e gli altri bambini e li aveva accompagnati al parco. Mats si vergognava a sfilare come una sorta di «freak show» e non gli piaceva che la gente li fissasse. Magari qualcuno avrà anche pensato che fossero disabili mentali. «CIAO! VI PIACE IL PARCO?», avevano chiesto loro, parlando lentamente e con parole semplici. «Certo, non sono sordo e nemmeno ritardato mentalmente», aveva risposto Mats, «Grazie».

Se c’era una cosa che Mats Steen non sopportava era essere compatito.
Se c’era una cosa che Mats Steen non sopportava era essere compatito.
Fonte: Netflix

Nell’estate del 2013 – Mats aveva ormai 24 anni – la famiglia Steen era andata in vacanza a Maiorca mentre Mats, che non poteva viaggiare, era rimasto a casa con il suo assistente nel suo appartamento del seminterrato. E l’aveva avuto tutto il tempo intorno a sé. «Le sedie a rotelle e tutto il resto rendono tutto incredibilmente complicato».

Era stato proprio in quel periodo che Mats aveva iniziato a scrivere il suo blog «Musings of life». In uno dei suoi primi scritti – «My escape» – scrive della sua vita ad Azeroth. «Accendo il computer, mi siedo e lascio questo mondo». Per Mats, lo schermo era la porta d’accesso ai suoi sogni. Un luogo in cui rifugiarsi dalla realtà, talvolta dura da sopportare. E la cosa bella dei sogni è che si possono ripetere all’infinito.

«Trascorro la maggior parte del tempo in questo piccolo luogo chiamato Azeroth, un nome che potrebbe suonare familiare a qualcuno di voi», scriveva Mats, «Lì la mia disabilità non ha alcuna importanza. Le mie catene si sono spezzate e posso essere chi voglio.

Lì mi sento normale».

Molto più di un gioco: l’influenza di Ibelin sulla comunità di «World of Warcraft»

Ibelin non era solo il suo primo personaggio di successo in un gioco di ruolo. Ibelin era anche un’espansione dello stesso Mats. Per quanto una situazione potesse sembrare disperata, Ibelin si rialzava sempre e proseguiva con il sorriso sulle labbra. Proprio come Mats.

E in effetti Ibelin era diventato persino una piccola celebrità sul suo server di gioco. Aiutava gli altri giocatori e giocatrici in difficoltà. Si prendeva cura di loro. Risolveva problemi. Ascoltava. E dava consigli con una tale saggezza e sicurezza di sé come solo qualcuno che aveva patito l’inferno in terra e che tuttavia si rifiutava di arrendersi avrebbe potuto avere.

Mats ha dimostrato come un profondo senso di comunità e di amicizia possa superare i confini del mondo fisico.
Mats ha dimostrato come un profondo senso di comunità e di amicizia possa superare i confini del mondo fisico.
Fonte: Netflix

Una volta, qualche mese prima di morire, Mats non si era collegato a «World of Warcraft» per una decina di giorni. Un tempo molto lungo per i suoi standard, perché Mats era sempre online. I suoi amici di Starlight, una gilda del gioco di ruolo, avevano iniziato a preoccuparsi. Grazie al blog di Mats, avevano finalmente scoperto quello che gli stava davvero accadendo. Poi era tornato online – direttamente dall’ospedale.

«Mats, devi dare a qualcuno la possibilità di mettersi in contatto con noi se ti dovesse succedere qualcosa», gli aveva scritto Anne, un’amica della gilda. «Per noi sei importante».

Ma Mats non ne voleva sapere.

«Lo dici solo perché hai saputo che sono in carrozzina».

Anne gli aveva risposto che no, non era vero. E aveva iniziato a elencare i nomi delle persone che Mats – non Ibelin – aveva aiutato. Aiutato davvero. Anche al di fuori del gioco.

«Sei importante per la gilda. Per noi. Sei bravissimo ad ascoltare. E sei una delle poche persone di Starlight in grado di tirare su gli altri».

Fu quella probabilmente la prima volta che Mats iniziò a rendersi conto che non stava vivendo una vita priva di significato. Che non aveva giocato un ruolo importante solo in «World of Warcraft», nel senso letterale del termine, ma anche nella vita di altre persone, anche se non le aveva mai incontrate di persona.

Mats era importante.

Le candele di Azeroth bruciano per Mats Steen

Mats è morto pochi mesi dopo quella conversazione. Quando suo padre Robert Steen ha tenuto l’elogio funebre davanti a parenti e amici nel dicembre del 2014, non si è limitato a parlare dei momenti di maggior dolore e delle paure sue e di sua madre. Ha trovato anche spiragli di speranza.

Mats passava molto tempo al computer anche da piccolo. I suoi genitori avevano deciso di tollerare la cosa, perché c’erano già tante altre cose a cui doveva rinunciare.
Mats passava molto tempo al computer anche da piccolo. I suoi genitori avevano deciso di tollerare la cosa, perché c’erano già tante altre cose a cui doveva rinunciare.
Fonte: Netflix

«La settimana scorsa ho calcolato che negli ultimi dieci anni hai trascorso tra 15 000 e 20 000 ore in questa comunità virtuale. Hai fatto tutto quello che temevamo non saresti mai stato in grado di fare. Ti sei innamorato. Hai fatto delle cavolate. Sei persino stato accusato di essere un donnaiolo. E come padre, devo ammettere che questa cosa mi rende un po’ orgoglioso».

Poi Robert Steen si è rivolto direttamente ai compagni di gilda di Mats:

«Per otto anni Mats è stato membro importante di una fantastica comunità del mondo dei giochi di ruolo. Lì ha potuto conoscere l’amore e l’amicizia e provare la sensazione di aver fatto la differenza nella vita degli altri. Ringrazio tutti voi per questo».

Quando il maestro della gilda di Mats, Kai Simon – o Nomine, come si chiama nel gioco – ha preso la parola, si è rivolto non solo ai genitori di Mats ma al mondo intero: «Sappiate che in questo momento, in tutta Europa, ci sono persone che stanno accendendo candele per Mats».

Chiunque voglia accendere una candela in onore di Mats può farlo sulla sua tomba in «World of Warcraft», che è fatta a somiglianza della sua vera tomba a Oslo. Si trova esattamente nel punto in cui Ibelin e Rumour si sono incontrati per la prima volta: sul lago dietro a Goldshire, nella foresta di Elwynn.

Ora le sue catene sono spezzate, per sempre.

Mats «Ibelin» Steen – deeply missed, never forgotten.
Mats «Ibelin» Steen – deeply missed, never forgotten.
Fonte: Luca Fontana/«World of Warcraft»

Netflix ha appena prodotto e distribuito un toccante film su Mats Steen e sulla sua «vita straordinaria» da Ibelin. Grazie al blog di Mats e alle chat archiviate messe a disposizione da Starlight, è stato possibile riprodurre fedelmente le avventure di Ibelin con la grafica del gioco, gli attori e le attrici che ne hanno fatto parte. Il film ha ricevuto il premio del pubblico al Sundance Film Festival 2024.

Gente... non perdetevelo! E fatelo sapere in giro.

Ispirato alla storia di Mats Steen, World of Warcraft offre ora il pacchetto « Reven ». L'intero ricavato della vendita del pacchetto, che include una volpe come compagno e una trasmogrificazione per il dorso abbinata, sarà devoluto all'organizzazione CureDuchenne, impegnata nella ricerca e nel trattamento della distrofia muscolare di Duchenne. Questo gesto prosegue l'eredità di Mats contribuendo alla lotta contro la malattia.

A proposito, Starlight è stata fondata nel 2006. La gilda esiste ancora oggi. E se dai un’occhiata al registro ufficiale delle gilde, puoi ancora trovarlo come membro ufficiale – Ibelin.

Immagine di copertina: «The Remarkable Life of Ibelin» / Netflix

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La mia zona di comfort consiste in avventure nella natura e sport che mi spingono al limite. Per compensare mi godo anche momenti tranquilli leggendo un libro su intrighi pericolosi e oscuri assassinii di re. Sono un appassionato di colonne sonore dei film e ciò si sposa perfettamente con la mia passione per il cinema. Una cosa che voglio dire da sempre: «Io sono Groot». 


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